Sicurezza e razzismo. Milano e non solo

Quattro bambini a Milano hanno rubato un’auto ed hanno ammazzato una signora. Caso volesse che fossero rom di un campo abusivo. Il nostro vice premier Matteo Salvini ha ricordato che, per evitare casi del genere, i campi rom andrebbero rasi al suolo e che la colpa è della sinistra che governa la sua città.

L’assessore alla sicurezza del Comune di Milano, Marco Granelli, replica che quando Salvini e i suoi sodali erano al potere nella città, non hanno mai chiuso un campo rom, mentre le amministrazioni di sinistra succedute ne hanno chiusi ben 24.

Sembra che il problema siano i campi nomadi che, di per sé, sarebbero forieri di disordine pubblico. Su questo assioma che sembra condiviso dagli amministratori di prima e di oggi, si è aperta la gara “a chi ce l’ha più lungo”, modo di dire per significare chi è più bravo.

In passato ci sono stati diversi casi di minorenni criminali, eppure non abbiamo mai registrato gare come queste, magari per dire che i palazzi o i condomini dove abitavano le famiglie di questi minorenni andavano rasi al suolo.

Sul caso dei bimbi che hanno ucciso la signora, vedremo come la giustizia cosiddetta minorile si muoverà.

Rimane il problema politico dei minorenni delinquenti. Se le premesse sono quelle del vice premier e dell’assessore milanese, noi abbiamo capito solo che c’è un punto d’incontro tra amministratori di destra e di sinistra: il razzismo.

Ché, secondo loro, i fatti delittuosi sono stati tali perché i bimbi erano rom, quindi considerati con l’abitudine a delinquere.  Certo, la responsabilità è dei genitori in entrambi i casi, ma i genitori rom sembrano più colpevoli di altri. Magari pensare, prima di giudicare e parlare, che se i rom fossero accolti e non respinti, marginalizzati, financo espulsi, certe cose non accadrebbero. E se accadessero, come purtroppo avviene per altri bimbi, il primo pensiero non sarebbe contro il rom maledetto, ma contro qualcosa che funziona male nella gestione dei servizi di pubblico aiuto e utilità. Cioè il rom non corpo estraneo da espellere come fosse una malattia, ma come parte della nostra società… a maggior ragione per i bimbi.

Non c’è verso, la nostra italietta proprio non ce la fa, ha sempre bisogno di un capro espiatorio ai propri pruriti, manchevolezze e ignoranze.

Mentre dilaga l’ebreo cattivo e genocida, ecco un fantasma che da un po’ di tempo sembrava perso nell’al di là, il rom. Poi, anche se apparentemente meno espiatori, ci sono sempre gli omossessuali (si pensi ai divieti ai gay pride) e – che invece tengono sempre bene la presenza – le donne: ammazzate e/o impedite nell’esercizio di loro diritti come quelli economici e gestione del proprio corpo (aborto, maternità surrogata, per esempio). E non sottovalutiamo i “non caucasici” (quelli che gli ignoranti chiamano bianchi), oggi molto nel mirino con la tipologia di immigrati.

Forse è proprio vero che siamo un Paese razzista.

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc