Informazione di Stato e le fonti. Chi controlla chi

L’informazione di Stato, più che altre, dovrebbe essere una cosa delicata perché dovrebbe controllare con molta attenzione le fonti. In questo squarcio di secolo dove sono in corso, tra le tante, due guerre molto divisive (Medio Oriente e Ucraina), l’attenzione dovrebbe essere più accurata.

Seguendo i vari tg, siamo rimasti stupiti nel vedere (tg3) l’immagine di un bimbo che a Gaza bacia una mano “bianca”. La voce fuoricampo dell’inviata di Stato ci fa sapere che il bimbo sta ringraziando chi gli ha donato del cibo e che poi, di lì a poco, quello stesso bimbo sarebbe stato ucciso dal fuoco israeliano.

Abbiamo cercato altre fonti per meglio capire (1). Il bimbo si chiamerebbe Amir e la mano baciata sarebbe di un certo Anthony Aguilar, un ex.militare Usa, poi contractor a Gaza (pare licenziato), che ha rilasciato diverse dichiarazioni su questo episodio e non solo. E abbiamo scoperto che, sempre secondo il nostro ex-contractor, questo bimbo lui stesso lo avrebbe visto poco dopo tra i morti di un’incursione armata israeliana; ma poi (altra intervista) Aguilar fa sapere di aver detto alla mamma del bimbo che il corpo non è mai stato ritrovato e che molto probabilmente il figlio era morto.

L’informazione di Stato ha scelto la versione che fa più effetto: il cadavere identificato. E senza fare cenno alla fonte, come se la giornalista che parlava fosse stata presente in prima persona a quella uccisione.

Un metodo di informazione che spesso viene utilizzato, anche nei titoli, quando, per esempio, si dice che – sempre Gaza – i morti sono 100 o 50 o 200, senza indicare la fonte, che è sempre il cosiddetto ministero della Salute di Hamas, magari mediata dalla tv Al Jazeera, di proprietà dell’emirato del Qatar che, nei cosiddetti trattati di pace, rappresenta Hamas.

Comprendiamo le difficoltà degli inviati Rai a mettere insieme i pezzi per informare, ma crediamo di avere il diritto di sapere SEMPRE quali siano le fonti. Soprattutto in un contesto in cui Hamas ha come arma principale la mediaticità. E dove altre fonti, complice l’esercito israeliano che dà col contagocce i permessi ai media per la presenza a  Gaza, sono quasi inesistenti.

Il problema non è di essere pro qualcuno in quel contesto (che auspichiamo la Rai dia specifiche istruzioni ai suoi inviati), ma di svolgere la propria missione professionale non per un’emittente schierata, ma per uno Stato, in cui il bacino di utenza è fatto di propal, amici di Israele, amici di nessuno, quelli che non si sono fatti un’opinione e quelli che non gliene frega nulla.

Il nostro sistema di informazione pubblica prevede anche una Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. E’ forse il caso che i nostri parlamentari chiedano il suo intervento in materia?

 

1 – https://www.aduc.it/generale/files/file/newsletter/2025/agosto/00bufale.pdf

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc