ZTL: Il “bancomat 2.0” dei comuni

di Giuseppe Billé

Il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha pubblicato recentemente, l’elenco aggiornato dei Comuni autorizzati ad effettuare il controllo elettronico sui veicoli ai loro varchi, le cosiddette ZTL. Acronimo di Zona a Traffico Limitato, istituite con l’intento di garantire la sicurezza stradale e di apportare un beneficio ambientale mantenendo, entro un certo limite, l’inquinamento dell’aria nelle zone pedonali e centrali, finite col diventare un vero e proprio “affare”.

Per i comuni, a cui serve “fare cassa”, visti i seri e corposi problemi di quadratura dei conti; per le aziende private che le realizzano e ne gestiscono la funzionalità; per le “partecipate” che fanno profitti con i posteggi a pagamento e i “trasporti pubblici”. Sarà per questo che l’Italia, risulta essere il Paese €uropeo con il maggior numero di ZTL, pensate, sono più di 300.

Una piaga, per le tasche dei cittadini che, se vorranno sentire il “brivido” di una capatina in centro dovranno: addossarsi i costi del parcheggio e del biglietto del mezzo pubblico per raggiungerlo; del “pass d’ingresso” per chi necessita di accedervi occasionalmente; dalle “trappole” disseminate sul suo cammino fatte di sensori e telecamere usati e branditi come spade, per colpire eventualmente chi si dovesse avventurare all’interno delle ZTL, senza averne il permesso.

I varchi posti all’ingresso di una ZTL infatti, vengono sorvegliati da un sistema di telecamere a circuito chiuso poste su tutte le strade d’ingresso ed uscita. Le telecamere registrano le targhe di ciascun veicolo e trasmettono automaticamente al locale comando dei vigili urbani, eventuali trasgressioni da parte di mezzi non autorizzati all’ingresso.

Coloro che infrangono il regolamento sono soggetti ad ammende pecuniarie con importi che vanno da un minimo di 84 € ad un tetto massimo di 335 €, oltre alle spese di accertamento, notifica e procedimento. Il sistema sanzionatorio a danno del cittadino, su quello che potrebbe delinearsi come un semplice errore, non è previsto, le telecamere inquadrano le targhe del veicolo e scatta la multa, che potrà essere maggiorata se dovesse risultare, ad esempio, non assicurato o con altri inadempimenti in corso. Per non parlare della segnaletica, che spesso è contraddittoria, per nulla precisa e chiara, basti pensare alle diciture “varco aperto”, “varco chiuso”, l’errore di interpretazione è quello più facile in cui cadono gli automobilisti.

A rendere ancora il tutto più complicato c’è una sentenza della Corte di Cassazione, che ha sancito la possibilità di sanzionare più volte lo stesso veicolo per la stessa violazione, anche se la condotta “irregolare” è avvenuta nell’arco della stessa giornata e a distanza di pochi minuti.

Per installare i macchinari delle Ztl serve un investimento variabile tra i 300mila e i 600mila €uro. Un salasso per i Comuni. Che a questo punto possono affidarsi ad aziende private per l’affitto delle strumentazioni a un canone abbordabile, ma con la clausola che ad esse venga affidato il servizio di spedizione dei verbali d’infrazione e, di fatto, anche la gestione del sistema. Quindi l’azienda incasserà il costo per l’invio della documentazione ed infine anche quello per la gestione dell’eventuale ricorso. Tutto naturalmente a carico del cittadino. D’altronde il “climate ceing” e il “griiin” hanno costi che qualcuno dovrà pagare.

Sono autorizzati ad entrare e circolare all’interno di una zona a traffico limitato, oltre a coloro che risiedono nell’area sottoposta a limitazioni, i mezzi pubblici, i mezzi di emergenza e le vetture che dispongono di speciali permessi di transito. L’accesso delle auto elettriche invece, viene regolamentato in maniera differente, in base alla regione di riferimento (le auto elettriche, infatti, risultano esenti dal bollo auto per almeno 5 anni dall’avvenuta immatricolazione) e in Italia, non esiste una normativa unica e valida per tutto il territorio nazionale sulle ZTL.

 

La regolamentazione del traffico nei centri urbani delle nostre città, attraverso l’istituzione delle ZTL, non sarebbe insensata se solo avesse come scopo primario il migliorare la viabilità e la vivibilità dei nostri centri storici, ma a quanto pare non è questo l’obiettivo primario e la cosa potrebbe “degenerare” ancora di più.

