HERBARIE, LE CHIAMAVANO STREGHE. IL SAPERE FEMMINILE TORNA ALL’AUDITORIUM PASQUALE DE ANGELIS

Una rinnovata edizione di Herbarie. Le chiamavano streghe, andrà in scena domenica 16 novembre con inizio alle ore 18,30 all’Auditorium Municiapale Pasquale De Angelis in via Aldo Ballarin nell’ VIII Municipio. L’ingresso è gratuito.

Il testo di Silvia Pietrovanni adattato da Isabella Moroni, con Silvia Mazzotta, Brunella Petrini, Elena Stabile, frutto di un lavoro di ricerca storica e sacra sulla figura ancestrale della domina herbarum, l’erborista del popolo, definita saggia dalla gente comune e dal potere che inizia così la distruzione del sapere femminile.

Sulla scena Lucia, la giovane herbaria che ha imparato a leggere e scrivere ed ora possiede il sapere della medicina naturale, ripercorre la storia della sua famiglia: della nonna Mercuria che ha tramandato alla figlia Caterina e, dunque, a lei stessa la sua sapienza.

Mercuria, Caterina e Lucia, sono le tessitrici che, simili alle Moire, trattengono i segreti dei destini di ciascuno, legano insieme narrazioni di ricordi, profezie, sogni, tempi antichi, luoghi lontani;” sono le farmaciste che coltivano le erbe medicinali; sono le levatrici che vanno di casa in casa, sono i punti di riferimento imprescindibili per il popolo. E sono anche le “accabadore” che sanno dare la buona morte.

A spezzare il sodalizio e a cambiare il corso della storia, sarà un Inquisitore, la cui figura appare anche come una proiezione del nostro tempo, ancora permeato del risentimento della medicina dotta e maschile nei confronti di quella popolare e femminile che si avvaleva dell’ascolto del paziente e dell’esperienza diretta sul corpo.

Mercuria soccomberà, ma le altre proseguiranno il loro lavoro lento e globale che è arrivato fino a noi e si sviluppa ancora in ogni angolo, anche il più remoto, del mondo intero.

Herbarie è un affresco teatrale che celebra il sapere femminile e il suo legame con la terra, intrecciando passato e presente attraverso la storia di tre generazioni di erboriste: un omaggio a queste figure dimenticate e una riflessione sul rapporto tra conoscenza, potere e resistenza, ma anche una metafora contro i pregiudizi contemporanei e il contrasto tra la medicina istituzionale e quella popolare.