Centro Teatrale Bresciano, Amo dunque sono

La regista Consuelo Barilari e l’attrice Viola Graziosi ci guidano alla scoperta della vita e dell’anima “scandalosa” della scrittrice e attivista Sibilla Aleramo. Spettacolo in un’unica data, il 23 aprile al Teatro Sociale…

Scrittrice, poetessa, giornalista e femminista, Sibilla Aleramo ha influenzato con la sua opera la letteratura e la libera scrittura femminile del Novecento.

Con lo spettacolo Amo dunque sono la regista Consuelo Barilari, fondatrice e direttrice artistica della compagnia teatrale Schegge di Mediterraneo, ci guida alla scoperta della vita e dell’anima di Sibilla Aleramo. Un pezzo in solo appassionato e onirico, un viaggio tra realtà e inconscio, fatto di frammenti visivi e sonori, di brani, poesie, ricordi, voci, immagini, cui dà corpo e voce una bravissima Viola Graziosi.

In scena per la cinquantesima Stagione del Centro Teatrale Bresciano, intitolata Il mondo nuovo, nell’ambito della rassegna Nello spazio e nel tempo. Palestra di teatro contemporaneo, Amo dunque sono sarà al Teatro Sociale di Brescia (via Felice Cavallotti, 20) in un’unica data, il 23 aprile 2024, alle ore 20.30.

Lo spettacolo, su testo di Alessandra Cenni, è interpretato da Viola Graziosi. Adattamento, immagini e regia sono di Consuelo Barilari. Le voci maschili sono di Graziano Piazza, le musiche – dal film Mulholland Drive –di Angelo Badalamenti e le video proiezioni sono di Gianluca De Pasquale. La produzione è Schegge di Mediterraneo–Festival dell’Eccellenza al Femminile.

Amo dunque sono è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Gruppo A2A, Fondazione ASM, Gruppo BCC Agrobresciano e ABP Nocivelli.

Sibilla Aleramo, pseudonimo di Rina Faccio, nasce ad Alessandria il 14 agosto 1876. A quindici anni subisce uno stupro da parte di un operaio alle dipendenze del padre e, dopo un matrimonio riparatore, nel 1901, abbandona il marito e il piccolo figlio Walter iniziando, come lei stessa amava dire, la sua “seconda vita”. Una vita errabonda, che le permetterà di toccare e partecipare attivamente ad alcuni dei movimenti artistici più rappresentativi del primo Novecento: passando da un luogo all’altro, dal 1911 si avvicina a Milano al movimento Futurista, poi a Parigi e ai poeti Apollinaire e Verhaeren, infine a Roma e a tutto l’ambiente intellettuale e artistico di quegli anni.

Come femminista, il suo impegno non si limitò alla scrittura: tentò infatti di costituire alcune sezioni del movimento delle donne e partecipò attivamente a manifestazioni per il diritto di voto e per la lotta contro la prostituzione. Un’anima tormentata e passionale anche nella vita privata, contraddistinta da legami forti e straziati con personaggi anche celebri, come Clemente Rebora, Umberto Boccioni, Salvatore Quasimodo, Dino Campana o Lina Poletti, che amò fino a perdersi completamente e da cui fu lasciata per Eleonora Duse.

Il titolo dello spettacolo ricalca quello di un romanzo epistolare di Aleramo del 1927, costituito da una raccolta di lettere non spedite a Giulio Parise. Amo dunque sono, spiega la regista Consuelo Barilari, “è uno scrigno di visioni e percezioni, un precipitarsi di storie e sogni che convergono e che insieme creano un linguaggio teatrale frammentario e onirico, per chi ha imparato ad apprezzare e ad amare il Teatro abissale e tortuoso che guarda dentro l’anima. L’anima in questione dentro cui ci possiamo immergere è quella scandalosa di Sibilla Aleramo”.