Il basket a modo mio: Onore a te, Daro Gullo

Onore a te, Daro Gullo. Troppo semplice ora dire: minchia che giocatore. Troppo comodo bollare lo slancio dell’atleta come l’ultima frontiera della promozione sportiva. Il basket siciliano non è immune alla piaggeria: nulla al mondo è più difficile della franchezza e nulla è più facile dell’adulazione, scriverebbe il maestro Fëdor Dostoevskij.

 

Di certo qualcuno stenderà un sorriso sarcastico sul presunto tentativo di qualcuno dalla memoria corta di mettersi a posto quella coscienza che esce dalla storia piuttosto malconcia. Tormentata com’è giusto che sia. Daro Gullo è migliore di loro, migliore di tanti apprendisti stregoni. Migliore persino nel tornare, con umiltà, in un palazzetto di periferia dopo aver giocato in serie maggiori: complimenti alla Cestistica Torrenovese  per aver creduto in lui. Non sempre gli altri credono in noi, vero Daro Gullo? Ma questa inquietudine che contagia l’uomo, l’atleta è in fondo l’unico antidoto per due cose perniciose: da una parte la sterile demolizione del ragazzo che solo distrugge e nulla lascia al tempo che fu. Dall’altra, oggi più che mai, quel modo di intendere il basket che incomincia col bruciare risorse e continua sparando alle spalle di chi, in umiltà, ha dato tutto per la causa.

Oggi Daro Gullo, hai conquistato un nuovo campionato, e il ricordo delle stagioni trascorse insieme non è una resa incondizionata alla nostalgia, ma l’attestato di un vuoto irrimediabile. Per quelli come noi, solo cuore e passione, la memoria, la riconoscenza, l’amicizia, sono i mattoni di paragone del tempo, cementificano i connotati della storia. E’ soprattutto un richiamo: non al passato, bensì al presente. Oggi ci siamo, noi siamo al tuo fianco.

Lo scrittore Paul Valéry ammoniva: se qualcuno ti lecca le scarpe, mettigli il piede addosso prima che cominci a morderti. E noi, Daro Gullo sappiamo quanto sia vero. L’amicizia, l’affetto, la riconoscenza è altro. La vittoria non ha colore morale, nel senso che la vittoria, di per sé non impartisce lezioni di comportamento. Ma, al contrario, il tempo trascorso sui campi, tra sudore e imprecazioni, è un riflesso di coscienza. Fa pensare. Dunque amico mio: sii forte che nessuno ti sconfigga, nobile che nessuno ti umili, e te stesso che nessuno ti dimentichi. (PAULO COELHO)