SE LA CORRIDA DI GREEN PALERMO – PATTI FINISCE IN BURLA

di Roberto Gugliotta

Il comitato siciliano della pallacanestro non resiste alla sua vera vocazione, che è quella di far ridere. Questa volta non si espone il presidente Antonio Rescifina ma il consigliere regionale Giuseppe Terrasi che non trova per nulla indecente sbraitare in tribuna al Paladonbosco di Palermo, all’indirizzo del coach Pippo Sidoti, durante l’incontro di C/Silver Green Palermo – Sport è Cultura Patti. Le sue esternazioni hanno reso pubblico il rancore che nutre Terrasi contro la società Sport è Cultura Patti, pregiudizio che fa a pugni con l’etica del ruolo di consigliere regionale Fip. Ovviamente il suo “giudizio” avverso al coach pattese è stato udito dai molti presenti. Epperò, non dobbiamo pensare male, né ipotizzare complotti federali contro i tesserati dello Sport è Cultura Patti: nulla è come appare. Se nessuno interviene nei confronti del consigliere Terrasi (farlo dimettere sarebbe il minimo) è spiegato dal fatto che quell’ossesso in tribuna che mostrava rancori e pregiudizi contro Sidoti non era Terrasi ma l’ispettore Jacques Clouseau in uno dei suoi più abili travestimenti. Una gag contagiosa a quanto pare se è vero come è vero che sempre al Paladonbosco durante la stessa gara (Green Palermo – Sport è Cultura Patti), un signore con capelli bianchi e pizzetto con indosso la felpa verde della Green Palermo – a molti noto come Marcello Mantia, fratello di Fabrizio e Roberto alti dirigenti della società sportiva – pur insultando per tutta la durata della gara e soprattutto aggredendo all’interno del terreno di gioco con un calcio, il coach Sidoti, non è stato sanzionato da alcun organo federale. Né il gravissimo gesto delinquenziale è finito sul referto degli arbitri Marco Perrone e Paolo La Porta, nonostante la supervisione dell’osservatore Filippo Quinci. Alla luce dei provvedimenti del giudice sportivo quel teppista con la faccia di Marcello Mantia non era il Direttore Amministrativo- Amministratore Unico del Centro Medico Mantia, ma l’ennesima gag di un Clouseau ancora più cialtrone e dedito ai travestimenti più strani. I fatti sono abbastanza noti, ma vale la pena di riassumerli per i non addetti ai lavori. Domenica scorsa durante la partita di C/Silver Green Palermo – Sport è Cultura Patti vinta dagli ospiti 104 a 95 sono accadute cose spiacevoli che nulla hanno a che vedere con lo sport. Non tanto di basket si tratta, infatti, ma di fair play. Una parola usata, spesso abusata, ma anche molto pubblicizzata dalla federazione pallacanestro. Succede che in questa sfida Patti batta Palermo con merito ma a qualcuno, più di uno, questo non vada giù. Lo si comprende dal comportamento in tribuna del consigliere regionale Giuseppe Terrasi, dal vergognoso atteggiamento dei tre fratelli Mantia (Roberto, Fabrizio e Marcello) che per tutta la partita hanno proferito all’indirizzo del coach Sidoti frasi ingiuriose (pezzo di m…., fallito, buffone, cane malato…). Non solo. Che Sidoti sia stato aggredito e colpito a fine gara lo riporta pure la Gazzetta del Sud a firma Marta Mulè nel commento della partita. E aggiungo che durante le fasi che sono seguite all’aggressione di Sidoti sono stati gli stessi arbitri Perrone e La Porta, oltre allo stesso osservatore Quinci, a tranquillizzare i tesserati del Patti che avevano visto tutto e che la cosa più importante da fare era prestare le cure del caso a Sidoti che in quel preciso momento si trovava accasciato sul terreno di gioco. E invece cosa accade? Il giudice sportivo sentenzia che Palermo e Patti siano punite con un turno di squalifica del campo (!); Pippo Sidoti (l’aggredito e insultato) squalificato per una giornata, così come il figlio Nino, presente in tribuna (due giornate). Della performance diversamente nobile dei tre fratelli Mantia nessuna traccia se non per l’inibizione a Roberto, determinata dal 02/02/2016 al 10/02/2016 per comportamento offensivo nei confronti degli arbitri. Bravi. Non c’è stato nulla né insulti né aggressione, la partita tra Green e Sport è Cultura s’è conclusa regolarmente, che altro volete? C’è stato un errore etico, la violazione di una regola non scritta ma importante e radicata, fondamentale anche se troppo spessa calpestata in nome della vittoria a tutti i costi. Questa pallacanestro è di cattivo esempio. Questo comportamento è da condannare senza se e senza ma. Chi ha un ruolo importante in una federazione non può usare il suo ruolo per consumare vendette e chi occupa un posto di responsabilità nella vita di tutti i giorni non può comportarsi da teppista all’interno di un palazzetto. Sono principi non negoziabili. Come è fondamentale la necessità di vincere in modo pulito, senza furbate. Perché il basket anche in Sicilia è ancora uno sport, e un minimo di regole (scritte e non scritte) deve rispettarle, altrimenti diventa un catch fatto coi piedi.