Accorinti e la stampa amica

Non ci deve essere un’aria di sfida, uno spirito di rivincita: da questa storia chi ne esce sconfitto irreparabilmente, è quel tanto di fiducia che la gente ha ancora, nonostante le oscure vicende che ogni giorno animano la cronaca di questa disgraziata città. Sono stato testimone della disperazione e della rabbia di vittime della mala politica. Ho provato la stessa pena che sento per chi muore per compiere il proprio dovere, perchè anche il dolore degli altri mi ferisce. Epperò quello che dice Accorinti è grave perchè usa il dolore degli ultimi per la sua vanità. Lui è paladino, giudice, potere. Tutto si può sopportare, ma questo no. Che demoliscano Genovese va bene. Che demonizzino Buzzanca, va bene. Che sviliscano chi non si piega al Sistema – è stato autorevolmente dimostrato – va ancora bene. Ma il dire che la rivoluzione di Accorinti è un fallimento, no. Siamo tutti venduti tranne gli amici giornalisti. Evviva la libertà di stampa. Evviva la nostra dignità di censori.