Calcio: Juve Stabia in amministrazione giudiziaria per infiltrazioni camorristiche

Eseguito il decreto della misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria nei confronti della società sportiva Juve Stabia srl.

Il provvedimento, notificato dai poliziotti della questura di Napoli e del Servizio centrale anticrimine, è stato emesso dal tribunale di Napoli il 13 ottobre scorso su proposta congiunta del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo e del Procuratore della Repubblica presso il tribunale napoletano e del Questore.

Il decreto è conseguenza dell’attività investigativa e di analisi patrimoniale che ha consentito di accertare un sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società calcistica da parte del clan camorristico D’Alessandro, egemone nel territorio stabiese.

Le indagini si sono avvalse dei contributi di collaboratori di giustizia e di registrazioni di alcuni colloqui svolti in carcere da detenuti in regime di 41 bis, anche del clan Cesarano, che hanno evidenziato come la gestione di numerosi servizi connessi allo svolgimento delle competizioni sportive della squadra, sia stata nel tempo affidata a imprese e persone vicine al clan D’Alessandro, nei settori della sicurezza, del ticketing, del catering, delle pulizie e dei servizi sanitari, nonché, fino al 2024, del trasporto della prima squadra, configurando un oggettivo sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società.

calcioL’attuale proprietà della società calcistica è subentrata in relazioni economiche di antica data, che sin dall’origine si sono rivelate sottoposte al condizionamento mafioso e rispetto alle quali non si è dotata di adeguati meccanismi di controllo e prevenzione.
Questa gestione ha avuto particolari ripercussioni nel nevralgico settore della sicurezza e della gestione degli steward, dove l’assenza di strumenti di verifica e garanzia ai quali è affidato il servizio, ha condizionato la gestione, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, degli eventi sportivi.

Tale problematica è emersa in particolare dagli accertamenti effettuati in occasione della partita Juve Stabia – Bari dello scorso 9 febbraio dal personale del commissariato di Castellammare di Stabia, che ha accertato la presenza ai tornelli di accesso della curva San Marco dello stadio Menti, riservati ai tifosi locali, di un esponente del tifo organizzato già colpito da Daspo, con ruolo attivo di filtraggio, accanto al personale steward.

Anche i controlli al servizio di biglietteria hanno evidenziato la presenza di punti vendita compromessi nei quali venivano rilasciati biglietti con dati anagrafici alterati, per consentire l’accesso allo stadio a persone pregiudicate e colpite da Daspo, molti dei quali vicini al clan D’Alessandro.

calcioL’attività investigativa ha anche evidenziato la diffusa infiltrazione da parte dello stesso clan camorristico nella tifoseria organizzata locale, come evidenziato dai numerosi provvedimenti di divieto di accesso allo stadio, anche fuori contesto, emessi nel corso della stagione calcistica scorsa.

Ulteriore prova della presenza nel tifo organizzato, già caratterizzato da numerosi criminali locali, di rappresentanti mafiosi, si è manifestata durante l’evento organizzato dal comune di Castellammare di Stabia lo scorso 29 maggio, per celebrare la conclusione dell’ottima stagione calcistica della squadra. In tale circostanza i rappresentanti dei tre gruppi ultras della tifoseria, alcuni dei quali colpiti da Daspo e con profili criminali, si sono proposti pubblicamente sul palco con i vertici della società, autorità civili e istituzioni pubbliche.

Il condizionamento mafioso della società si è manifestato anche in relazione alle scelte relative ai responsabili del settore tecnico giovanile, uno dei quali destinatario di provvedimenti emessi dalla giustizia sportiva.

La misura dell’amministrazione giudiziaria, di natura non ablativa (cioè che non sottrae la società in modo definitivo ma ne affida la gestione a un amministratore nominato dal giudice) è finalizzata al ripristino della legalità e della trasparenza gestionale, interrompendo il circuito di agevolazione mafiosa, e restituendo alla società condizioni di autonomia, correttezza e regolarità operativa.