Quando un mi piace calpesta la dignità di un ragazzo

di Roberto Gugliotta

C’è un modo per aiutare i giovani di questa città: aprire scuole di sport, avviare un progetto di cooperazione. Attenzione ho scritto sport non fabbriche di illusioni. Dove gli unici a ricavare qualcosa sono dei d-istruttori, di etica e di valori. Il basket a modo mio chiude la sua raccolta di appunti e appuntamenti con un consiglio ai genitori, una piccola dichiarazione d’amore verso un mondo di grandi imbroglioni. Messina, purtroppo, non ha scuole di comportamento né nobili padri della patria: si pretendono premi senza meritarne, si aprono scuole di basket senza averne doti morali. Interessa solo la rata che ogni ragazzo ha cucita sopra la tuta. 40, 30 euro valgono più di una dignità. Eppure, qui c’è passione, c’è evoluzione. Sento di giudizi indegni verso qualche ragazzo (zingaro!) pronunciati da mascalzoni (persona disonesta, priva di scrupoli) in tuta sol perché quel ragazzo non ha voluto mai essere allenato da lui: se non è cattiveria questa come la definireste voi? Lo sport è altro, non è certamente razzismo, cattiveria, truffa, frode, imbroglio. Infatti, io non vengo additato come esempio da questi “maestri della fuffa!” Se io fossi uno di quei genitori, non porterei i ragazzi da questi d-istruttori, li farei educare in scuole migliori. Ho visto quindicenni male inseriti in una squadra, solo perché erano in ritardo con la rata o non avevano messo il “mi piace” nel post del santone. Purtroppo i social hanno dato alla testa a molti: non valgono più le regole ma i “mi piace”. Lo sport è altro. Ecco perché Messina ha bisogno di buone strutture e di regole chiare. Di sicuro, non potrà essere il basket con la B maiuscola fino a quando i valori saranno sporcati dalle rate e dai falsi maestri: altro che scuole di vita. Una scuola di basket, che magari si apre senza scopo di lucro e con degli istruttori validi, sarebbe il regalo migliore ai giovani di questa città. Mi piacerebbe che l’oratorio tornasse al centro dei progetti. Non più bimbi – bancomat, obbligo del “mi piace” su Fb alla stronzata del maestro e giudizi razzisti verso chi indossa un’altra maglia. La federazione pallacanestro organizza tante iniziative, costringendo allenatori e dirigenti a partecipare, perché non parlarne anche qui a Messina? Ne avremmo di cose da analizzare. Epperò tutti in silenzio. Etica, rispetto, pulizia, trasparenza, sport… Non una colonizzazione, ma una via per valorizzare un patrimonio enorme. Complimenti, a chi la pensa come il sottoscritto (sono pochi lo so), purtroppo i “presidenti” hanno altri fini, altri obiettivi. E con loro, i d-istruttori all’olio di palma. Mi piacerebbe che finalmente torni prima di tutto la passione del pubblico, l’educazione. Non esiste che i dirigenti si comportino come degli hooligans (ho assistito in questi anni a lancio di sputi, insulti, aggressioni, minacce, cori razzisti), questi cafoni non dovrebbero più mettere piede in un palazzetto nè allenare dei giovani, lo sport è tifo in allegria. E soprattutto, si applaude la squadra che diverte. Superato questo limite, arriveranno i successi. D’accordo, sarò un romanticone: trovare spazio in certi ambienti è quasi impossibile. Una persona mi ha recentemente detto che a causa di ciò che scrivo, per farmela pagare per le battaglie sportive, non troverò una squadra disposta a tesserarmi. Immagino, non sono simpatico a chi imbroglia. Per me valgono le regole non le deroghe che sono l’anticamera della bugia. Comprendo pure che chi è, a essere generosi, un briccone non ha interesse a far predicare uno onesto nella sua palestra: che ragazzi verrebbero su… educati, rispettosi, seri, sportivi. Sì, un cattivo esempio. E comunque li giustifico questi diversamente maestri: le mie idee non sono state comprese a fondo. Parlo di etica, sono quasi un ufo con tutte le mie teorie di crescita delle coscienze. I soldi non risolvono tutto. E allora torniamo al punto di partenza: Messina, la Sicilia, hanno buone potenzialità ma hanno anche bisogno di studiare. Sono un allenatore, forse per certi versi un visionario, è chiaro: ma sono anche uno sportivo. Non tollero chi è razzista con i ragazzi.