La sfida quantistica per l’Europa

La rivoluzione quantistica aumenta in modo esponenziale la potenza e la velocità dei computer aprendo nuove frontiere nella medicina, nella produzione dei farmaci, nella meteorologia, nella navigazione e in alcuni ambiti strategici dei futuri prodotti dual use. La domanda a cui rispondere è la seguente: come si situa l’Europa rispetto a questa nuova sfida tecnologica che ha come protagonisti gli Stati Uniti e la Cina?

Il timore è che – nonostante i continui riferimenti all’autonomia strategica – l’Europa ripeta gli errori compiuti in passato rispetto alla rivoluzione digitale. In Europa non sono nati Bigh Tech né si sono realizzate imprese tecnologiche di dimensioni adeguate nei campi della Cybersecurity, del Cloud Computing e dell’Intelligenza Artificiale.

Per evitare che un’analoga arretratezza si manifesti anche nell’ambito della computazione e comunicazione quantistica, occorre comprendere le ragioni politiche e tecniche che hanno prodotto i gravi ritardi registrati dalla UE nelle nuove tecnologie dell’informazione. Le criticità essenziali sono due.

La prima è che ogni nazione tende a procedere per conto suo. La seconda è che il sistema di finanziamento della ricerca applicata della Commissione Europea segue procedure che producono oggettivamente grandi dispersioni di risorse e altrettanto spreco di tempo. Spesso il risultato è che i fondi finiscono in mille rivoli senza avere un impatto significativo. C’è una grande corsa di università, centri di ricerca pubblici e privati ad assicurarsi piccole fette di finanziamento senza seguire priorità ben definite sin dall’inizio dei processi.

Per quanto riguarda il Quantum Computing i documenti ufficiali della UE ammettono apertamente che l’Europa è indietro nel tradurre le sue potenzialità scientifiche in applicazioni pratiche e che questo rende la posizione dell’Europa lontana sia dalla Cina che dagli Stati Uniti. La spesa complessiva sino ad ora è stata di 11 miliardi in tecnologie quantistiche, ma con alta frammentazione tra Stati membri ed una vasta molteplicità di soggetti attuatori.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti un ruolo fondamentale è svolto da DARPA, un’agenzia su cui l’Europa dovrebbe riflettere attentamente e magari dotarsi di uno strumento analogo.

Nel luglio scorso la Commissione Europea ha approvato una comunicazione che ha per oggetto una strategia per il Quantum Computing articolata in cinque capitoli:

– Research and Innovation: Consolidating excellence across Europe to lead in quantum science and its industrial transformation;

– Quantum Infrastructures: Developing scalable, coordinated infrastructure hubs to support production, design, and application development;

– Strengthening the Quantum Ecosystem: through investments in startups and scaleups, securing supply chains and the industrialisation of quantum technologies;

– Space and Dual-Use Quantum Technologies (Security and Defence): Integrating secure, sovereign quantum capabilities into Europe’s space, security and defence strategies;

– Quantum Skills: Building a diverse, world-class workforce through coordinated education, training, and talent mobility across the EU.

In Europa sono stati installati o sono pianificati a breve otto computer quantistici di cui uno in Italia, nonché tre in Francia, uno in Polonia, Germania Spagna e Repubblica Ceca.

A Bruxelles non manca dunque la consapevolezza tecnico-politica della grande posta in gioco, ma il problema (come al solito) non è solo se la strategia proposta è ben formulata o meno, ma se essa è effettivamente realizzabile in tempi sufficiente rapidi con le procedure esistenti che regolano l’Unione Europea.

Una delle preoccupazioni maggiori riguarda il settore della Difesa europea che senza tecnologie quantistiche potrebbe nascere già vecchio e compromesso. Per evitare questo rischio la Commissione dovrebbe collaborare strettamente con la NATO nell’ambito dei reciproci programmi di collaborazione.

Per ricercatori di eccellenza in ambito della Fisica Quantistica e Ingegneria Informatica di cui dispone e come importante snodo delle relazioni euroatlantiche sul piano politico, l’Italia ha oggi una posizione importante. L’auspicio è che il Governo e il Parlamento scelgano di investire nelle tecnologie quantistiche come una delle grandi scommesse dell’Italia del futuro e spingano Bruxelles ad agire in fretta chiamando i migliori 10 esperti al mondo (e non solo europei) a collaborare alle decisioni e a controllare i piani operativi.

 

(pubblicato su paginaEuropa.it)

 

Marco Mayer, docente al Master di Cybersecurity della Luiss e al Master su Difesa e Sicurezza dell’Università di Palermo, collaboratore Aduc