Il prete e la monaca… o Lamonica e Petrucci

Fino agli anni 40 il prete che andava a letto con la monaca … o meglio, il prete era messo nel letto con la monaca, era una di quelle storie più in voga tra le credenze popolari! Se state sorridendo sotto i baffi e già immaginate una storiella alla Boccaccio, rimarrete delusi, perché il prete e la monaca in questione erano due soggetti molto comuni nelle nostre case di un tempo. Vogliamo iniziare con ironia ma nella vicenda “LAMONICA/PETRUCCI” che la Gazzetta ha rispolverato c’è poco da ridere anzi dimostra come la pallacanestro Italiana sta messa male a tutti i livelli!

 

Ma cosa c’è dietro il caso Luigi Lamonica? Spieghiamolo ai distratti dirigenti che sono in viaggio per le vacanze estive: Lamonica due anni fa fu costretto a chiudere in Italia avendo compiuto 50 anni per una regola che all’epoca decretava lo stop, come ricorda lui stesso: “Un tetto, quello dell’età, che in Fiba non c’è scritto da nessuna parte. In Italia si sono accorti soltanto da poco che questa era una discriminante troppo penalizzante e l’hanno così abolita. Sempre comunque in ritardo rispetto a nazioni come Francia, Spagna e Germania dove è stata cancellata da tempo”. Meglio tardi che mai, comunque. La questione dunque è tutta nelle mani del presidente Fip, Petrucci, mentre il commissario Cia, Tedeschi, è rimasto in silenzio.

L’ultimo colpo a sorpresa di Gianni Petrucci, è forse il più grosso di questa lunghissima estate italiana che non lesina voci, polemiche, sospetti e che adesso coinvolge il mondo degli arbitri del basket. Nel momento in cui tutti si apprestavano a dare spazio agli sfoghi indignati di Malagò e Cataldi, su Lobby delle federazioni & giustizia, sullo strano modo di gestire le inchieste sportive, ecco che Petrucci, già presidente del Coni e oggi, massimo esponente del basket italiano, fa rumore con il caso Lamonica.

Per carità, quella di Petrucci è una scelta di tempo perfetta, come la coreografia del suo mandato, con i bei discorsi, i rinfreschi, le lacrime, le foto dei campioni del passato e degli arbitri, appese a una parete occasionale.

Un passo, quello del caso Lamonica sobrio, ma attentamente studiato e preparato. Forse perfino troppo. E’ inutile negare che molti non credono a scelte definitive in una federazione che fa fatica a essere autorevole e, purtroppo credibile.

Noi onestamente non sappiamo cosa bolle in pentola ma se andiamo con il pensiero, indietro nel tempo, per intenderci alle dichiarazioni di qualche anno fa, di Sergio Scariolo, c’è un’aria sospetta sul basket e gli arbitri – definizione riferita non alle questioni economico-fiscali ma dell’indagine nel processo di Reggio Calabria di Baskettopoli – come non restare perplessi, basiti, dubbiosi su ciò che sta avvenendo oggi nelle scelte della federazione sugli arbitri?

Epperò, in questo momento Petrucci ha tutto il diritto di essere creduto e sotto molti aspetti rivalutato. In un paese in cui molti passano impunemente tempeste più grandi è uno dei pochissimi che ha trovato la forza di non lasciare un posto di potere. Per questo è difficile credere a un addio fasullo del presidente Fip.

Intanto la Gazzetta scrive, svela scenari: basterà per cancellare i sospetti? Ma cosa pensate che il problema sia una delibera federale per far fischiare nel nostro campionato il Luigi nazionale?

Il problema é un altro e risiede nelle parole del generale Cataldi e cioè la lobby… in questo caso quella degli arbitri.

Ovviamente Luigi Lamonica non é gestibile, basta fare una ricerca su qualunque motore di ricerca e accorgersi che nelle azioni che il sindacato arbitri attuava (scioperi, maglietta al contrario, inizio ritardato delle gare etc ) erano in pochissimi a dire no a queste forme di comunicazione e Luigi, il Turco e il Carabiniere si sono sottratti sempre a questi giochi che servivano ad altre mire.

La Gazzetta si meraviglia che il commissario del Cia, Tedeschi, non ha preso nessuna iniziativa magari perché ricorda la delibera di presidenza a firma Petrucci che inseriva nelle liste l’arbitro siciliano Carmelo Paternicò che era stato oggetto di esclusione dalle liste arbitrale per aver arbitrato gare di Eurolega, salvo poi trovare una conciliazione e non attendere il giudizio del collegio di garanzia del Coni.

Misteri, stranezze, particolarità, della giustizia della federazione italiana pallacanestro… Nonostante due gradi di giudizio a proprio favore, la Fip decide di trovare l’accordo con il fischietto siciliano per poi inserirlo senza nessuna intervista e chiarimento pubblico, quanto mai doveroso, visto che lo stesso era stato oggetto di diverse intercettazioni nella scabrosa indagine denominata Baskettopoli (quelle cui faceva riferimento coach Scariolo nel suo sfogo).

Ormai nel mondo arbitrale Italiano nessuno si indegna di nulla; nessuno analizza la situazione nonostante il settore arbitrale sia sotto commissariamento da diversi anni. Dobbiamo ancora dare ragione a Scariolo che c’è “aria rancida nel basket italiano”?

A noi amanti dello sport pulito, etico, trasparente resta il rammarico di non aver potuto godere appieno della Legge uguale per tutti, quello che è stato forse il principio più abusato e calpestato dagli uomini chiamati a fare giustizia e far rispettare le regole.

Ciuff … e Tino