Teatro, musica e memoria nel nome di Domenico Danzuso

“Il teatro può tutto!”. Le parole, ispirate e commosse, di un giovane di talento come Gianmarco Piccione attraversano con la forza di un’epifania la sala del Brancati di Catania, che ha ospitato la XXIV edizione del Premio intitolato al grande critico teatrale catanese Domenico Danzuso, appuntamento ormai centrale nel panorama culturale siciliano.

Sì, il teatro può tutto. È una profonda verità questo atto di fede di chi, il teatro, lo vive quale autentica militanza culturale e civile.  Tanto più se a crederci è un trentenne innamorato dell’arte scenica, chiamato a raccogliere il testimone della dinastia teatrale che da generazioni intreccia i destini delle famiglie Lo Giudice – Lombardo – Torrisi.

L’onnipotenza dell’arte drammatica è del resto tangibile in una serata che dominata dal carisma di Tuccio Musumeci, insignito del Premio speciale “Una vita per la scena” in un’atmosfera deflagrata in un’incontenibile standing ovation. È commozione vera quella che serpeggia in sala durante la cerimonia seguita in diretta streaming da migliaia di appassionati.

Il riconoscimento viene consegnato dal sindaco Enrico Trantino, che celebra Musumeci come simbolo identitario della città e della cultura isolana, e dal giornalista Antonello Piraneo, direttore del quotidiano La Sicilia, che ha sottolineato la potenza evergreen di un istrione profondamente radicato nell’immaginario collettivo.

Ad aprire la serata, condotta con elegante sensibilità da Marina Cosentino, la proiezione del filmato dedicato a Musumeci: novantuno anni e ottanta di palcoscenico, rappresentando Catania e l’Isola nel mondo, mutandosi in maschera e mito con ruoli iconici, dal Pipino il breve di Tony Cucchiara al Micio Tempio di un autore versatile come Filippo Arriva, a ragione inserito quest’anno nella rosa dei premiati, molti dei quali interpreti di suoi testi, come ha ricordato Filippo Donzuso, presidente del Cda del Premio, nel consegnargli il simbolo disegnato da Gianni Latino, direttore dell’Accademia di Belle Arti.

Testimone attento della vita teatrale, musicale e coreutica, Arriva ha affiancato all’attività giornalistica una significativa produzione drammaturgica. E l’attrice Lydia Giordano ha dato voce per l’occasione al suo Stabat Mater in lingua siciliana, dando vita a una lettura intensa e raccolta, che ha consentito di trascorrere senza soluzione di continuità a un altro toccante momento, il Premio speciale alla famiglia Lo Giudice–Giordano–Torrisi, consegnato dal direttore del Quotidiano di Sicilia Carlo Alberto Tregua. Un tributo, in primo luogo alle indimenticabili sorelle Mariella e Silvana Lo Giudice, l’attrice e la danzatrice-coreografa, quest’ultima sposa dell’indomito patriarca Orazio Torrisi, attore, regista ma soprattutto direttore artistico di enti teatrali come lo Stabile etneo e il Brancati. Con lui sul palco le giovani generazioni: le figlie Silvia e Giorgia con il marito Gianmarco; e i figli di Mariella e Angelo Giordano, ovvero Lydia, Carlo e Barbara, quest’ultima intervenuta in collegamento, a ribadire come il teatro sia il più resistente baluardo della libertà, della democrazia. Una prospettiva in cui è facile riconoscere la lezione di Orazio Torrisi, per il quale il teatro è da sempre agorà di dialogo e confronto. Una dimensione – ha dichiarato – che il Premio Danzuso con il suo prestigio contribuisce ad esaltare.

Grande consenso anche per il Premio speciale allo spettacolo “Esercizi di stile”, tratto da Raymond Queneau, per la regia di Emanuela Pistone, in scena con Agostino Zumbo e Francesco Foti.  Il riconoscimento, consegnato dal presidente del premio Giuseppe Lazzaro Danzuso, intende valorizzare un lavoro che dopo il debutto al Teatro Stabile di Catania –  ha sottolineato in una nota la presidente Rita Gari – ha conquistato le scene di tutta Italia, affermando il valore della parola come gioco, pensiero e intelligenza scenica.

Il vicepresidente del Cda dello Stabile etneo Carlo Zimbone ha poi conferito il riconoscimento alla regista Cinzia Maccagnano, a sottolineare ricerca artistica coerente e profondamente umana, capace di rinnovare i classici e affrontare testi contemporanei con una poetica riconoscibile.

Per la musica è il Danzuso andato al virtuoso Salvatore Vella, primo flauto dell’Orchestra del Teatro Massimo Bellini, che lo ha ricevuto dal sovrintendente del Teatro Bellini Giovanni Cultrera e dal presidente del Conservatorio Bellini Carmelo Galati. La successiva esibizione ha confermato l’eccellenza di un artista di livello internazionale che ha contribuito in misura importante alla crescita musicale della città.

Ampio spazio anche alla formazione: la borsa di studio del Lions Club Catania Host è stata consegnata dal presidente Gaetano Aloisi allo studente Frederic Touzerie dell’Accademia di Belle Arti di Catania. E una seconda borsa di studio è stata consegnata a un quintetto di fiati del Conservatorio Bellini dalla presidente del Soroptimist Giovanna Brullo e da Attilio Cappellani della storica ditta di Strumenti Musicali, seguita dall’esibizione dei giovani musicisti.

Infine, il vicesegretario regionale di Assostampa Filippo Romeo ha premiato l’attore Davide Sbrogiò, che in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Fava, ha letto un intenso brano del giornalista vittima della mafia, offrendo una dichiarazione d’amore a Catania che ha suggellato il senso più profondo della manifestazione.

Tra memoria e futuro, il Premio Domenico Danzuso si avvia così al venticinquennale del 2026 confermandosi luogo d’incontro di arti e linguaggi, nel segno di una cultura viva e condivisa. Un patto tra generazioni unite da un medesimo credo: il teatro può veramente tutto.