Capire le 4 fasi dell’Intelligenza Artificiale che possono cambiarti la vita

“Qualsiasi tecnologia sufficientemente

avanzata è indistinguibile dalla magia.”

Arthur C. Clarke

«Tendiamo a sovrastimare l’effetto

di una tecnologia nel breve periodo e a

sottovalutarne l’effetto nel lungo periodo.» Roy Amara «Questo processo di distruzione creatrice è il fatto essenziale del capitalismo.» Joseph A. Schumpeter

Una delle mie passioni culturali è studiare come avvengono le trasformazioni tecnologiche che mutano le società: l’invenzione del fuoco, dell’agricoltura, della scrittura, del motore (la meccanizzazione), le ferrovie, le auto (i trasporti), l’elettricità (nuovo impulso alla meccanizzazione), il telefono, la radio, la TV (le telecomunicazioni), la microelettronica  (con i microprocessori e quindi i computer) fino ad internet.

Sono affascinato dal capire come accade che l’uomo, la società, scopre qualcosa di così trasformativo e poi questo si diffonde fino a cambiare l’uomo stesso. Esistono schemi ricorrenti, a prescindere dalla specifica tecnologia, che ci possono aiutare a comprendere l’evoluzione della prossima tecnologica? Una delle cose che mi fa particolarmente apprezzare questo argomento è la sua intrinseca natura multidisciplinare. Bisogna studiare gli aspetti più storici, quelli più scientifici, sociali, filosofici, economici, psicologici, ecc. È anche la ragione per la quale così poche persone conoscono questi temi.

Studiando una serie di fondi (alcune delle quali citerò in seguito) ha sviluppato un modello che penso possa essere estremamente utile per capire l’evoluzione della tecnologia probabilmente più trasformativa che l’uomo abbia mai creato e che è appena all’inizio: l’intelligenza artificiale.

Una persona che comprende pienamente le conseguenze di questo modello, nel corso della sua vita può accumulare  una ricchezza superiore al 90% della popolazione. Questo in modo abbastanza semplice, anche se non sicuramente facile.

Le 4 fasi delle tecnologie trasformative Lo schema che qui propongo è ispirato e fortemente debitore agli studi di svariati autori ai quali vanno attribuiti eventuali meriti che il lettore dovesse trovare dalla lettura di questo articolo. In particolare, ho il dovere morale di ricordare il sociologo Everett Rogers (morto nel 2004) per la teoria sulla Diffusion of Innovations,  le curve a S, le categorie di adottanti, ecc. Fra gli economisti, non si può non citare Joseph  Schumpeter (1883–1950) e la sua teoria della distruzione creatrice. Ma ancora più specifico è l’economista contemporaneo Giovanni Dosi, dell’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che ha introdotto i concetti di “paradigma tecnologico” e “traiettoria tecnologica” (1).  Il suo articolo fondativo è “Technological paradigms and technological trajectories”.

 

Mi sento debitore anche nei confronti dell’economista Carlota Perez, per il concetto di cicli “installazione -> dispiegamento” ovvero che l’innovazione richiede infrastrutture, istituzioni e nuovi modelli.  Ed infine, ma solo per ragioni di brevità, voglio citare gli studi di Frank Geels e Johan Schot sulla Multi-Level Perspective (MLP), cioè lo studio delle transizioni socio-tecniche.

 

Dato il giusto merito ha chi lo ha veramente, la teoria che accenno in questo articolo suddivide ogni tecnologia profondamente trasformativa della società in 4 fasi:

  1. La ricerca. In questa fase la tecnologia è confinata nei laboratori e fra i super appassionati. Non ha una vera e propria applicazione commerciale.
  2. Il lancio commerciale. In questa fase la ricerca ha finalmente trovato una configurazione della tecnologia che ha il potenziale di essere utilizzata commercialmente, ma mancano i modelli di business e la creazione dell’infrastruttura tecnologica per una diffusione di massa.
  3. Lo sviluppo. In questa fase la tecnologia diventa matura, si individuano i modelli di business e si costruisce l’infrastruttura che può reggere una diffusione capillare della tecnologia nella società. Ciò che manca è l’adattamento della società. La società cambia sempre molto meno rapidamente rispetto alla tecnologia e richiede tempi più lunghi.
  4. La diffusione di massa. In questa fase la tecnologia diventa parte integrante della vita quotidiana e trasforma la società.

 

Comprendere quali sono le principali differenze tra una fase e l’altra ed in quale fase ci troviamo della tecnologia trasformativa emergente ci può aiutare tantissimo ad investire in questa tecnologia in modo molto più efficace.

