Il diritto a essere tifosi di calcio…

Le ennesime vicende del calcio, legate ai mondiali questa volta, che stanno confermando ciò che tutti (compresa la magistratura, ordinaria e calcistica) sapevano da tempo, sono una sorta di cartina al tornasole perchè tutti, tifosi, poco-tifosi, appassionati, dilettanti o meno facciano più che una riflessione.
Il mondo del calcio, dal piccolo torneo sotto casa ai mondiali, sono una mangia-mangia generale. Questo calcio continua a esistere perchè c’è chi lo segue. Chi organizza questo seguito e ci modella intorno delle società di capitali. Coinvolgendo modi e tempi della politica e dell’amministrazione. Facendo costruire mega-stadi che condizionano anche la mobilità urbana. Imbastendo campagne pubblicitarie con sponsor milionari. Creando speciali eventi e speciali canali di informazione. Tutto che dà da vivere in modo abbondante a chi ci fa impresa e in modo più o meno “normale” a chi ci lavora (un normale che ovviamente non è tale per chi direttamente sgambetta nei super campi con i loro super allenatori). Poi c’è lo “status quo”: non c’è personaggio pubblico che in qualche modo condiziona la nostra vita quotidiana anche extra-calcio, che non investa o si faccia coinvolgere (per farsi amare a suo dire) dalla squadra pinco o da quella pallo: non c’è, per esempio, Sindaco che non sia tale che non si faccia vedere allo stadio per la squadra della città da lui amministrata. Il calcio è come andare al supermercato: quotidianità. Immaginate tutto questo a livello nazionale, e poi transnazionale. Se in Italia le vicende di malaffare sono all’ordine del giorno, oggi, in questa categoria del comportamento incivile, incivico e criminale, non poteva non ascriversi anche il calcio transnazionale.
C’è un modo per cui noi consumatori possiamo far valere il nostro afflato di civiltà, sport e onestà? Per chi ci guarda storto quando scriviamo queste cose, il modo sembra che ci sia: ignorare queste riflessioni, guardare il proprio campetto, ritrovarsi al bar e continuare a manifestare la propria cosiddetta passione calcistica. La frase che spesso mi capita di sentire in alcuni bar della citta’ in cui vivo: “sono nato viola, perchè mio babbo e mio nonno erano viola, e morirò viola. Juve merda!”. Frasi che fanno “sorridere” e che se mi viene in mente di agganciarle e condividerle, seduta stante in questo o quel bar, ai fatti criminali di questi giorni, come minimo rischio di essere “gentilmente” invitato a uscire dal bar per non continuare a molestare i clienti.
Dobbiamo quindi rassegnarci, far finta di non renderci conto di quanto ci accade intorno e continuare ad alimentare la filiera che dicevamo prima? Noi invitiamo ad una sola riflessione: chi c’è alla base del mondo del calcio? Il -chiamiamolo in senso generico- tifoso. Se questo viene meno, cosa succede? Così come potrebbe accadere se un consumatore decide di non andare piu’ in un supermercato perchè ogni volta che ci entra deve prima chiedere se si deve portare l’elmetto, tenere le mani fisse sul portafoglio, tappare le orecchie al proprio figliolo per non crescerlo nel turpiloquio, essere costretto ad acquistare merce che sa essere stata prodotta con la truffa, etc..? Vediamo già le contestazioni di quel “Juve merda” di sopra. E gli rispondiamo: caro viola, fattene una ragione, nella civiltà umana ci sono sempre stati dei cambiamenti più o meno epocali che sembravano impossibili visto il radicamento di certe abitudini. Pensa ai tifosi che durante l’impero romano si appollaiavano negli spalti degli anfiteatri per vedere i cristiani sbranati da animali feroci e gli schiavi che si ammazzavano fra di loro per aspirare alla libertà; questi tifosi erano come te sugli spalti dei moderni anfiteatri, gli stadi. Oppure, per restare più temporalmente prossimi, pensa alle corride spagnole (ammesso che tu sia in grado di rimanere perplesso al massacro di un animale per il divertimento degli umani) oggi, in linea di massima, bandite. Bene, caro tifoso di calcio, forse siamo a questa svolta epocale che, nella fattispecie, sta avvenendo anche perchè l’avidità di chi ti fornisce la materia prima del tuo tifo, sta divorando se stesso. Supermercato e stadio non sono molti diversi, ne va della tua salute. Sia chiaro: noi saremo in prima fila perchè tu possa continuare ad essere quello che sei, anche perchè non esserlo dipende solo da te, non da una legge che vieti di essere tifosi.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc