La giustizia negata ai ragazzi di Patti

COMUNICATO UFFICIALE N. 235
DEL 04 DICEMBRE 2015 CORTE D’APPELLO SPORTIVA
PROVVEDIMENTO N. 5 2015/16
Reclamo proposto dalla ASD SPORT E CULTURA PATTI avverso il provvedimento del Giudice Sportivo Territoriale, gara n. 1070, tra POL. DIL. VIRTUS TRAPANI e ASD SPORT E CULTURA PATTI, campionato Under 20/M n. 4.
LA CORTE D’APPELLO SPORTIVA
Presenti i signori componenti:
avv. Giuseppe De Francisci, avv. Marcello Avellone e avv. Matteo Messina
LETTO
il reclamo ed il provvedimento del GST;
CONSIDERATO
– che l’ASD SPORT E CULTURA PATTI non ha comunicato preventivamente, come previsto dall’art. 63 R.E.G., l’utilizzo di mezzi propri per recarsi a Trapani per la gara in trasferta e che, tra l’altro, non ha richiesto, nelle forme previste dall’art. 64 R.E.G., la causa di forza maggiore, che comunque non poteva essere riconosciuta in assenza della preventiva suddetta comunicazione all’Organo competente;
RITENUTO
– che, in virtù della delibera n. 588 del 17/07/2015, il Consiglio Federale ha stabilito che ”in deroga alle norme previste dal Regolamento di Giustizia, anche per l’anno sportivo 2015/2016, non sono ammessi, per alcun motivo, i ricorsi ed i reclami disciplinari o contenziosi nei Campionati Giovanili Under maschili e femminili. E’ consentita la facoltà di impugnare i soli provvedimenti disciplinari con squalifiche superiori a tre giornate per atleti/e e allenatori o inibizioni superiori a 15 giorni per altri tesserati, nonché per violazioni degli articoli 49, 50 e 52 del Regolamento Esecutivo
Gare. Quanto sopra al fine di rendere più agevole lo svolgimento dei predetti Campionati che impegnano atleti/e per la maggior parte legati/e ad impegni scolastici.“;
– che la fattispecie in esame non rientra tra le ipotesi di esclusione dell’inammissibilità dei reclami previste dalla suddetta delibera.
PQM
Dichiara inammissibile il reclamo.
Dispone l’incameramento del contributo di accesso ai servizi di giustizia nella misura del venti percento e la restituzione della restante parte.
Così deciso in Palermo il 02/12/2015

Tra cinismo e menefreghismo. Ancora una volta è andata in giudizio la negazione del buon senso, o qualcosa che gli assomiglia terribilmente. Ricordiamo l’accaduto. E’ lunedì 16 novembre e i ragazzi dello Sport è Cultura Patti, impegnati la mattina con la scuola si mettono in viaggio per raggiungere Trapani alle ore 14, ma un Tir sull’arteria stradale Palermo-Mazara del Vallo va in fiamme all’altezza di Capaci: autostrada bloccata. Lunga coda di auto in entrambe le direzioni. I ragazzi dell’Under 20 dello Sport è Cultura Patti, sono così impossibilitati a raggiungere il palazzetto di Trapani, per la gara con la Virtus. Quando il dirigente ha compreso la gravità della situazione ha avvertito la società del Trapani e la stessa Federazione, facendo presente che erano impossibilitati a raggiungere il palazzetto. Ma a quanto pare non è stato sufficiente, visto l’esito… Kappaò. Non ci vuole molto a sostenere che Comitato regionale e Giustizia Sportiva hanno perso l’ennesima occasione per dare dignità allo sport con modelli e buon senso. E aggrapparsi all’articolo di un codice che nega a dei ragazzi, intrappolati nel traffico per ore e ore, senza averne colpa, di poter giocare una partita sul campo, è solo cinismo. Di più, menefreghismo. A questo punto, non osiamo pensare di cosa potrebbe ancora farsi carico questo Comitato siciliano che calpesta la dignità dei ragazzi di Patti. Se questa è la sportività, l’etica, l’educazione che si vuole impartire ai giovani, siamo nella notte che si fa sempre più fonda. La Sicilia che ama il basket, che si riconosce nell’etica dello sport non può restare in silenzio davanti all’ennesima atto di forza di un Comitato senza freni. Peggio. Un Comitato che è clemente con gli amici e inflessibile con i nemici. Adesso basta con il far finta di nulla, continuando di questo passo il basket siciliano sarà formato solo da un popolo di servi sciocchi. Oggi tocca ai ragazzi dello Sport è Cultura Patti, domani a chi? Usciamo da questo incubo, non cedete a questa disinvolta e folcloristica cerimonia di basso impero. Alziamo la testa e urliamo il nostro sdegno. Ribelliamoci all’ambizione, all’egoismo. Ribelliamoci all’indifferenza delle persone che dovrebbero controllare e non lo fanno. Ribelliamoci a un mondo fatto di prevaricazione che è sempre più lontano dal concetto primitivo di tenersi per mano e dividere quello che si ha in parti uguali. E ribelliamoci con una risata ai giudici sportivi chiamati a giudicare con equità e imparzialità che non dicono una sola parola sull’incidente; anzi, come succede in questi casi, si tenta di sminuire la portata della disgrazia con frasi banali. Anche la loro sentenza è banale e registrata. E soprattutto oggi quei ragazzi che loro hanno punito con la perdita della partita hanno avuto modo di misurare con freddezza la forza di una giustizia che è dura con i deboli e debole con i forti, il grado di intelligenza di una federazione, la caduta disastrosa dell’etica. La Federazione italiana Pallacanestro, nell’occasione così male rappresentata dal Comitato di Rescifina, non ritiene opportuno intervenire? Presidente Petrucci le sembra giusto quanto accaduto? Non è stanco dei capricci di Antonio Rescifina? Dobbiamo supporre legami ferrei con gli sponsor, dobbiamo immaginare una caccia sfrenata alle ultime briciole di sicilianità, dobbiamo sospettare una buona dose di cinismo. E invece siamo sicuri che la vicenda appena descritta non sarà l’ultima ai danni dello Sport è Cultura Patti: qui c’è puzza di menefreghismo. Il problema della violenza e del rispetto delle persone, in questo caso dei ragazzi, non ci pare sia affrontabile solo in termini di comunicati stampati su carta o di commissioni di esperti che in materia amano circondarsi di animelle, ma nell’unico modo possibile, con responsabilità etica. Continuare a darsi delle regole, quando non ci sono persone in grado di rispettare le regole è un esercizio di giustizia presunta. Nelle aule di giustizia esistono il Bene e il Male, il vincitore e il vinto, e se non si ha torto bisogna aver ragione. Sappiamo infatti che quando la Giustizia processa la purezza, basta davvero poco per far scoppiare in applausi chi fischia e far fischiare chi applaude. Ed è un peccato che persino le sentenze stiano poggiate su questo terreno instabile che in qualsiasi momento può aprirsi e inghiottirci.