
Un’intimidazione al giorno, ogni giorno, per quindici anni. È il drammatico dato che emerge dal XV Rapporto ‘Amministratori sotto tiro’ presentato da Avviso Pubblico martedì 8 luglio 2025 nella sede della Fnsi a Roma. Dal 2010 al 2024 sono stati censiti 5.716 atti intimidatori, di minaccia o violenza contro sindaci, assessori, consiglieri comunali o municipali, dipendenti e funzionari degli enti locali. Una media impressionante: 381 intimidazioni l’anno, 32 al mese, una al giorno.
Dietro ogni numero c’è un volto, una storia, una comunità intera. E la fotografia del 2024 conferma quanto il fenomeno sia tutt’altro che in remissione: 328 gli episodi censiti, in aumento del 4% rispetto al 2023. Un dato che interrompe il calo registrato negli ultimi cinque anni. Il bersaglio preferito sono i sindaci, colpiti nel 61% dei casi. Vittime anche assessori, consiglieri, funzionari e perfino candidati alle elezioni amministrative, la cui esposizione alle intimidazioni è più che raddoppiata rispetto al 2023.
Moderati dal coordinatore nazionale di Avviso Pubblico, Pierpaolo Romani, alla presentazione hanno partecipato il presidente di Avviso Pubblico Roberto Montà, il presidente della Fnsi Vittorio di Trapani, il presidente della Fondazione Scintille di Futuro Pietro Grasso, la presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo, la sottosegretaria al ministero dell’Interno Wanda Ferro.
«Questo rapporto rappresenta un viaggio nella complessità dei territori e del ruolo degli amministratori locali, da un lato pressati dalla criminalità organizzata, sempre più invasiva e subdola nella sua capacità di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale, e dalla crescente sfiducia nelle istituzioni locali: lo si vede dal drammatico calo dell’affluenza alle urne e dalla difficoltà a comporre le liste elettorali; dall’altro dalla fatica di conciliare il necessario riconoscimento dei diritti con i principi di legalità e con un’evidente penuria di risorse, economiche e di personale. Tuttavia il Rapporto ricorda e attesta che esiste la buona politica, e che è più diffusa di quanto la narrazione del ‘sono tutti uguali’ voglia fare credere», ha dichiarato il presidente di Avviso Pubblico Roberto Montà.
«Mafie e corruzione sono tutt’altro che sconfitte. E lo dimostrano i dati che fotografano le minacce nei confronti degli amministratori pubblici così come nei confronti dei giornalisti. Mafiosi e corruttori odiano la buona amministrazione come la buona informazione. Ecco perché, al contrario, serve invece un’alleanza che rafforzi la presenza della stampa sul territorio, nelle periferie, direi un piano nazionale contro la desertificazione informativa. In questo senso, l’informazione diventa anche una forma di assicurazione, e rassicurazione, per la buona Pubblica Amministrazione», ha osservato Vittorio di Trapani, presidente della Fnsi.
«Le mafie si assicurano il controllo del territorio e di qualsiasi attività economica ivi si svolga, non solo con la violenza e l’intimidazione nei confronti dei cittadini, ma anche e soprattutto con la gestione di appalti, concessioni, forniture e servizi pubblici, determinando una forma di governo parallelo che sottrae risorse alla collettività. Per contrastare efficacemente questa sciagura, è necessario un approccio multilivello che combini azioni giudiziarie, etica politica e coinvolgimento della società civile», ha spiegato Pietro Grasso, presidente di Scintille di Futuro.
«Il ruolo degli amministratori locali negli anni è cambiato ed è diventato più complesso: lo Stato ha il compito di sostenerli. A partire dall’analisi dei dati raccolti da Avviso Pubblico, emerge la necessità di una rivoluzione culturale per non lasciare terreno fertile alle intimidazioni, a partire dai Comuni più piccoli», ha rilevato la sottosegretaria Ferro. «Il Fondo Amministratori sotto tiro è stato confermato, scongiurando eventuali tagli che non devono esserci. Serve però fare anche qualcosa in più: Avviso Pubblico e il Dipartimento Affari Interni e Territoriali del ministero dell’Interno stanno pensando di affiancare al Fondo anche forme di assistenza legale e psicologica per gli amministratori. È in corso una battaglia di civiltà che non si può delegare solo ai Comuni, perché serve una società che remi coesa tutta nella stessa direzione. La politica non si fa con la morale, ma nemmeno senza», ha quindi aggiunto.
«Davanti a chi ha avuto il coraggio di mettersi a rischio per il bene del proprio Comune, la prima cosa da dire è che non tutti sono stati capaci di scegliere il meglio per la propria comunità. Però, grazie al lavoro delle associazioni impegnate sul territorio, si può realizzare quella ‘scorta mediatica’ al fianco delle esperienze positive, per raccontare le sfide vinte e fermare la sovraesposizione virale degli aspetti negativi», ha concluso la presidente Colosimo, evidenziando che «esiste una ‘contaminazione del bene’: Casal di Principe è la prova di questo. Noi dobbiamo evitare che prevalga la solitudine e la paura dei singoli. I Comuni sono il primo punto di approdo per il cittadino, il cuore della nazione. Citando Paolo Borsellino, la fiducia nelle Istituzioni significa in primo luogo affidabilità delle amministrazioni locali».
È nei piccoli comuni che la minaccia si fa più feroce: il 52% degli episodi del 2024 si è verificato in enti sotto i 20mila abitanti. Sono territori dove chi amministra vive a stretto contatto con i cittadini, dove un atto intimidatorio non colpisce soltanto una persona, ma rischia di tradursi in cessione di pezzi di democrazia e diritti di tutti i cittadini. Perché un sindaco minacciato è un sindaco più solo, più timoroso, più vulnerabile, e questo può influire sulle decisioni che riguardano intere comunità.
Sono le regioni storicamente segnate dalla presenza mafiosa – Sicilia in testa con 51 casi, poi Calabria (43), Campania e Puglia (41 ciascuna) – a concentrare oltre la metà degli atti censiti in 15 anni. Ma la minaccia si estende anche al Centro-Nord, con il Veneto in testa (23 casi), seguito dal Lazio (21) e dalla Lombardia (19).
Un altro dato inquietante è che un’intimidazione su quattro proviene da cittadini comuni: a volte esasperati da decisioni amministrative, altre volte mossi da disagio sociale o da derive estremiste, capaci di trasformare il malcontento in violenza. Un dato che interroga sulla sfiducia delle persone nei confronti del sistema democratico, che si esprime nella ricerca di una giustizia privata quando le istituzioni pubbliche appaiono fragili nella loro capacità di dare risposte efficaci e tempestive ai bisogni.
Il Rapporto ‘Amministratori sotto tiro’ si arricchisce quest’anno di due importanti sezioni: una dedicata all’analisi delle violenze politiche in Europa, realizzata in collaborazione con ACLED (Armed Conflict Location and Event Data), e una raccolta di 10 storie di amministratrici e amministratori locali vittime di intimidazioni per dare un volto umano a questa piaga che lacera la vita democratica del Paese. Donne e uomini verso cui si esercitano pressioni indebite, troppo spesso isolati nell’esercizio del loro mandato. Ognuno di questi atti intimidatori è un colpo inferto non solo a una persona, ma al cuore delle nostre istituzioni democratiche, perché la minaccia a chi amministra si traduce in un silenzioso furto di diritti per tutti i cittadini.
PER APPROFONDIRE
Il XV Rapporto ‘Amministratori sotto tiro’ disponibile sul sito web di Avviso Pubblico.