Save the Children: necessario intervenire con urgenza per affrontare situazioni di disagio, esclusione e violenza di giovani e adolescenti

“I casi drammatici riportati dalle cronache ci chiedono di intervenire con urgenza per affrontare situazioni di disagio, esclusione e violenza di giovani e adolescenti”. Lo dichiara Raffaela Milano, Direttrice Ricerca di Save the Children, commentando i diversi episodi di violenza che hanno coinvolto giovanissimi nelle ultime settimane.

“I fattori alla base della violenza giovanile sono diversi e anche le sue manifestazioni.  Non può dunque esistere un’unica ‘ricetta’ per contrastarla – ha aggiunto – Per questo è necessario intervenire su più livelli, in modo organico, con politiche educative e sociali integrate preventive e di contrasto. È fondamentale innanzitutto contrastare la ‘desertificazione educativa’, restituendo spazi pubblici ai ragazzi e alle ragazze, in particolare nelle aree più deprivate, dove vanno potenziati luoghi per l’incontro e la socialità, lo sviluppo di opportunità formative e di inserimento lavorativo. Promuovendo altre possibilità ed esperienze di crescita in questi luoghi è possibile prevenire l’emergere della violenza, offrendo alternative positive ai bisogni di ragazzi e ragazze. Allo stesso tempo, quando affrontiamo questi temi, facciamo attenzione a non etichettare un’intera generazione, composta per la stragrande maggioranza da ragazzi e ragazze responsabili e solidali”.

“Occorre inoltre sostenere il ruolo delle famiglie e delle scuole nell’ascoltare e accompagnare i ragazzi e le ragazze nella crescita, promuovendo un’educazione non violenta”, ha evidenziato Raffaela Milano, sottolineando l’importanza di “ascoltare e coinvolgere i ragazzi e le ragazze, raccogliere le loro esperienze e il loro punto di vista per interpretare il fenomeno e definire gli interventi”.

Le voci dei ragazzi

Proprio per questo motivo, Save the Children ha chiesto ad alcuni ragazzi e ragazze tra i 14 e i 20 anni che frequentano i progetti dell’Organizzazione di esprimere stati d’animo e valutazioni sul fenomeno della violenza giovanile.

Sebbene molti ragazzi e ragazze non riconoscano immediatamente la violenza come un problema nella loro vita quotidiana, esistono situazioni concrete che meritano attenzione e destano la loro preoccupazione. Alcuni manifestano insicurezza, altri esprimono il  bisogno di costruire relazioni umane sane, altri ancora sentono la necessità di figure di riferimento, mentre altri ancora evidenziano l’influenza del gruppo nei comportamenti violenti o l’impatto del bullismo. “Anche se direttamente non ho subito niente di tutto ciò sono preoccupata, perché questi episodi sono sempre più frequenti.”, ha detto una ragazza agli operatori di Save the Children. Le fa eco un altro giovane,: “Nel nostro territorio questi episodi vedono come protagonisti  ragazzini piccoli, soprattutto delle medie, che non ragionano e fanno sciocchezze non giustificabili, tendenzialmente quando sono in gruppo”.  Un ragazzo sottolinea che “in alcuni casi il problema [della violenza] è la mancanza di figure di riferimento”, mentre un’altra evidenzia che “le persone [giovani] hanno cose da comunicare, ma non hanno strumenti più civili della violenza per farlo”.

Ma quali sono le soluzioni per arginare la violenza tra gli adolescenti secondo i ragazzi e le ragazze ascoltati da Save the Children? Innanzitutto la consapevolezza: “Non si dovrebbe commettere violenza non per paura della pena, bisognerebbe capire che è sbagliato e basta”, dice un ragazzo. “Credo che le scuole abbiano un ruolo importante, ma di accompagnamento a quello che viene fatto in famiglia. Credo che questo sia un problema risolvibile a monte, solo cambiando l’impostazione educativa”, sottolinea una ragazza,  mentre un’altra afferma come “per fermare questi episodi secondo me ci dovrebbe essere un’attività di educazione affettiva all’interno del programma scolastico, che insegni come creare rapporti umani sani”. C’è chi sottolinea che “gli atti violenti legittimano le istituzioni a reprimere, alimentando così la spirale di violenza” e c’è chi incoraggia a “parlare di più di ogni forma di violenza, non solo in presenza, ma anche sui social”, mentre “Le poche volte che sui social ci sono delle campagne vengono fatte solo per avere like”.

“L’unica risposta credo siano prevenzione, educazione ma soprattutto momenti che creino spazi in cui si smontino idee e modalità di azione sbagliate, facendo ragionare e comprendere”, concludono.