Gianni Petrucci, barba e capelli ma niente Crespi

Ma chi ha scelto Marco Crespi? Con un breve comunicato il presidente della Federazione italiana pallacanestro, Gianni Petrucci, ha annunciato che non sarà rinnovato il contratto al Commissario Tecnico della nazionale maggiore femminile…

Tralasciamo che tale scelta spetta al Consiglio Federale e che pertanto non essendo all’odg dell’ultimo consiglio federale e sopratutto non essendoci nulla in merito alla riconferma di Coach Crespi nel resoconto dei lavori diffuso dall’ufficio stampa della Fip, è conseguenziale che la scelta è stata presa dal Presidente Federale.

Ma questi semmai sono aspetti politici che i consiglieri federali avranno modo di far emergere, quello che non si riesce a comprendere è la razionalità delle scelte. Su quest’ultima proposta, condivisibile – chi perde va a casa, chi vince resta in sella – c’è da osservare che è forse tardiva. Una nazionale italiana come quella che sognano i tifosi, occorrerà qualche magia in più. Quando si parla di maggiori attenzioni al vivaio, si rischia sempre di scadere nel patetico. La nazionale che sia maschile o femminile, al di là dei troppi cambiamenti decisi dal presidente Petrucci è figlia di una situazione degenerata negli ultimi anni. è figlia di un campionato povero di tecnica, di idee, ricco solo di fumo e con i bilanci a farla da padrone: specchio delle mie brame, chi sale e chi scende?

Insomma, gli ha tolto la vera competizione. Ma torniamo al siluramento di Crespi. Significa semplicemente aver deciso (in ritardo notevole) che la sua presenza non era gradita. La strana impressione di questo finale di operetta è che nessuno dei protagonisti sia contento di sé.
Mettiamola come la si vuole se la nazionale non si è neanche qualificata per la partecipazione al preolimpico la responsabilità politica ricade esclusivamente sul Presidente Petrucci.
Noi potremmo essere anche d’accordo con la non riconferma del Coach Crespi ma un Presidente con la P maiuscola, e non perché il suo cognome è Petrucci, avrebbe contestualmente all’allontanamento del coach, ufficializzato le proprie dimissioni: un presidente oltre a rivendicare le risorse economiche per la gestione della Federazione deve anche portare i risultati.
Non può bastare una partecipazione a un mondiale peraltro allargato a 32 squadre o qualche vittoria di una nazionale giovanile per avere un saldo positivo.

Manchiamo dalle Olimpiade da innumerevoli anni, e quel che è ancor più grave, non siamo competitivi neanche in Europa: è arrivato Petrucci, è arrivato il presidentissimo e non è accaduto niente. E niente di nuovo. Niente di riconoscibile come assolutamente nuovo. Che delusione! La Federazione pallacanestro troppo spesso si è mostrata “sorda, non ricettiva, insensibile”, e ha accumulato “lacune, insufficienze, errori”. Le rassicurazioni speranzose che possono provenirci dai politici federali e dagli scienziati della Lega non ci bastano. Altro che “Sport e Salute”: qui rischiamo la canna del gas. A parte i soliti tranquillanti.

Che fare? Darsi un contegno? Estraniarsi? Fuggire col pensiero? Sforzarsi di credere che tutto questo non è possibile, non è vero, non è giusto? C’è un tempo per tutto e forse Lei, presidente Petrucci, è già al terzo tempo supplementare: ci auguriamo che queste ferie d’agosto l’aiutino a riflettere, tanto da farle annunciare, prima di partire per la Cina, che qualunque sia il risultato conseguito dagli azzurri, al mondiale, si metterà da parte per dedicarsi alla famiglia, ai nipoti. Solo così sarà ricordato come il presidente che ci ha portato al Mondiale e all’Europeo. Uscirà con gli onori: W L’Italia, W Petrucci.

Ciuff…e…Tino