L’assalto alla sede del quotidiano La Stampa di venerdì 28 novembre scorso non è il primo gesto violento attribuibile a pro Pal, antagonisti, anarchici e attivisti del centro sociale Askatasuna che si verifica nel capoluogo piemontese quest’anno. Il Foglio del 2 dicembre scorso, ha fatto una dettagliata cronistoria dei vari “assalti” di questi “bravi ragazzi” contro presidi del potere. (Non solo La Stampa. Tutti gli assalti degli antagonisti a Torino, 2.12.25, il foglio).
Il Foglio parte con quello dell’11 marzo all’Università di Torino, dov’è saltato l’incontro organizzato dall’Unione dei giovani ebrei d’Italia (Ugei), dal titolo “Contro l’antisemitismo e la violenza nelle università“, che si sarebbe dovuto tenere al Campus Einaudi. All’università si è tenuta una manifestazione in cui, secondo quanto dichiarato dal presidente dell’Ugei Luca Spizzichino, i pro Pal “hanno disegnato sul volantino della loro conferenza tre triangoli rovesciati, chiaro simbolo di Hamas, tradizionalmente utilizzato per segnalare obiettivi militari da colpire. Questo vuol dire che noi siamo un bersaglio“. Poi vengono descritti gli altri assalti come quello del Salone del Libro di Torino, dove è saltata la presentazione di un libro.
Il 16 settembre, hanno interrotto una lezione del professore dell’Università israeliana di Braude, Pini Zorea, al Politecnico di Torino. Poi le innumerevole minacce contro studenti ebrei e israeliani iscritti all’Università di Torino. Tipo, “Completare il lavoro di Hitler“, “gli ebrei sono come cani“. Il 2 ottobre hanno assaltato le Officine grandi riparazioni (Ogr) di corso Castelfidardo, dove in quei giorni si stava tenendo l’Italian Tech Week. Altro assalto allo stabilimento Leonardo per fare irruzione nello spiazzo dell’azienda ma, trovando lì le forze dell’ordine, ha iniziato a lanciare oggetti danneggiando le auto dei dipendenti che erano parcheggiate lì. Nello stesso giorno, circa settanta manifestanti hanno raggiunto in bicicletta la tangenziale Nord e forzato le reti dell’aeroporto di Caselle, entrando nella pista. L’elenco è abbastanza lungo. Tuttavia, dalla vicenda dell’assalto alla Stampa, da quello che abbiamo letto e visto, non ne escono bene nemmeno gli aggrediti. L’assalto Antifa alla redazione del quotidiano lascia strascichi che rivelano il livello di tossicità del dibattito politico a sinistra. “Sì, perché stiamo parlando di una disputa ideologica tutta interna alla sinistra, che coinvolge uno dei principali quotidiani di area”, scrive Federico Punzi su Atlantico. (Ragazzini che sbagliano giornale: così continuano a coccolare i propal, 2.12.25, atlantico).
Naturalmente, non ne escono bene, ovviamente, gli autori dell’aggressione – di stampo non fascista, lo ripetiamo, ma antifascista. Non ne esce bene Francesca Albanese, che fa un’altra figura delle sue. Ma quello che è più grave non ne escono bene neanche gli aggrediti. Domenica, alla trasmissione Che Tempo che fa, Annalisa Cuzzocrea è scivolata in una retorica del distinguo molto simile a quella della Albanese. “[…]la cosa che mi ferisce di più, perché non sanno cosa hanno aggredito”. Ecco l’ultima parte del discorso, è grave.”. Come a dire che “se a venire assaltata fosse stata la redazione di un altro giornale, magari tra quelli che non si sono mai sognati di sposare la narrazione di Hamas, sarebbe stato tutto sommato comprensibile, ma assaltare proprio il giornale che ha avuto il coraggio – l’indecenza, diremmo noi – di scrivere in prima pagina “genocidio”, che affronto!”. La prossima volta questi “ragazzini” potrebbero almeno fare lo sforzo di leggerli, i giornali, così da non colpire quelli buoni e giusti.
Quelli de La Stampa ribaltano la realtà, riducono tutto a squadre, sacrificando i fatti, senza nemmeno accorgersi che quei “ragazzini” fanno parte della loro squadra. Il cortocircuito è completo. Infatti, non è “il mistero pro-pal”, ha risposto su facebook Mario Adinolfi al giornalista Gramellini. Ma quale mistero, sono vostri “figli”. “La sinistra coltiva il seme della violenza contro l’avversario politico e questo seme è diventato albero che ora genera i suoi frutti perversi: è antisemitismo, è violento, è di sinistra”. (Propal, ma quale mistero: è violenza, è sinistra, 2.12.25) A Gramellini non basta – scrive Adinolfi – che la devastazione del quotidiano La Stampa sia stata firmata e rivendicata dai Kollettivi autonomi studenteschi che si ritrovano nel centro sociale Askatasuna di Torino, gruppo che da trent’anni occupa illegalmente uno stabile comunale sempre coccolato dalle giunte di sinistra del capoluogo piemontese, con l’ineffabile sindaco del Pd Stefano Lo Russo che ora punta a “regolarizzare” l’occupazione dopo che i compagni di magistratura democratica con una sentenza del marzo scorso hanno stabilito che Askatasuna non è “una organizzazione criminale strutturata”. Non basta? Ti serve altro caro Gramellini per risolvere il tuo “mistero”, per capire che il mondo propal è un gigantesco brodo di coltura in cui il seme della violenza piantato a sinistra sta generando i suoi inevitabili e avvelenati frutti?
A questo punto Adinolfi prende in considerazione l’elenco dei comuni che hanno votato a favore o addirittura assegnato la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, quella secondo cui l’azione violenta di Torino è “un monito ai giornalisti” e Hamas “un movimento rivoluzionario non terrorista, che dovremmo ringraziare perché ci ha fatto capire chi siamo”. Di che colore è il filo che tiene insieme tutti questi comuni? Lo sa bene Gramellini, è un filo rosso. Sono amministrazioni di sinistra guidate dal Pd. E Gramellini sa bene anche che l’organizzazione giovanile del partito, i Giovani Democratici, ha affermato ufficialmente di “non riconoscersi nelle posizioni di Fiano e di Sinistra per Israele” definiti “sionisti moderati” con cui “non bisogna dialogare” perché il dialogo va tenuto “solo con antifascisti e antisionisti”.
Le prove sono dunque una montagna caro Gramellini, il mistero è risolto: la violenza dei propal è la violenza della sinistra, di tutta la sinistra, dal Pd ai criminali di Askatasuna che non a caso proprio il sindaco piddino di Torino vuole “regolarizzare”. Se le stesse parole d’ordine, se le stesse azioni violente, se le stesse idolatrie fossero state adottate da Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, Gramellini avrebbe immediatamente risolto il mistero e affermato che si trattava di ritorno del fascismo, con i responsabili tratti in arresto dalla solerte magistratura”. Qualcuno ha messo in evidenza il trattamento diverso che hanno subito i manifestanti dell’assalto alla Cgil di Roma con questi dell’assalto a La Stampa. Ora Adinolfi lancia una sfida a Fanpage, perché non va ad infiltrare i movimenti propal, così come ha fatto con quelli di Gioventù Nazionale?. Chissà quante tonnellate di insulti antisemiti, uscirebbero contro Liliana Segre sono addirittura pubblici ma tranquilli, Fanpage non lo farà mai. Adinolfi continua la polemica con i programmi televisivi de La7, di Gramellini e Formigli, che secondo lui seminano vento per raccogliere tempesta.
“Ecco, a sinistra avete seminato vento e ora non volete accettare la provenienza da sinistra della tempesta. Dite che è “un mistero” ogni folata”. Adinolfi conclude facendo riferimento al trattamento “speciale” che subito da parte di questi ragazzi super democratici. Insomma, “non avevo bisogno di conferme, io so benissimo come funziona la violenza a sinistra ed è la ragione per cui dalla sinistra oltre dieci anni fa mi sono completamente allontanato. Consiglio ai Gramellini, ai Formigli, ai Fiano di aprire gli occhi e dirsi la verità senza finti misteri, traendone le conseguenze e facendo ciò che ho fatto io”.
a cura di Domenico Bonvegna
