Servizio pubblico d’informazione o ‘chi l’ha visto’?

Talvolta ci poniamo questa domanda: la Rai, per i suoi tg, è un servizio pubblico d’informazione o un “chi l’ha visto”… quando non è Televaticano?

Il dubbio ci viene perché in questi giorni in cui sostanzialmente la maggior parte del palinsesto è fatta dalle cronache e commenti su Iran/Israele, Gaza/Israele e Ucraina/Russia e poi le altre notizie. Dove queste ultime,  a parte alcune schermaglie di governo e opposizioni allo stesso, non c’è spazio se non per qualche notizia di sport dove primeggia qualche italiano (meno male, perché, prima della terza guerra, sapevamo anche quando e come andava a gabinetto il campione del tennis). Poi, ovviamente, ci sono eventi meno continuativi, come il G7 in Canada, che prendono il loro spazio.

Mediamente un tg dura una mezzoretta, quasi tutta dedicata alle tre guerre. Bene. Ma ci colpisce che non mancano mai due notizie, i cui aggiornamenti sono col lanternino e dove è molto evidente la fatica dei giornalisti a dire qualcosa di nuovo: la mamma e la bimba trovate morte a villa Pamphili a Roma e la vicenda del delitto di Garlasco.

Consigliamo vivamente agli studiosi della comunicazione mediatica di seguire questi ultimi due avvenimenti, con frotte di giornalisti che stazionano davanti al tribunale di Pavia o nelle erbacce della villa romana, e immagini – quasi sempre le stesse – ripetute e ripetute, immagini che fanno “pendant” con le notizie, tipiche da appendice marginale delle indagini delle autorità e che vengono spacciate come grandi rivelazioni. Tutto condito con interviste a chi, diretti interessati o autorità giudiziali, ripetono le stesse cose da settimane e settimane.

Per fortuna (si fa per dire) abbiamo avuto la parentesi sulla morte di papa Francesco, la maratona per il rinnovo del capo del Vaticano e l’insediamento di Leone XIV, dove i tg hanno commentavano anche le merendine consumate da chi riuscivano ad intervistare… un servizio che, se esistesse, forse neanche Televaticano avrebbe fatto. Comunque in questo caso c’era anche la scusante del rilievo internazionale, ma le interviste ai pellegrini sono state proprio il top del giornalismo d’inchiesta.

Altrettanto – con qualche differenza – hanno fatto i tg delle emittenti private. Ma almeno per queste ultime non siamo obbligati a pagare un’imposta (il cosiddetto canone) per il possesso dell’apparecchio grazie al quale godiamo di queste informazioni.

 

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc