di Roberto Gugliotta
Tra una convocazione e l’altra per il perfezionamento tecnico federale della Selezione U15 Maschile, in programma a Caserta dal 5 al 7 febbraio 2016 e che coinvolge le Regioni di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria, può accadere che uno tra i migliori talenti del basket giovanile siciliano, se non il migliore, Marco Caroè classe 2001 resti fuori dall’elenco degli atleti. E non si capisce francamente il perché dato che Marco negli ultimi mesi ha migliorato il suo bagaglio tecnico al punto che l’attuale società di appartenenza, la Sport è Cultura Patti, allenata da coach Pippo Sidoti, militante in C/Silver, nei mesi scorsi aveva persino chiesto alla Federazione la deroga per convocarlo addirittura in prima squadra e fargli disputare le gare nell’under 20. Nel frattempo Marco continua ad allenarsi e soprattutto a vincere. Magari ai selezionatori sarà sfuggito che pur cambiando società lui resta un giocatore con lo spirito da vincente. Marco dopo aver aiutato Barcellona a raggiungere lo scorso luglio le finali nazionali under 14, oggi è primo in classifica con i nuovi compagni di Patti, nel torneo under 15. Non solo, a dimostrazione del suo talento, si allena con i grandi della C. E allora come mai meno di un anno fa era il fiore all’occhiello della Sicilia e oggi è stranamente dimenticato dai selezionatori? Di più. Se un tecnico preparato e vincente come Sidoti – che ha lanciato fior di atleti in questi anni che hanno pure militato in nazionale – lo ritiene meritevole di misurarsi con la prima squadra, ci sorprende che per altri Marco sia diventato di colpo meno bravo di dodici mesi fa. Ma siamo certi che non ci sia dell’altro? A dar retta alle voci e ai cattivi pensieri il mondo della pallacanestro, specie in questa terra scartata dalle istituzioni, ci può apparire, e forse lo è, come un turbine nero che schiaccia la gente, i poveri, i malati, gli anziani, i bambini e soprattutto i ragazzi. Lo sport, il basket in questo caso, dovrebbe essere popolato da gente eticamente corretta, ma settimana dopo settimana, scopriamo che spesso è purtroppo vero il contrario. E’ altrettanto vero che non ci si può arrendere così, non si può pensare che tutto debba cambiare da un giorno all’altro. Chi educa alle regole fa sempre più fatica spiegare ai ragazzi che è meglio perdere una partita rispettando l’etica che vincere calpestandola. Anche finire nel giro dei convocati senza averlo meritato o calpestando uno più bravo è qualcosa di non etico. Ma la colpa non è del ragazzo diversamente meritevole ma di chi droga le regole. Non si può “punire” Marco perché ha deciso di voler provare a diventare un giocatore a tutto tondo e per farlo ha scelto Patti, ovvero Pippo Sidoti, sol perché ha dato fiducia a coach Sidoti, uno non simpatico al Comitato Siciliano. Perché di questo si tratta. Non di merito, non di comportamenti, non di educazione. Per completezza di informazione in C/Silver lo Sport è Cultura Patti – secondo in classifica – gioca con nove atleti locali (tutti usciti dalla scuola Sidoti) e tra questi, ben sei sono under, a riprova che coach Sidoti è uno a cui piace lavorare con i giovani. In questa sorta di fucina del basket Marco si allena con impegno, è d’aiuto agli altri ragazzi, ha dimostrato in questi mesi di avere talento da vendere. Certo ha tante cose da dover migliorare e lui è consapevole che proprio perché ha delle qualità deve impegnarsi più di altri perché può andare lontano. Solo se continuerà a credere nel sudore della palestra diventerà un buon giocatore. Ma noi grandi che lezione abbiamo dato a Marco? Certamente, la generazione che deve lottare è proprio la nostra, siamo noi i giornalisti, i professori, gli istruttori, i dirigenti di un movimento che vuole cambiare in meglio le cose in Sicilia. Siamo proprio Noi che siamo diversi da Loro che non possiamo pensare che qualunque cosa faremo sarà inutile, perché forse basta un piccolo passo di ognuno di Noi. Che penseranno di Noi i ragazzi come Marco se oggi restassimo in silenzio, come qualcuno vorrebbe, per non pregiudicare la carriera di questo talentuoso ragazzo del 2001? Ma io voglio continuare a urlare e a sognare, a pensare che un giorno tutto migliorerà e che io quel giorno vedrò Marco giocare in serie A. Tra una convocazione e l’altra si discute di raccomandazioni come fossero storie d’amore. Ma è la decenza che ha abbandonato questa terra o la Sicilia che ha mandato a quel paese il merito? Mi pare che il nostro basket siciliano stia facendo l’ultimo passo, in beata incoscienza. La gente che crede nelle regole non lo capisce più, ed è molto difficile amare quando non si capisce. Per il movimento sportivo è un continuo allontanarsi da sé. A grandi e piccoli colpi. Il merito, i nomi dei convocati, le norme, le abitudini, le entrate, le uscite, i bilanci. Ma soprattutto quello che conta è l’etica. E di fronte a questa parola, le altre scompaiono, perdono diritto di cittadinanza.