La favola Portogallo e i tanti stupidi luoghi comuni

di Diego Costa

Il Portogallo che è passato tra le migliori terze, che ha preso gol solo dall’Ungheria, che ha spesso e volentieri passeggiato sul filo dell’equilibrio, rischiando di precipitare ha vinto gli Europei. Torneo che ha risentito della lunghezza della stagione se non anche delle Olimpiadi prossime venture. Squadre più che accreditate sono uscite anzitempo, campioni molto attesi hanno deluso per troppo logorio. Rispettata la tradizione: ogni 12 anni vince una outsider. Non sono un estimatore di Ronaldo ma le sue lacrime all’uscita dal campo sono state toccanti. Il suo ko ha ulteriormente compattato una squadra di qualità che forse non credeva di esserlo. Mi è piaciuto, su tutti, il mediano davanti alla difesa, moro coi baffetti. Gigantesco. Concludo con un "bravo" a Billy Costacurta, il solo a interrompere la terribile retorica su Ronaldo purtroppo cominciata dallo zio Bergomi. Ma quale Ronaldo! La bella storia da raccontare ai ragazzini è proprio quella del valore della squadra. Per la prima volta o quasi trionfa un gruppo granitico, senza la stella di assoluto valore. E’ l’esaltazione assoluta del collettivo, è finalmente la lezione, la correzione, di tanti stupidi luoghi comuni. A calcio, uno da solo, non vince. MAI!