Borghi di Ponente: Scultori norvegesi, musicisti classici, grandi scrittori internazionali

Cervo, Diano Arentino e Villa Faraldi, i Borghi di Ponente – vie di pietra che abbracciano il mare, a dispetto degli occhi di chi vede da queste parti soltanto il mare, nascondono un animo artistico in pieno rigoglio, con suggestioni provenienti da tutto il mondo.

Che cos’hanno in comune una pluridecennale colonia di scultori norvegesi, i più grandi nomi mondiali della musica da camera, i candidati al più prestigioso premio letterario d’Italia?

Hanno in comune l’adesione alla denominazione Borghi di Ponente – vie di pietra che abbracciano il mare, che racchiude i comuni di Cervo, Diano Arentino e Villa Faraldi, in provincia d’Imperia, composti a loro volta di piccoli borghi che hanno ispirato e continuano a solleticare ogni anno la creatività di decine di artisti provenienti dagli ambiti più disparati: dalla musica da camera, che ha in Cervo uno dei principali festival a livello internazionale, all’irrequieto e ingovernabile Jazz di casa sui sentieri trekking di Diano Arentino, passando per il lascito dei grandi pittori torinesi del Novecento a Cervo e a quello dello scultore norvegese Fritz Røed a Villa Faraldi, capostipite di una colonia scandinava ancora oggi attiva, fino a delle stazioni di una via Crucis realizzate da artisti contemporanei per la chiesetta di Sant’Antonino a Diano Arentino, risalente al XI secolo.

Uno spirito culturale e artistico che accomuna, dunque, queste tre realtà, che saranno sede, nei prossimi mesi, di numerosissimi eventi che racconteranno, e continueranno a raccontare, il territorio, ognuno a modo proprio, attraverso varie manifestazioni artistiche che prendono tutte forma in questo angolo di Liguria di Ponente.

Villa Faraldi in arte: dai fiordi scandinavi alla macchia mediterranea

Vivo e lavoro in un paesino della Liguria, nel bel mezzo di un paesaggio creato dal Padreterno

in un momento di buon umore. Nei particolari invece, si vede l’opera del contadino.

Il villaggio di Villa Faraldi è fatto a mano. Si sente il ritmo del paesaggio sotto i piedi,

nell’intrecciarsi delle viuzze che penetrano, attraversano, aggirano il corpo stesso delle case.

(Fritz Røed, scultore norvegese)

 

Quella degli artisti provenienti dalla penisola scandinava e stabilitisi a Villa Faraldi, è una storia che risale alla seconda metà del secolo scorso. Fondare qui una colonia artistica scandinava non era inizialmente una deliberata intenzione di Bengt Olson, artista svedese che si stabilì nella località negli anni Sessanta, dopo averla scoperta per caso. Eppure, le voci girarono tra artisti, operatori culturali, registi, poeti, giornalisti, che finirono per prendere casa a Villa Faraldi. Tra questi, Inger Sitter, la prima artista visiva norvegese a trasferirsi a Villa Faraldi e grazie alla quale Fritz Røed scoprirà la località, in una memorabile villeggiatura condivisa con Per Göransson ed Eli Marie Johnsen da cui risultò l’allestimento di un atelier collettivo nella cappella di Santa Caterina.

Fu imprinting, come si suol dire. Lo stesso Fritz Røed, in collaborazione con l’Amministrazione comunale e l’Accademia di Arte di Oslo, diede vita nel 1984 al Festival di Villa Faraldi.

L’Artista ha lasciato all’amatissimo paese due sculture di fanciulli a grandezza naturale accanto alla Chiesa di San Lorenzo, il portone di bronzo della Cappella di San Sebastiano a Tovetto e la bella targa del Ristorante Bellavista dove soleva cenare con la moglie e gli amici quasi ogni sera. Presero casa a Villa Faraldi anche il regista Pål Bang-Hansen e il giornalista Jon Lie, autori di “Villa Faraldi” che fu illustrato da Finn Graff.