A Venezia, per esempio, è stata realizzata la “Smart Control Room”, il comune, ha riempito la città di telecamere e sensori, controllati da una cabina di regia operativa H24 (la S.C.R appunto), in grado perfino di tracciare telefoni, numero dei turisti presenti, vedere qualsiasi cellulare in città risalendo alla provenienza e/o dove si trovano e tracciare gli “affitti in nero”. E da gennaio 2023, farà pagare un ticket (dai 3  ai 10 euro), d’ingresso alla città a tutti quei turisti che non vi pernotteranno almeno una notte.

A Messina, l’ex sindaco De Luca ha autorizzato l’installazione di centinaia di telecamere e sensori su tutto il territorio comunale, con lo scopo, disse, di garantire il controllo del traffico, del dissesto idrogeologico, della qualità dell’acqua e colpire gli illeciti ambientali. Insomma il classico “lo facciamo per la vostra sicurezza e per migliorare la vivibilità e le condizioni dell’ambiente”. Nemmeno un anno fa, l’ex sindaco, sorrideva davanti ai fotografi che lo immortalavano nella sua “Smart Control Room” da cui controllava strade e piazze, tutto soddisfatto.

Un paio di settimane fa, a Messina, il Consiglio comunale con diciassette voti su 32 aventi diritto (gli altri 15 erano assenti), hanno approvato il Pgtu (Piano generale urbano del traffico), presentato dallo studio Tps di Bologna che prevede tra l’altro, l’istituzione di ben 6 ZTL. Con ciò, intere aree della città verranno proibite alla grande viabilità ed ai cittadini se non alle condizioni proprie delle ZTL. Commercianti e residenti del centro e delle aree interessate applaudono, eppure in città come Milano, Torino, Firenze, Napoli, Palermo e altre, proprio adesso si stanno facendo passi indietro sulle ZTL.

I motivi alla base sono parecchi e di diversa natura, ad esempio si introducono limitazioni (con sanzioni per chi non ottempera), per i cittadini senza prima avere mitigato i disagi. Il centro, già deserto per diversi fattori (non ultimo la grave crisi economica che ha portato alla chiusura di molte attività), lo sarà ancor di più, considerato i costi che i cittadini dovranno sopportare per poterci entrare.

Nelle condizioni economico/sociali attuali, chiedo, chi e quanti saranno in grado di sostenerne i costi? Saremo costretti ad acquistare auto elettriche, come accade a Milano? E se nell’impossibilità di farlo, venderemo le nostre auto euro 4 e 5 per comprare un monopattino o una bici elettrica? E quante altre aziende, collocate nei centri storici, falliranno o saranno costrette a chiudere lasciando il passo alle grandi multinazionali della ristorazione, dell’abbigliamento o altro come già accade in altre città?

Le “vessazioni legalizzate”. Quell’infido sistema con cui i governi colpiscono dapprima una categoria, una piccola fetta di cittadini, con due obiettivi: se le proteste restano confinate ai soli destinatari vuol dire che la prossima volta si potrà alzare ancora di più l’asticella e, mentre si pensa agli altri provvedimenti con cui colpire la prossima categoria, le fazioni create saranno impegnate a farsi la guerra e quindi “distratti” sull’operato del governo.

Chi sostiene che le ZTL sono riserve “riservate” a pochi, ha ragione, ma solo perché chi sta o starà all’interno ha perso completamente contatto con la vita reale, che fa la gente reale. Come certi amministratori pubblici, quelli che si voltano dall’altra parte, che sembrano ipnotizzati dal “pensiero unico” e che hanno perso completamente ogni contatto con la gente “normale”, sostituendolo con i social.

Il problema del taglio dei finanziamenti governativi ai Comuni è reale quanto l’impossibilità, per molti cittadini, di poter sostenere costi e spese alle quali sono chiamati e obbligati a partecipare. Costi per la gestione della cosa pubblica, che oramai è quasi del tutto privatizzata.

In un sistema dove il mercato ed il denaro sono divenuti l’unica unità di misura del valore degli uomini e dove, il progresso tecnologico è imposto piuttosto che proposto, l’uomo è destinato a soccombere, in un modo o nell’altro non sarà in grado di sostenerne il peso economico/sociale imposto dal mercato libero e dal neoliberismo.

Ritengo che oltre la transizione digitale, green, ecologico/ambientale, della identità personale e della digitalizzazione di ogni cosa, ci sia l’uomo, che  dovrebbe tornare al centro di tutto. Ritengo che non vi sia possibilità alcuna di cancellare la digitalizzazione in atto, ma non si può lasciare che questa rimanga nelle mani di gente come Gates, Zuckeberg, Schwab, Colao o Cingolani.

Lo Stato deve tornare a essere sovrano, altrimenti ci dovremo accontentare di “non avere niente ed essere felici”.