
La partita di calcio italia/Israele si è comunque svolta a Udine qualche settimana fa nonostante la richiesta di alcuni perché l’Italia non si facesse “complice” di Israele e la sua politica su Gaza. Ora è ripartita questa richiesta di esclusione, rafforzata dal fatto che l’Italia, sull’onda dell’iniziativa della Flottilla, è attraversata da diverse manifestazioni propal.
Il rapporto tra sport e politica, quando quest’ultima era molto più cruenta di ora, per le Olimpiadi del 1916, 1940 e 1944 fu risolto annullando le stesse.
Per lo sport più popolare del mondo, il calcio, a giorni la Uefa (Union of European Football Associations) dovrà decidere se escludere Israele dai mondiali e dalle coppe europee.
La Fifa (Fédération Internationale de Football Association), all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina ha già espulso la Russia da tutte le competizioni.
Nello stesso tempo il Comitato Paralimpico Internazionale ha riammesso gli atleti di Russia e Bielorussia.
In tutto questo non vengono considerati gli altri 160 conflitti armati in corso nel mondo, 56 dei quali sono considerate guerre (i numeri sono approssimativi, ché non ci sono fonti che potrebbero essere considerate valide da chiunque). E i Paesi coinvolti non sono stati esclusi da competizioni sportive.
Insomma, se si parte dal presupposto che ogni atleta sia un fedele patriota, sarebbe giusto escludere Israele al pari della Russia, pur con la ”contraddizione” dei paralimpici e delle guerre più o meno dimenticate.
C’è un problema, diffuso, ma che si esplicita bene nel caso di Israele e Russia: è giusto escludere un Paese e i suoi atleti perché il loro governo fa cose ritenute sbagliate?
Nel caso di Israele è molto probabile che gli atleti, se interpellati, esprimano liberamente il proprio pensiero. Non si può dire altrettanto per gli atleti russi, ché sicuramente se dicono di essere contrari alla politica di Putin sarebbero non solo sospesi in quanto atleti, ma rischierebbero ritorsioni di ogni tipo in tutta la loro vita, famiglie incluse.
Proprio perché il contesto è questo, considerato non secondario (anche se blando) lo spirito sportivo che unisce anche i più diversi tra loro, crediamo che nessun Paese dovrebbe essere escluso. La partecipazione di ogni atleta e Paese (che, ricordiamo, non è il suo governo) alle competizioni internazionali potrebbe essere considerata come ulteriore e rafforzata opportunità di fratellanza che farebbe riflettere chiunque.
E se qualcuno partigiano delle esclusioni dovesse credere che lo scorso luglio, il concerto del musicista russo Gergiev è stato annullato (1) a Caserta proprio per la disapprovazione diffusa dell’invasione russa dell’Ucraina… è ben ricordare che il concerto fu annullato non perché il direttore d’orchestra (tra l’altro con cittadinanza olandese) fosse russo, ma per il suo manifesto sostegno alla politica di Putin verso l’Ucraina.
1 – https://avvertenze.aduc.it/articolo/liberta+espressione+caso+gergiev_39538.php
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc