Propaganda e informazione. La grande truffa

La propaganda – secondo la definizione della Treccani – è una azione che tende a influire sull’opinione pubblica e i mezzi con cui viene svolta. È un tentativo deliberato e sistematico di plasmare percezioni, manipolare cognizioni e dirigere il comportamento al fine di ottenere una risposta che favorisca gli intenti di chi lo mette in atto.

La propaganda utilizza tecniche comunicative che richiedono competenze professionali, nonché l’accesso a mezzi di comunicazione di vario tipo, in particolare ai mass media, e implicano un certo grado di occultamento, manipolazione, selettività rispetto alla verità. I messaggi possono arrivare a implicare diversi gradi di coercizione o di minaccia, possono far leva sulla paura o appellarsi ad aspirazioni positive.

Fine della citazione ma già da qui possiamo comprendere come distinguerla dall’informazione che ovviamente è tutt’altro o che quanto meno dovrebbe esserlo. In sintesi la propaganda modifica la realtà o quanto meno ci prova.

Viviamo tempi strani in cui la propaganda è vivissima ma apparentemente invisibile, mangiando sempre più terreno sul terreno dei media al buon giornalismo, non quello obiettivo che – come noto – non esiste ma quello onesto, corretto che non forza la mano ma racconta quello che vede, senza chiavi interpretative spesso fasulle perché, come dicevano i nostri nonni, chi fa propaganda tende a attaccare l’asino dove vuole il padrone.

Così, dunque, la propaganda avvelena i pozzi della realtà, li condiziona con strumenti molto spesso più illegittimi che legittimi e il conoscere per deliberare – pilastro della vita civile e sociale di qualsiasi organizzazione umana – diventa impossibile. La politica sa bene che la propaganda è uno delle sue armi più forti e, potendo sostituire ai vertici dei media i propagandisti ai giornalisti, chiude il cerchio, con buona pace del conoscere che in fondo è pure una responsabilità scomoda.

La propaganda – sosteneva un imbianchino famoso nel secolo scorso tornato curiosamente in auge – non deve servire la realtà. Il che è razionale, tragico e definitivo, anche perché il succitato alla fine, a furia di privilegiare la propaganda alla realtà, ha provocato quasi un centinaio di milioni di morti in cinque anni. La realtà alla fine vince sempre e se il re è nudo, resta nudo, che lo si voglia vedere o no. La propaganda non fa vestiti.

Carlo Romeo, giornalista e scrittore, collaboratore Aduc