
La Search Engine Optimization, cioè “l’arte” di rendere popolari i siti web sui motori di ricerca, viene percepita, ultimamente, come una disciplina accessoria, relegata al posizionamento organico di contenuti o prodotti. Un insieme di tecniche “di contorno”, a cui dedicarsi dopo aver costruito un sito o lanciato una campagna. Ma questo è un errore di valutazione, per una serie di ragioni che affronteremo in questo approfondimento.
Il punto è che la SEO, oggi, richiede ancora più sforzi che in passato perché, da una parte, i motori di ricerca hanno inasprito i requisiti e i criteri di posizionamento, mentre, dall’altra, sono arrivate le AI che hanno iniziato a cercare informazioni online per eseguire le richieste degli utenti.
Di conseguenza, è diventato più che necessario fare riferimento ad un esperto in materia, cioè preparato a posizionare il sito web in modo tale che sia trovato e cliccato dagli utenti giusti. Se si vuole iniziare un percorso di questo tipo, è possibile trovare maggiori informazioni e servizi disponibili su https://www.quindo.it/.
L’evoluzione della SEO: dall’utente umano al sistema intermediario
Con l’emergere delle intelligenze artificiali generative (LLM) e degli assistenti conversazionali, la logica di accesso ai contenuti digitali si è spostata. Sempre più spesso infatti, accade che non è l’utente finale a consultare direttamente un sito web, ma un sistema che lo fa per suo conto, interpreta i dati e restituisce risposte sintetiche.
Questo scenario impone una trasformazione della SEO, da disciplina focalizzata sull’ottimizzazione per motori di ricerca tradizionali, a ingegneria semantica orientata alla comprensione algoritmica del contenuto. In altre parole, significa che oltre ad essere visibili per l’utente, devono essere interrogabili per le AI.
Il rischio concreto: l’invisibilità sistemica
Un sito web non progettato per essere compreso dai sistemi intelligenti rischia una nuova forma di invisibilità. Non è questione di ranking, piuttosto di assenza completa nei processi decisionali automatizzati, il che riguarda la mancata integrazione nei risultati generati da AI assistant, l’esclusione dalle fonti che alimentano risposte conversazionali e, infine, l’impossibilità per chatbot, agenti e sistemi di automazione di acquisire, interpretare e utilizzare le informazioni aziendali.
A questo punto è ovvio che la SEO, intesa come insieme di attività finalizzate a posizionare sui motori di ricerca i siti web e ad ottimizzarli, abbraccia ora una nuova finalità: l’interoperabilità semantica.
Perché serve un’agenzia specializzata, sia nella SEO che con le AI
L’adozione di strategie SEO aggiornate ed efficaci richiede competenze verticali in più ambiti: linguistica computazionale, architettura dell’informazione, markup semantico, ottimizzazione tecnica e strategia contenutistica.
Affidarsi a un’agenzia SEO, vista la complessità degli aspetti e degli ambiti di intervento, permette, per l’appunto, di garantire continuità comunicativa tra l’infrastruttura digitale aziendale e i sistemi che mediano l’accesso ai contenuti.
Tradotto in parole semplici, questa scelta permette di essere leggibili per Google, ma anche per ChatGPT, Copilot, Bard, di costruire contenuti interpretabili dai crawler, ma anche dai modelli linguistici e, infine, di presidiare le fonti, strutturare il dato, rendere il contenuto disponibile nel nuovo paradigma. In conclusione, le AI stanno creando nuove esigenze, nuovi modi d’uso del web e, per rimanere competitivi, ci vuole un esperto che sappia anticiparli e sfruttarli a vostro vantaggio.