Al via il Meeting del coraggio di dire «io»

Rimini – 75 convegni, 12 mostre, 15 spettacoli, 110mila metri quadrati di spazio occupato in Fiera. Dopo la pandemia si torna al Meeting che conosciamo, la grande kermesse che attira visitatori da tutto il mondo? In realtà molto di più. Di certo un Meeting che torna in presenza, pronto ad accogliere decine di migliaia di visitatori, a partire da venerdì 20 agosto alle 12.00 con l’evento inaugurale a cui si collegherà in diretta il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Altrettanto certamente sarà un Meeting che tutelerà con estrema attenzione la salute dei suoi numerosi visitatori. Si accederà infatti solo con l’app “Meeting Rimini”, disponibile per smartphone iOS e Android, all’interno della quale si inseriscono i dati personali, compresi quelli del Green Pass. L’app genererà così un codice QR che consente di accedere alla Fiera, prenotare i posti a convegni e spettacoli e le visite alle mostre.

Dall’altra parte il Meeting del ritorno in Fiera sarà ancor più digitale di quello dell’anno scorso, con dirette di tutti i convegni in italiano, inglese e spagnolo, sale incontri configurate come studi televisivi ad alta tecnologia, ciascuna con una propria regia e staff dedicato di tecnici e operatori, un’app che è stata completamente riconfigurata e permetterà di vivere tutti gli aspetti della manifestazione.

Dire Meeting significa anche dire volontari. Saranno 1.700, mille adulti, 500 universitari di 26 atenei italiani e 200 studenti delle superiori, provenienti da tutta Italia e dall’estero. A questi vanno aggiunti i 250 che hanno lavorato dal 12 agosto al cosiddetto pre-Meeting e i 1.200 che opereranno dall’estero in eventi paralleli in collegamento con Rimini. «C’è bisogno di gente che costruisca il Meeting», dice ad esempio Matteo, 24 anni, studente universitario di Milano, «io do volentieri la mia giornata e le mie ore di fatica per costruire il Meeting ed è il modo con cui imparo a dire “io”. Ed è un io non solitario, ma che sta insieme agli altri, come capita nel lavoro di questi giorni, un’esperienza molto concreta, dove succede sempre qualcosa di bello, pur dentro la fatica. Il Meeting ha bisogno di noi? Sì, ma prima ancora siamo noi che abbiamo bisogno del Meeting per dire più “io”».

Ecco poi alcuni numeri della manifestazione. Ammontano a 75 i convegni, compresi i webinar online e un seminario internazionale di due giorni su J.R.R. Tolkien di sei sessioni con 10 ore di speech; 245 i relatori in presenza, 80 quelli da remoto, soprattutto da paesi esteri, 5 i contributi originali video, 3 i video-reportage con grandi personalità realizzati dalla rivista Tracce.

 

Gli spazi principali dentro e fuori la Fiera saranno l’Auditorium Intesa Sanpaolo D1 con una capienza di 1.500 posti e la Sala Generali B4 (350) più le sale dedicate a webinar e talk e varie microarene disseminate per la Fiera, mentre ogni sera alle 21.30 sono previsti spettacoli nella centrale piazza Tre Martiri, dove è stata allestita l’Arena spettacoli SGR con 750 posti. L’ultima sera, il 25 agosto, all’Arena Lido alla Darsena di Rimini si terrà la finalissima del Meeting Music Contest per giovani artisti e band. Per la prima volta il Meeting entra poi al PART – Palazzi dell’Arte Rimini, con la mostra di scultura contemporanea “Natura umana? A che immagine, a che oscura somiglianza”.

 

Tra le mostre si segnalano una interamente virtuale dedicata a J.R.R. Tolkien, la mostra “Tu sei un valore”, che racconta l’esperienza di un gruppo di donne ugandesi che hanno saputo riscoprire il proprio valore in condizioni di estrema difficoltà, “Io, Pier Paolo Pasolini” con la viva voce dello scrittore friulano, e ancora esposizioni dedicate alle serie Tv, alla necessità di ricostruire ispirandosi a una figura disruptive come Sergio Marchionne, all’educazione, al lavoro con particolare riguardo all’inserimento delle  persone più fragili.

Ma è soprattutto una la mostra che indica la direzione verso la quale va il Meeting 2021. Si intitola «Vivere senza paura nell’età dell’incertezza» e nasce, spiega Alessandro Rovati, curatore, «da un inaspettato circuito di amicizie internazionali che, negli anni, ha portato noi curatori ad incontrare e stringere rapporti con persone di tutto il mondo. Sono proprio questi incontri a tutto campo che ci hanno fatto imparare che l’altro è un dono e che può sempre cominciare un cammino insieme, senza che le cose su cui si pensa diversamente diventino un ostacolo definitivo».

La mostra mette a fuoco l’irriducibilità dell’umano che, in età secolare, emerge con sorprendente evidenza. Il percorso comprende le testimonianze di Julián Carrón, di Teologia alla Cattolica di Milano e presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, Charles Taylor, professore emerito di Filosofia alla McGill University di Montreal, oltre che vincitore del Premio Ratzinger 2019, e Rowan Williams, professore emerito di Pensiero cristiano contemporaneo a Cambridge, oltre che arcivescovo di Canterbury dal 2003 al 2013, continuamente intrecciate a provocazioni, fatti e domande riguardanti il mondo contemporaneo. Si viene così a creare un percorso audio-visivo, nella modalità full immersion, composto da canzoni, testi, interviste, clip di film e serie TV, poesie, opere d’arte e immagini tratte dalla realtà contemporanea.

«L’idea di far dialogare tre personalità di questa portata con voci di gente comune tratte dai social o appositamente intervistata», spiega Alessandra Gerolin, curatrice, «oppure con cantanti, rappers, spezzoni di serie tv, video tratti dai tg emerge dalla convinzione secondo la quale solo affrontando le sfide del tempo presente sia possibile raggiungere una certezza in merito alla fede cristiana». «La nostra è un’epoca piena di ambiguità e contraddizioni», aggiunge Rovati. «In un contesto del genere, noi cristiani siamo tentati o di abbandonare la novità del Vangelo per conformarci alla mentalità dominante o di usarla per difenderci da un mondo che percepiamo come ostile. La mostra, invece, guarda alle domande e sfide del nostro tempo non come nemici da combattere, ma come ferite da abbracciare per scoprire l’originalità del Cristianesimo».

Questa apertura carica di attesa e simpatia vuol essere la nota dominante non solo di questa mostra ma di tutto il Meeting 2021. «Una fede realmente vissuta», conclude Gerolin, «permette di guardare alla realtà contemporanea, segnata da moltissime contraddizioni, ferite e sofferenze, con uno sguardo carico di simpatia che ci permette di ‘avviare processi’ anche con chi inizialmente percepiamo come molto distante da noi».