 

Questo schema si applica molto bene alle ultime tecnologie che hanno profondamente trasformato la nostra società come l’elettrificazione, le tecnologie del trasporto, quella delle comunicazioni e la microelettronica, i computer fino ad internet.

 

In questo articolo vogliamo confrontare, in particolare, l’introduzione di internet con l’intelligenza artificiale poiché pensiamo che si possano trarre delle lezioni importanti da applicare nei prossimi anni e – soprattutto – nei prossimi decenni.

 

Tenendo ben in mente che la storia non si ripete mai in modo uguale, ma spesso “fa la rima”. Il grafico seguente mostra l’andamento dell’indice tecnologico americano (il Nasdaq 100) con l’indicazione delle 4 fasi tecnologiche di internet, assieme ai fatti principali, comparate con quelle dell’intelligenza artificiale.

Descriviamo adesso le quattro fasi in modo un po’ più puntuale traendo spunto da ciò che è accaduto con internet.

 

La prima fase: la ricerca

La fase di ricerca di internet si può far risalire alla seconda metà degli anni 50 da un progetto militare all’interno di ARPA (Advanced Research Projects Agency). Nel 1969 nasce ARPANET, con una manciata di università collegate. Nel 1973 avviene la svolta tecnologica con Robert Khan e Vinton Cerf che inventano il protocollo TCP. Negli anni ‘80 e ‘90 si moltiplicano i nodi della rete ed i protocolli basati sul TCP/IP, ma ancora non si vede una tecnologia che possa avere risvolti commerciali significativi.

 

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, la storia inizia ufficialmente nel 1956, durante il Dartmouth College, dove John McCarthy e altri studiosi coniarono il termine “intelligenza artificiale” e posero le basi di questa disciplina, ma ha subito diverse alternanze di fasi di sviluppo e fasi di “inverno tecnologico” fino ad arrivare agli anni recenti. Nel 2010 nasce Deep Mind, un centro di ricerca (poi acquisito da Google) che nel 2016 ottiene un successo clamoroso, con la vittoria contro il campione mondiale di Go (i super appassionati troveranno bellissimo il documentario presente su YouTube dal titolo: “AlphaGo – The Movie | Full award-winning documentary”). La macchina creata da Deep Mind “inventa” una mossa considerata precedentemente impossibile, che è passata alla storia come “mossa 37”. Il mondo scopre che questa tecnologia può fare cose considerate precedentemente impossibili. Sempre nel 2016 nasce OpenAI, prevalentemente per volere di Elon Musk, spaventato proprio dai successi di DeepMind. Nel 2018 avviene l’innovazione tecnologica che dà il via alla seconda fase della tecnologia: la scoperta dell’architettura transformer, con la diffusione del paper: “Attention is all you need”. Si tratta dell’architettura sulla base della quale OpenAI svilupperà ChatGPT.

 

Questa fase è caratterizzata dal fatto che la tecnologia deve ancora trovare una configurazione che la renda utile ed interessante al largo pubblico. In questa fase è ancora confinata nei laboratori di ricerca ed interessa solo gli appassionati.

 

La seconda fase: il lancio

La fase di lancio di internet, ovvero le basi dell’uso ai fini commerciali,  passa dall’invenzione del World Wide Web, tra il 1989 ed il 1991 al CERN, grazie a Tim Berners-Lee, un informatico inglese. Scoppia la “guerra dei browser” ovvero i software attraverso i quali si naviga su internet. Il vincitore di allora era Netscape (azienda che probabilmente oggi nessuno conosce). L’unica parte di “business” di una certa rilevanza, all’epoca, era la vendita degli abbonamenti per l’accesso ad internet. I soldi venivano solo da quello, ma erano ovviamente insignificanti rispetto agli investimenti fatti. Mancava un modello di business che producesse ricavi adeguati.

 

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, la nostra tesi è che oggi ci troviamo  ancora in questa fase 2. L’uso commerciale dell’intelligenza artificiale si può far risalire a novembre del 2022 con il lancio di ChatGPT. Ciò che per internet era “la guerra dei browser” oggi è la “guerra dei modelli”: ChatGPT, Gemini, Claude, Grok per citare quelli più famosi in occidente, ma anche DeepSeek, Qwen ed altri in Cina. I ricavi vengono fondamentalmente dalla vendita dell’uso dei modelli attraverso abbonamento o attraverso API. Manca un modello di business che utilizza l’intelligenza artificiale per vendere beni o servizi che non riguardino questa tecnologia.

 

Ciò che caratterizza la seconda fase è il fatto che la tecnologia si diffonde nella società, ma non è ancora sufficientemente matura per poter essere utilizzata costantemente dalla massa e non sono stati trovati modelli di business sufficientemente di successo basati su questa tecnologia.