Nel tempo, ciascun artista ha contribuito a fare di Villa Faraldi una comunità culturalmente vivace, attenta al valore e all’espressione artistica. Per la prossima estate, come ogni due anni, in collaborazione con la Fondazione Fritz Røed, il Comune di Villa Faraldi ha selezionato un’artista norvegese, Else Leirvik, per una residenza artistica con borsa di studio.

L’artista beneficiaria lavorerà alle sue opere presso l’Atelier Fritz Røed dal 22 aprile al 15 luglio 2025, per poi esporre da sabato 5 a domenica 13 luglio.

 

Diano Arentino: Sant’Antonino, ovvero la bellezza che salverà il mondo

La vicenda della chiesa di Sant’Antonino a Diano Arentino costituisce non soltanto un mirabile esempio di land-art, ma anche un gesto d’amore per il territorio dei Borghi di Ponente da parte di turisti e residenti.

Immersa in un rigoglio di boschi e oliveti, dove non si vede altro che verde, cielo e mare, la chiesa costituiva fino agli anni del boom un centro religioso di grande importanza, e ancora oggi si racconta in paese degli anni in cui accorrevano, per la festa del Santo Patrono di inizio settembre, fedeli anche da fuori regione, per tre giorni di canti, balli e buon cibo. Con il tramonto della civiltà agricola e la crescita di quella industriale, gli olivi circostanti Sant’Antonino prima, e poi la chiesa stessa, andarono incontro ad anni di incuria e abbandono, culminati in un incendio che danneggiò gravemente gli interni della struttura.  

Fu una coppia tedesca residente a Diano Arentino, durante la consueta sessione mattutina di jogging che passava lì vicino, a risollevare le sorti del luogo: oltre a mettere sul tavolo un’importante donazione, riuscirono infatti a coinvolgere un cospicuo gruppo di volontari, turisti e residenti in un progetto che ha visto l’impegno collettivo nel restauro dell’antica cappella.

Inoltre, lungo il sentiero che raggiunge la chiesa è stata realizzata una pregevole Via Crucis, composta di 15 stazioni disegnate e installate in cappelle votive da artisti contemporanei. Ognuna di queste stazioni è stata acquistata da una famiglia di Diano Arentino, divenuta quindi mecenate di questo affascinante progetto di recupero architettonico e land-art finanziato dal basso.

Il sagrato della chiesa, inoltre, viene spesso utilizzato per sessioni di yoga e location per concerti nelle tiepide serate estive, accarezzate dal vento di ponente. Un vero esempio di bellezza che salverà il mondo.

Cervo in blu d’inchiostro: cultura letteraria diffusa e transfrontaliera

A Cervo la cultura è di casa. Una cultura che quasi straborda, nel processo di enumerazione dei nomi illustri di artisti, musicisti, letterati che di qui sono passati: da Carlo Levi a Norberto Bobbio, da Felice e Francesco Casorati a Piero Martina, fino a Carmelina Piccolis e Gina Lagorio, per citarne solo alcuni senza voler far torto ad altri.

Una cultura che straborda, fino ad invadere i comuni circostanti, in alcuni casi letteralmente, come con Cervo in Blu d’Inchiostro, l’annuale rassegna che conta nell’edizione 2025 ben 31 incontri letterari tra Cervo, Imperia, Sanremo, Pieve di Teco, Perno di Monforte d’Alba, fino a uscire dai confini nazionali e ad approdare in Francia (Nizza, Le Rouret) e Lituania (Vilnius).

Dal ricordo di Italo Calvino, nel quarantennale della scomparsa dell’autore di Se una notte d’inverno un viaggiatore, fino al centesimo compleanno di un pioniere della musica d’avanguardia e dell’elettronica come Luciano Berio, passando da incontri per la famiglia: la rassegna rappresenta, infatti, anche grazie alla significativa collaborazione con il mondo scolastico, un’esperienza di formazione per gli insegnanti e un innovativo percorso di crescita dei più giovani.