Non a tutti bisogna dare sei: ci sono i bravi, i meno bravi e gli imbroglioni

di Roberto Gugliotta

Non a tutti bisogna dare sei: ci sono i bravi, i meno bravi e gli imbroglioni. Il problema è come riconoscere i bravi tra gli istruttori dei nostri figli. A esempio uno che contemporaneamente "allena" per modo di dire, tre o più società diverse certamente non è in buona fede nei confronti dei suoi ragazzi/e. Già seguire una squadra – che sia under 15 o Promozione, poco importa – è una cosa impegnativa (se ci metti passione e cuore) come potrà dare il 100% a più ragazzi/e di società diverse? Chi asserisce il contrario o è un mago della palestra (e io di questi geni, sarà un mio limite, non ne conosco a Messina, se voi sì, presentatemi i candidati alla panchina d’oro che li segnalo al presidente Petrucci come assistenti di Meo Sacchetti) o non è sincero con i ragazzi/e e ovviamente con i loro genitori. Infatti questa cattiva politica dei "bimbi bancomat" ha prodotto, o meglio, non ha prodotto atleti: gli under che spacciano per talenti non giocano mai o quasi, neppure in D, figurarsi in C silver. Vengono reclutati sol perchè lo impone il regolamento non per le loro qualità. Insomma, la grande disuguaglianza di merito, un male per tutti. Io sono favorevole al riconoscimento del merito. Ne abbiamo parlato in tante riunioni, non una ma più volte, e nessuno ha obiettato che non sia così. Nello sport contano i risultati ottenuti (campionati vinti) e gli atleti che da istruttore delle giovanili hai formato e che giocano nei campionati maggiori. Come siamo messi nella nostra isola felice? Abbiamo più "santoni" che ragazzi che militano, dopo le giovanili, non dico in B o in A, ma neppure in C silver e D. Di chi è la colpa? Ritengo delle società che continuano a tenere sul libro paga degli incapaci: chi ha carattere o competenze fa ombra ai mediocri. E dico ciò a ragion veduta: qualcuno ha chiesto forse scusa ai genitori per i soldi incassati indegnamente? Troppo comodo dopo, a cose fatte, lamentarsi che i campionati costano: ma se produci atleti validi non sei costretto a reclutarli da fuori o tesserare stranieri. Pensateci bene: la grande disuguaglianza, un ostacolo alla riduzione delle spese di una società. Mi stupisce che anche chi fa del merito e del progetto la sua bandiera, non faccia nulla per presentare delle analisi serie della crisi che penalizza lo sport messinese, in questo caso il basket e delle soluzioni per uscirne. Ma la Bibbia non diceva…? "…negli ultimi giorni ci saranno tempi difficili…uomini amanti di se stessi, amanti del denaro…senza affezione naturale, non disposti a nessun accordo…amanti dei piaceri anziché amanti di Dio, aventi una forma di santa devozione ma mostrandosi falsi…". Possiamo intravedere una via d’uscita se escludiamo il merito nella nostra vita?