Rutelli: Carcere per chi diffama non è incivile

"Abbiamo votato un emendamento ineccepibile perchè oggi si stabilisce che solo per diffamazioni particolarmente gravi ci sia il carcere ma in alternativa alla pena pecuniaria. Credo sia una delle leggi più favorevoli alla stampa che esistano in Europa". Il leader dell’Api Francesco Rutelli difende, in una intervista alla ‘Stampa’, il sì del Senato, con voto segreto, al carcere per i giornalisti che diffamano.

"Fino a tre anni di reclusione non si va in galera – spiega -. Che cosa deve fare uno per finirci? Diffamare ripetutamente e gravemente e scegliere di non pagare la pena pecuniaria. Forse dovreste rendervi conto che con questa legge, che comunque è da completare, in carcere non ci si finisce più. In carcere in Italia, dopo Giovannino Guareschi, in 60 anni non ci è andato nessuno". E aggiunge: "Lino Jannuzzi ebbe la grazia anche col mio appoggio. E sono disposto ad appoggiare anche la grazia per Alessandro Sallusti, se è questo il punto". Il carcere, insiste Rutelli, "non è incivile se si ha fiducia nella magistratura", "è previsto in tutta Europa", "incivili sono le diffamazioni".
Rutelli ribadisce di "averci messo la faccia" sull’emendamento della Lega, "molti altri zitti, e poi l’emendamento l’hanno votato. Francamente mi sono rotto le scatole che queste cose passino per voto segreto, e infatti stavolta non ho firmato la richiesta".