Diffamazione, torna il carcere per i giornalisti

Con un blitz trasversale al Senato, torna la norma che prevede il carcere per i giornalisti condannati per diffamazione. La Federazione della stampa attacca: forcaioli nascosti dietro il paravento del voto segreto. "Addio accordi politici, e addio anche ragionevolezza, sulla diffamazione – scrive La Stampa -. Con voto segreto, a sorpresa, il Senato vota una proposta della Lega Nord che reintroduce il carcere per il giornalista condannato. Altro che addolcire le pene pecuniarie. Il ddl che era nato per salvare dal carcere Alessandro Sallusti, direttore del ‘Giornale’, il quale dovrà scontare 14 mesi di detenzione, paradossalmente si trasforma in occasione di vendetta. A questo punto il carcere è confermato, sia pure ‘per i casi più gravi’. Dalla pancia del Senato, insomma, viene fuori una gran voglia di rivalsa contro i giornalisti.
Ed è acido il commento del diretto interessato: ‘Mi sento meno solo – commenta Sallusti, via Twitter – . Con la legge approvata dal Senato a San Vittore finiremo in tanti’. Poi ci pensa un attimo. E aggiunge: ‘Nella tragicommedia del Senato c’e’ un dato positivo ed e’ che non se ne farà più nulla. Imploro anche la Camera che stia lontana dal tema: non peggioriamo la situazione della categoria’. Un minuto dopo questo voto che rovescia ogni previsione della vigilia – con 131 favorevoli al carcere, 94 contrari e 20 astenuti – il Pd ha chiesto di sospendere i lavori e il Pdl s’e’ prontamente accodato. Una pausa di riflessione. Ma ormai la frittata e’ fatta. Chiamati al voto pro-carcere da Francesco Rutelli, che ne ha fatto una questione di principio, scottato dal trattamento che i media gli hanno riservato sul casoLusi, e da una Lega che ha riscoperto la voglia di manette (anche se poi Bobo Maroni minimizza: ‘E’ una provocazione…’), i senatori nel segreto dell’urna hanno dato vita a una maggioranza trasversale che rinnega ogni appello di questi ultimi giorni. E ora da parte di molti si dichiara ‘defunta’ la legge. Una che non ci crede piu’ e’ Anna Finocchiaro, Pd: ‘Avevamo lavorato alla ricerca di un equilibrio che viene completamente stravolto dalla reintroduzione del carcere per i giornalisti. Ma il voto affossa il provvedimento. A questo punto si impone che venga ritirato’. E’ rassegnato anche Maurizio Gasparri, Pdl, di fronte a una maggioranza dei "suoi" che cerca pervicacemente lo scontro: ‘Discutibile nascondersi dietro il voto segreto. Bisogna prendere atto del voto, ma francamente ritengo sbagliata la decisione. Si rischia cosi’ di far rimanere in vigore le leggi vigenti invece di introdurre quelle giuste innovazioni che a parole molti hanno condiviso e che nei fatti, invece, evidentemente in pochi abbiamo sinceramente sostenuto’. Gia’, in pochi.
‘Credo – riconosce il presidente della commissione Giustizia, e relatore della riforma, Filippo Berselli, Pdl – che a questo punto il ddl sia su un binario morto. In modo assolutamente trasversale sono esplose tensioni che si erano manifestate nelle precedenti convocazioni dell’assemblea, al di fuori di qualsiasi regia’. Ed e’ attonito, e a questo punto anche sconfortato, il commento della federazione dei giornalisti. ‘I malpancisti forcaioli – dichiara la Fnsi – dietro il muretto a secco del voto segreto chiesto da Lega e Api, hanno scritto una pagina vergognosa. La legge in discussione, a questo punto, non ha piu’ alcun senso: e’ peggiorativa rispetto alla precedente ed e’ in totale contrasto con la giurisprudenza europea. Questo progetto di legge, e’ del tutto evidente, così non può più andare avanti. Il Presidente del Senato Schifani ha fatto bene a sospenderne l’esame per una riflessione, ma l’unica soluzione possibile e’ affossarlo definitivamente. In caso contrario ci penserà la pubblica opinione. E i giornalisti saranno con essa in campo con ogni azione possibile, la più nitida e ferma’".