Sicilia al voto. Chi più varrà: quattro gatti coi coglioni intatti o quaranta miliardi di castrati?

Un pezzo dopo l’altro la politica siciliana frana e franando ondeggia, si squarcia, minaccia persino la stabilità del partito unico che da decenni padroneggia. Partito unico che una volta premia la destra e l’altra la sinistra ma che in fin dei conti favorisce il Sistema che lo genera.  Eppure i suoi tifosi come degli scolari pasticcioni, seguitavano fino all’altro ieri a minimizzare. C’era una volta Cuffaro, poi Lombardo, quindi Crocetta e… in ultimo Musumeci: tutti pargoli degli stessi genitori. 

E era questo in fondo quanto i siciliani sempre più avidi d’ottimismo, e tronfi di sé per i guadagni incassati alla fiera del Palazzo, volevano. Dimenticare a memoria quello che s’era detto e ridetto sulla Sicilia terra di mafia. Oppure dare alla frase “se vuoi la pace, prepara la guerra” il senso opposto di quella che gli eventi davano. Oggi ci si prepara all’ennesimo giro di giostra con Regionali e Politiche che promettono strambe alleanze e possibili ribaltoni. Come arriva la classe dirigente siciliana appartenente al Partito unico? Bella domanda: v’è stata una gara a illudersi, a non vedere; perché il mestiere del cosiddetto padre della patria, o del giornalista pagato dal Sistema, pareva quello di chi deve comunque dire che la torta cresce e c’è sempre più panna, per tutti, da mangiare.

Di chi la colpa dunque? Ma anzitutto di quei cittadini che hanno creduto alle cavolate di Beppe Grillo, tronfi, confusi dalla cupidigia, e desiosi d’udire, solo le amenità dei venditori dei sogni cinquestelle. Adesso vagano per le strade dubitosi di tutti e tutto, si rimproverano per battaglie di cui fino a un mese fa si vantavano tra sé, rassicurati. Mai vendere, sempre comprare: regola folle. Mentre se c’era un modo di limitare i danni, era proprio di smettere di firmare cambiali in bianco. Eppure quale profluvio di chiacchiere rassicuranti, ammansite dai cosiddetti colonnelli di Grillo, e dallo stesso Conte? Del resto tutti i giornali l’interrogano e l’interrogavano ogni giorno. Ma nessuno voleva accorgersi ch’era come chiedere a un vampiro, il conto delle donazioni Avis.

Tacerei pietosamente di taluni verbosi cambisti, quelli per cui il Governo Draghi non sarebbe caduto più di tanto. Né si possono tacere il seguito di bugie dette da Berlusconi, Salvini e Meloni e finte per buone da quelle delegazioni di opinionisti che se in terra esistesse una giustizia, dovrebbero cambiare mestiere come il nostro ex Governatore Nello Musumeci. Quanto, poi al mitico sindaco d’Italia, Cateno De Luca, e alla sua allegra armata che si appresta ad assaltare Palermo e Roma: essi sono per lo più teorici, e messi già in difficoltà da un calcolo dello scorporo dell’Iva. I più svelti che seguono gli eventi fanno peraltro i consulenti, sono cioè assoldati per argomentare quello che fa comodo a chi gli dà i soldi.

Di chi dunque ci si poteva fidare in questa pasticceria di zuccherata menzogna? Solo nel nostro cuore. Ma rari, politici o no, si sono in questi anni ricordati d’averne uno. Come il Vangelo di Luca 12,32-48 spiega: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”. Che altro aggiungere? Giacché abbiamo celebratoil Partito unico siciliano, la nuova (e miracolosa?) squadra che ci salverà dalla crisi economica, ci sarà consentito chiudere con dei versi di Elsa Morante… per esempio, chi più varrà: quattro gatti coi coglioni intatti o quaranta miliardi di castrati? Eh? chi lo sa?