 

La terza fase: lo sviluppo

La fase di sviluppo di internet avviene nella seconda metà degli anni ‘90 con il lancio del commercio elettronico. A Luglio 1995 apre Amazon (allora come libreria on-line). A settembre apre quella che oggi conosciamo come eBay (allora AuctionWeb). Nel 1998 nasce PayPal (all’epoca si chiamava Confinity, che poi si fonderà con X.COM di Elon Musk).   Nel frattempo, avvengono tutta una serie di potenziamenti tecnologici della struttura stessa di internet che rendono l’uso commerciale della rete concretamente possibile su larghissima scala. Si diffonde il protocollo TLS (evoluzione dell’ SSL di Netscape) e grazie ad Akamai (fondata nel 1998) si diffondono i CDN (content delivery network), cioè delle reti di server di prossimità che distribuiscono contenuti agli utenti in modo rapido e affidabile.

 

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, la mia tesi è che non siamo ancora entrati nella fase 3, quella dello sviluppo commerciale. Non si intravedono ancora chiaramente applicazioni della tecnologia in grado di trasformarsi in business potenzialmente trilionari, come sarebbe diventato il commercio on-line ed i social network. Si può intravedere un primo “bagliore” di un business di questo tipo nella guida autonoma. Dal punto di vista tecnologico, non stiamo ancora facendo i salti tecnologici necessari affinché questa tecnologia possa essere utilizzata costantemente da miliardi di persone. Servono breakthrough sia  hardware (chip che non consumino le enormi quantità di energia che attualmente consumano e magari che possano essere utilizzati in locale, non nei data center) sia software (algoritmi che non attivino contemporaneamente così tanti nodi della rete). Non abbiamo dubbi che questi breakthrough arriveranno, ma ancora non sono diffusi.  Al momento si stanno sviluppando enormi data center, che sono paragonabili agli enormi cavi sottomarini che costituiscono l’ossatura di internet, ma la tecnologia dell’intelligenza artificiale è lontana – nel suo complesso – dall’essere matura.

 

Sviluppata l’infrastruttura di internet e trovata l’applicazione commerciale (la pubblicità prima ed il commercio elettronico poi)  tra il 1999 ed i primi del 2000 si sviluppa la bolla di internet. Una fase passata alla storia con il termine di “euforia irrazionale” (da un libro del Premio Nobel Robert Shiller). Non sappiamo se anche l’intelligenza artificiale svilupperà mai qualcosa di simile, ma certamente le condizioni di mercato attuali sono molto  distanti da quelle che c’erano nel 1999. Quelle aziende, erano – salvo eccezioni come Cisco – tutte aziende che non avevano bilanci minimamente ragionevoli.  Spesso non solo non avevano utili, ma avevano anche fatturati risibili. Oggi la maggioranza delle aziende che promuovono l’intelligenza artificiale dispongono di grande liquidità, fatturati miliardari e spesso anche utili solidi (provenienti da altre divisioni dell’azienda).

 

La nascita e lo scoppio della bolla di internet è stata studiata a lungo e ci sono svariate cause. Indubbiamente una causa riconosciuta erano gli enormi investimenti fatti, i quali non erano in grado di produrre utili perché la società – nel suo complesso – non era ancora pronta ad utilizzare questa tecnologia in modo massivo.  Questo potrebbe capitare anche all’intelligenza artificiale, ma è presto per dirlo.

 

Le due caratteristiche essenziali della terza fase sono la maturità della tecnologia che gli consente di essere efficientemente diffusa fra tutta la popolazione e l’introduzione di nuovi modelli di business abilitati dalla tecnologia, ma che non riguardano la vendita della tecnologia stessa. La mancanza fondamentale di questa fase 3 riguarda l’adattamento sociale. La tecnologia sarebbe anche pronta, i modelli di business ci sono, ma le persone non sono ancora pronte. Ci vuole del tempo per sviluppare nuove abitudini, in alcuni casi servono delle norme. Insomma: la tecnologia – in genere – cambia molto più velocemente di quanto cambi la società.

 

La fase quattro: la diffusione di massa

La quarta fase, quella della diffusione di massa,  ha richiesto una nuova tecnologia più adatta a sfruttare i vantaggi di internet: gli smartphone. L’uso degli smartphone ha reso internet “sempre ed ovunque”. Questo essere “sempre ed ovunque” ha abilitato tutta una serie di servizi che non avrebbero avuto senso fatti esclusivamente in presenza di un computer. Insieme al commercio elettronico si sviluppano in questa fase i social network (Facebook nel 2004, YouTube nel 2005 e Twitter nel 2006). Con i social network, la pubblicità online diventa prioritaria rispetto a quella nei media tradizionali e finalmente la tecnologia trova, insieme al commercio elettronico, una fonte di ricavi enormi che giustifica gli investimenti fatti ed il continuo aggiornamento dell’infrastruttura.

 

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, stiamo ancora trovando il “nuovo strumento” che la diffonderà capillarmente.

 

Se internet è prevalentemente comunicazione, l’intelligenza artificiale è prevalentemente “agentività”, cioè capacità di agire, fare cose. Questa capacità viene espressa oggi prevalentemente dentro il mondo digitale, ma i benefici più grandi derivano dall’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo reale. È ragionevole pensare, quindi, che ciò che per internet è stato lo smartphone, per l’AI saranno i robot umanoidi, i quali porteranno  l’agentività “sempre ed ovunque”.  Ma questo richiede ancora alcuni anni. I primissimi robot umanoidi si possono già comprare, ma sono poco più che giocattoli. Il prossimo anno vedremo già qualche prodotto più significativo, ma affinché si diffondano nelle aziende e nelle case serviranno almeno tre-cinque anni.

Dovremo assistere anche ad un processo di adattamento della società senza precedenti e questo, più ancora della tecnologia, richiede tempo. La società dovrà ridefinire il concetto di lavoro, forse lo stesso concetto di economia dovrà essere ripensato. La fase quattro dell’intelligenza artificiale richiederà alcuni decenni per essere completamente attuata. Al termine di questo processo, ci attenderemo che l’intelligenza (nel senso di capacità di agire, perseguendo uno scopo ed adattandosi al contesto sempre nuovo) sia praticamente in ogni oggetto, come oggi diamo per scontata l’elettricità.

 

Conseguenze pratiche

Quali conseguenze possiamo trarre da questo tipo di analisi? In primo luogo, per quanto non si possa affatto escludere, è piuttosto improbabile che una bolla si formi nella fase 2 dello sviluppo della tecnologia. In genere serve una tecnologia in fase 3 con un modello di business ben identificato. Tra i casi nella storia che ho analizzato, l’unico caso nel quale si è formata una bolla nella fase 2 riguarda le ferrovie. In quel caso, effettivamente, la tecnologia ed il prodotto sottostante il modello di business sostanzialmente coincidevano. Nel caso dell’intelligenza artificiale trovo che sia molto più improbabile che la bolla si formi nella fase 2, ma certamente non si può escludere. Ad oggi, comunque, la bolla sull’intelligenza artificiale si può vedere molto più nel settore non quotato che fra i titoli quotati.

 

Secondariamente, è importante comprendere che la gran parte del rendimento si farà nella fase 4, quella della diffusione alla massa. Il grafico presentato prima era su scala logaritmica, per poter apprezzare meglio i movimenti nelle prime fasi. Ma se prendiamo lo stesso grafico su scala normale ed aggiungiamo il confronto sia con lo S&P 500 che con Amazon (il chiaro vincitore dell’epoca di internet) possiamo apprendere una lezione importante.

 

Dalla fase di lancio della tecnologia internet (che possiamo far risalire al 1991), lo S&P 500 ha moltiplicato il suo valore per circa 18 volte. Un risultato straordinario! Ma l’indice tecnologico, il NASDAQ ha moltiplicato il suo valore per circa 120 volte! Se poi guardiamo uno dei principali “vincitori” di questa tecnologia, Amazon, allora parliamo di moltiplicare il valore per oltre 2.800 volte!

La lezione finale che possiamo trarre è che la grandissima parte del rendimento legato a questa tecnologia è ancora tutto da costruire. Deriverà non dalla vendita della tecnologia stessa o degli strumenti abilitanti la tecnologia (si veda  aziende come OpenAI, Nvidia, Palantir, ecc.). I grandi profitti si faranno quando si venderanno prodotti nuovi, resi possibili proprio da questa tecnologia, come la guida completamente autonoma ed il lavoro dei robot umanoidi.

 

Inserire una componente significativa del proprio portafoglio azionario in un indice di queste tipologie di aziende potrà fare una differenza enorme nel rendimento dei prossimi 10/20 anni del portafoglio.

 

Riuscire ad inserire anche solo un 1% di una singola azienda che sarà fra le leader della prossima epoca, dominata dall’intelligenza artificiale, potrà fare tutta la differenza del mondo nei rendimenti futuri.

 

In sintesi, dobbiamo attendere che la fase 3 dell’intelligenza artificiale si sviluppi,  allora sarà il momento di fare modifiche significative alla componente azionaria del portafoglio. Fino ad allora, potremo fare una serie di passi per arrivarci preparati, ma le mosse più grandi si dovranno fare durante le forti discese che certamente non mancheranno nei prossimi anni.

 

Alessandro Pedone, responsabile Aduc Tutela del Risparmio