B A R I: OPERAZIONE EDITING

Su richiesta della Procura Regionale della Corte dei Conti di Bari, la Sezione Giurisdizionale per la Puglia ha disposto il sequestro conservativo di vari conti correnti bancari e postali intestati all’amministratore di una società editoriale di Bari. L’attuale sequestro patrimoniale trae origine da un’indagine di polizia giudiziaria svolta, di iniziativa, dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Bari/Gruppo Tutela Spesa Pubblica, in ordine a una grave condotta fraudolenta perpetrata, in danno dello Stato, dalla citata società. Dalle complesse indagini eseguite, era emerso, infatti, che la società coinvolta, attraverso l’utilizzo di artifizi e raggiri, aveva ottenuto indebitamente finanziamenti pubblici pari ad oltre 1,5 milioni di euro, erogati dal Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’ambito delle misure di sostegno previste dall’art. 3 della Legge nr. 250/90. Essa, infatti, aveva prodotto, al fine di ottenere il contributo, false dichiarazioni in ordine al fatto di essere una cooperativa di giornalisti (requisito soggettivo essenziale per accedere ai benefici); false attestazioni sui valori di tiratura (stampa) del giornale prodotto nonché sulla percentuale di tiratura effettivamente venduta (addirittura fingendo vendite in blocco di copie stampa ad un unico soggetto); rendicontato costi fittizi sorretti da fatture false e altre condotte fraudolente. Per tali motivi è stato instaurato anche un procedimento penale per falso e truffa
aggravata, tuttora in dibattimento. Notiziata della vicenda anche la Procura Regionale della Corte dei Conti, questa ha delegato alla Guardia di Finanza ulteriori accertamenti, al fine di meglio delineare una eventuale notitia damni; all’esito, ha quindi ritenuto sussistente un danno erariale pari ai contributi pubblici indebitamente percepiti (oltre 1,5 milioni di euro). La Procura contabile pertanto, diretta da Francesco Paolo Romanelli, in relazione al pericolo che l’imputato, nelle more della definizione del giudizio di responsabilità, potesse disfarsene, ha richiesto, tramite il vice Procuratore Generale Antonio D’Amato, l’odierno sequestro di beni “ante causam” quale garanzia patrimoniale nei confronti dell’Erario.