Rischio obesità, se a perdere è la buona dieta italiana

Mangiare troppo, mangiare male. 1,9 milioni di italiani si definiscono amanti del cibo spazzatura. Al centro del loro rapporto con il cibo c’è la passione per alimenti come chips, fritti vari e bevande gasate, accusati di effetti molto negativi sulla salute delle persone. Tra i millennial si registra la quota più alta di junk food lover. E sono 1,2 milioni gli italiani che si autodefiniscono ingordi, persone che mangiano troppo di tutto. Tra i più voraci ci sono gli anziani e le persone a bassa scolarità. È quanto emerge da una ricerca del Censis che verrà presentata il prossimo 8 maggio a TuttoFood, la fiera internazionale dedicata al food & beverage organizzata da Fiera Milano che si svolgerà dall’8 all’11 maggio. Sono dati preoccupanti su tanti italiani che consapevolmente mangiano male o mangiano troppo: cattive abitudini alimentari che comportano un alto rischio di insorgenza di patologie e dei relativi costi per la sanità.

Obesità: Italia Paese oggi virtuoso, ma dal futuro a rischio. Nelconfronto internazionale relativo al 2014, con il 10,3% di obesi l’Italia si colloca in Europa al penultimo posto (meglio di noi solo la Romania), molto al di sotto della media dei 28 Paesi (15,9%) e più ancora rispetto ai tassi di obesità di Australia (27,9%) e Stati Uniti (38,2%). In dieci anni però gli obesi nel nostro Paese sono aumentati del 4%. E le persone sovrappeso sono il36,1% in Italia (+6% in dieci anni): un valore poco superiore alla media Ue (35,7%) e ai valori di Australia (35,5%) e Stati Uniti (31,9%). Il costo sociale attuale di obesità e persone sovrappeso è stimato in 30 miliardi di euro: è quindi una priorità educare alla buona alimentazione, cioè alla buona dieta italiana.

Se vince lo stile alimentare americano. La buona dieta italiana spiega molto del basso tasso di obesità degli italiani. Se adottassimo il modello alimentare degli Usa, nei prossimi anni il numero di obesi potrebbe salire di oltre 15 milioni di persone, con costi sanitari e sociali aggiuntivi insostenibili.

Nelle diete e diagnosi di intolleranze alimentari non può bastare il «fai da te». La buona dieta italiana è la soluzione ai pericoli della cattiva alimentazione. Il rischio è nella grande diffusione delle diete «fai da te». Sono più di 10 milioni gli italiani con almeno 25 anni che seguono diete prese da libri, riviste, social network e app. Di queste, 6,2 milioni sono donne e oltre 4 milioni uomini. Negli ultimi anni sono anche esplose le intolleranze alimentari, con oltre 8 milioni di italiani che dichiarano di soffrirne. È evidente un eccesso di diagnosi fai da te: più alte le quote di persone affette da intolleranze alimentari tra i millennial (25%) e i laureati (18,9%).

Queste sono alcune anticipazioni della ricerca «Crescita e qualità della vita: le opportunità della Food policy», realizzata dal Censis per TuttoFood, che sarà presentata nella giornata inaugurale della manifestazione il prossimo 8 maggio alle ore 10.30 presso la Sala Martini della Fiera di Milano. Alla presentazione interverranno, tra gli altri, Michele Scannavini, Presidente dell’Ice, Giovanni Cobolli Gigli, Presidente di Federdistribuzione, Giuseppe Sala, Sindaco di Milano, Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia, e Maurizio Martina, Ministro per le politiche agricole.