Sanità & altre storie: Il cuore negato

Pronto Soccorso intasati, mesi d’attesa per una visita, liste infinite per un’ecografia. È la nuova normalità della sanità pubblica. Ma come ci siamo ridotti a questo? È davvero accettabile che il diritto alla salute venga vissuto come una lotteria?

E chi non ha i soldi per comprare il biglietto?

Con 18,52 miliardi di euro stanziati (15,63 dal PNRR e 2,89 dal Fondo Complementare), la Missione “Salute” avrebbe dovuto rafforzare i servizi territoriali, creare nuove strutture come Case e Ospedali di Comunità, digitalizzare il sistema e garantire l’accesso ai Livelli Essenziali di Assistenza. Invece, si chiude il Centro di Cardiochirurgia Pediatrica del Mediterraneo di Taormina, convenzionato col Bambino Gesù di Roma: un’eccellenza internazionale che cura bambini siciliani e calabresi, smantellata per decreto entro il 31 luglio.

Ma se i fondi ci sono, perché non vengono usati per salvare ciò che funziona? Dove finiscono i miliardi del PNRR? Chi controlla davvero come vengono spesi?

Tutto inizia con il decreto Balduzzi del 2012, figlio dell’austerità del governo Monti: una “razionalizzazione” che impone un solo centro di cardiochirurgia pediatrica ogni 5 milioni di abitanti, ignorando la realtà dei territori e i bisogni delle famiglie. Dietro la parola “efficienza” si è consumato un taglio miope, che colpisce i più fragili.

Intanto, a Palermo nasce nel 2023 un nuovo reparto di cardiochirurgia pediatrica, affidato tramite bando al Gruppo San Donato, gigante privato della sanità (2,6 miliardi di fatturato nel 2024), guidato dall’ex ministro Angelino Alfano. Ma se il decreto Balduzzi prevede un solo centro, perché crearne un secondo, privato, mentre si chiude quello pubblico? Tra luglio 2023 e marzo 2024, Taormina ha effettuato 165 interventi pediatrici, Palermo 167. Dunque, due centri possono coesistere, come già accade in Veneto.

Mi chiedo: è normale che un ex ministro lavori per cancellare una eccellenza pubblica nella sua stessa terra, a beneficio di una struttura privata? È questa la coerenza che si pretende da chi ha avuto responsabilità di governo? E Messina? Ha spazi e competenze. Perché ignorare il trasferimento del reparto al Papardo? Anche questo presidio è destinato a sparire? A Palermo sono già stati destinati oltre 750 milioni per tre nuovi ospedali e per la ristrutturazione del Cervello.

A che/chi serve davvero accanirsi su Taormina? Secondo i dati ministeriali, il 52% dei piccoli pazienti arriva dalla Sicilia orientale. Spostare tutto a Palermo aumenterebbe del 137% i tempi di percorrenza. Per i bambini calabresi, Taormina è l’unico presidio raggiungibile. Dov’è la “sanità di prossimità” tanto declamata? Finisce la retorica e inizia l’aritmetica dei tagli?

In Sicilia, su 1,4 miliardi di euro del PNRR per la sanità, solo il 4,99% è stato speso per le Case della Comunità e il 4,66% per gli Ospedali della Comunità. Le strutture che dovevano rivoluzionare l’assistenza territoriale sono ancora sulla carta. Come si può giustificare la chiusura di un reparto che salva vite, mentre ciò che doveva sostituirlo nemmeno esiste? Chi si assume la responsabilità di questo fallimento?

Intanto, i cittadini pagano due volte: con le tasse e con il portafoglio. Gli italiani, secondo Aiop, spendono ogni anno oltre 46 miliardi di euro per curarsi nel privato. Una cifra in crescita, gonfiata da attese interminabili e un pubblico che arretra a beneficio di chi, di cosa?

E la politica? Il sindaco di Taormina, Cateno De Luca, aveva promesso battaglia. Ma dov’è oggi il suo piano concreto? Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha firmato l’accordo col Governo nel luglio del 2024 per il piano di rientro del disavanzo davanti ai ministri Schillaci e Giorgetti, che si limitano a far quadrare i conti, sancendo la fine del reparto. Ma la salute dei bambini è solo una voce di bilancio?

È accettabile che chi governa dia priorità ai numeri schiacciando le persone? Chi pagherà il prezzo di queste scelte?

Quando l’Europa ci chiede di rispettare il pareggio di bilancio, ci chiede anche di sacrificare i diritti più elementari sull’altare dei parametri. E la politica italiana, genuflessa, esegue: obbedisce, taglia, smantella. In nome del contenimento della spesa pubblica, si chiude un reparto che salva vite e si favorisce una sanità privata sostenuta, ironia della sorte, da fondi pubblici. Il centro di Taormina batte ancora.

Ma nessuno vuole più ascoltare quel cuore. Forse perché il rumore dei soldi copre tutto.

bilgiu