UNA FIRMA SI’, UNA FIRMA NO: DE LUCA E’ “ABILE” O “IMPEDITO”?

A metà maggio il papà di De Luca ha un grave problema di salute; la città esprime solidarietà al Sindaco che annuncia due settimane di assenza. Il 3 giugno De Luca partecipa alla Messa in fascia tricolore; una foto in Cattedrale e poi la notizia: altri 10 giorni assenza.

 

Così il 12 giugno il Vicesindaco firma l’ordinanza anti-movida, dichiarando che il Sindaco è “assente”, giusta comunicazione del 15 maggio. Ma c’è un problema: nella tarda serata dello stesso giorno De Luca è a Palazzo Zanca, dove si riunisce con la giunta, conferendo tra l’altro un incarico al suo avvocato (Carlo Taormina) per aggredire un Decreto di Mattarella e “resuscitare” le ordinanze (scadute) sull’emergenza-Covid; poi dichiara che si prenderà altre settimane “da farsi perdonare”.

Anzitutto: un ricorso temerario per provvedimenti scaduti è danno erariale; poi, dare incarichi coi soldi pubblici ai propri legali è “inelegante” (conflitto di interesse, diremmo); infine, sorgono molte domande. La Giunta conferma contatti con Salvini per eventuale incontro, sempre giorno 12; dunque, come stanno le cose? Cosa dice la nota del 15 maggio? De Luca è assente o presente? È abile o impedito? O fa quello che vuole senza che nessuno possa dirgli nulla? Quanto scritto nell’ordinanza è vero o falso? E questo è rispetto dei cittadini, del ruolo, dell’istituzione? Chi può, ci aiuti.

Con tutto il rispetto per la salute del papà e l’augurio più sincero della migliore ripresa, non s’è mai visto un Sindaco assentarsi per un mese e mezzo, riapparendo quando gli gira, firmando gli atti che vuole e delegando quelli che gli interessano meno (bastava firmare l’ordinanza alle 23,00, preannunciandola agli interessati).

Non s’è mai vista una Giunta che usa l’ufficio stampa del Comune come sua agenzia politica per rispondere (senza farlo) alla nota politica di un gruppo consiliare. Non s’è mai sentito un assessore rispondere in aula allo stesso gruppo: “peggio per voi che non usate l’ufficio stampa”. Questo atteggiamento tradisce il modo distorto dell’amministrazione De Luca di intendere la funzione pubblica: anziché servizio imparziale alla città, strumento di propaganda. Non è la prima volta, deve essere l’ultima. Nessuno lo aveva fatto prima, e nessuno può permettersi di farlo ora.

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