Federazione Italiana Media Ambientali esprime solidarietà al giornalista Lirio Abbate

Fima (Federazione Italiana Media Ambientali) esprime la propria solidarietà verso il giornalista dell’Espresso Lirio Abbate, da tempo sotto scorta e oggetto nei giorni scorsi di minacce di morte da parte della criminalità organizzata della Capitale, dovute con ogni probabilità alle sue inchieste sulle penetrazioni mafiose in vasti settori dell’economia di Roma.
Abbate, purtroppo, è già stato oggetto in passato di intimidazioni di stampo mafioso. «Chiunque a qualsiasi livello, sia oggetto d’intimidazioni mafiose deve essere difeso senza alcuna preclusione – afferma il presidente di Fima, Mario Salomone – E occorre mettere a punto strumenti efficaci affinché le intimidazioni ai giornalisti da parte della criminalità organizzata non raggiungano l’obiettivo di togliere voce all’informazione». Il problema esiste anche in campo ambientale, viste le numerose minacce e intimidazioni che raggiungono i cronisti locali impegnati sul terreno delle illegalità ambientali: «Le intimidazioni criminali sono solo la punta di un iceberg – afferma Marco Fratoddi, segretario di Fima – Esiste un ampio ventaglio di possibilità per tentare di frenare le inchieste giornalistiche, si comincia dalle intimidazioni della criminalità per arrivare alle querele temerarie che hanno come obiettivo quello di censurare sul nascere il lavoro giornalistico libero e indipendente».

Non bisogna inoltre dimenticare, prosegue Fima, che ormai la maggioranza dei giornalisti sono freelance indipendenti, il 52%, dunque soggetti più deboli rispetto ai loro colleghi che lavorano nelle redazioni. «Il giornalista freelance spesso è lasciato solo in quanto sovente l’editore si assume solo il ruolo di "comperare" un prodotto senza preoccuparsi di come e a che costi sociali e umani sia stato realizzato questo prodotto. – prosegue Salomone – È necessario, quindi, che le tutele dei giornalisti assunti nelle redazioni siano automaticamente date anche ai freelance che prestano la loro opera per gli editori».
Fima, infine, esprime sconcerto anche per le annunciate querele che riguardano l’ampia e documentata inchiesta pubblicata su L’Espresso circa l’inquinamento in Campania e sulle analisi compiute dall’esercito statunitense. Si tratta solo ed esclusivamente dell’ennesimo tentativo di far passare sotto silenzio e di minimizzare l’inquinamento nella cosiddetta "Terra dei fuochi". Un comportamento che in vent’anni ha contribuito a creare un clima d’omertà del quale la criminalità organizzata ha ben goduto per organizzare i propri traffici illegali che ora stanno mietendo vittime tra la popolazione campana.