Ricciardello, presidente Ance Messina: Abrogare subito il Codice Appalti

 “Il Codice degli Appalti va abrogato”. Il Presidente di Ance Messina Giuseppe Ricciardello non usa mezze parole o perifrasi per descrivere la propria posizione in merito al complesso di norme che, dall’aprile del 2016, regolano la materia dei lavori pubblici in Italia.

 

“Faccio parte dal 2014 della Commissione Referente Opere Pubbliche di Ance Nazionale – continua Ricciardello – e, nelle nostre riunioni a cadenza almeno mensile, abbiamo discusso tantissime volte degli interventi che necessitano per fare ripartire il nostro settore. Ho sempre ribadito che l’attuale Codice ha aumentato la burocrazia, bloccato la spesa pubblica, portato i ribassi d’asta a percentuali vicine, in media, al 40%, costringendo al fallimento tantissimi nostri colleghi in tutta Italia. E la lista delle storture alimentate dalle leggi emanate in questi anni, prosegue con i vantaggi competitivi concessi ai consorzi stabili e l’incremento esponenziale dei contenziosi, a partire dalla fase di emanazione dei bandi, fino alla fase di aggiudicazione delle opere.

L’Ance – sottolinea Ricciardello – sta facendo una campagna di comunicazione per portare all’attenzione dell’opinione pubblica la problematica delle opere bloccate, con la responsabilità di leggi inadeguate e dannose. In ambito regionale ci sono lavori da sbloccare per un importo complessivo di 10 miliardi di euro, come ha ribadito il dottore Bellomo, dirigente generale del dipartimento regionale infrastrutture, in un convegno tenutosi nei giorni scorsi a Palermo. Sono, in gran parte, interventi di Anas e Rfi – prosegue il Presidente dei costruttori messinesi – indispensabili per lo sviluppo dei nostri territori e che sarebbero una boccata di ossigeno per tutta l’economia siciliana. Ma rimangono impastoiati in una serie interminabile di procedure, pareri, aggiornamenti normativi a volte contraddittori tra di loro, imposti da un Codice che non deve essere emendato, ma, bensì, interamente abolito.”

E la situazione diventa critica anche nei casi in cui vi sono enti appaltanti virtuosi in grado di portare a termine il complesso iter della validazione della progettazione e arrivare in prossimità delle gare di appalto: “Nelle scorse settimane abbiamo reso noto – continua Ricciardello – il caso dell’Ufficio del Commissario Regionale per il Dissesto Idrogeologico, con una ventina di gare in corso da mesi senza individuare l’aggiudicatario definitivo, e stiamo effettuando un monitoraggio di altre situazioni simili che si verificano anche con Università, Protezione Civile ed altre amministrazioni locali.

Ho letto sulla stampa messinese del documento presentato nei giorni scorsi dal Commissario dall’Autorità Portuale dello Stretto De Simone,  che, durante il suo mandato, è stato tra i pochissimi ad impiegare realmente le risorse disponibili. Si tratta di un elenco di opere che l’Autorità Portuale potrà avviare nel prossimo triennio, per investimenti complessivi pari a oltre 320 milioni di euro da spendere nella nostra provincia. Ma siamo sicuri – afferma Ricciardello – che l’Autorità Portuale avrà la possibilità di aprire tutti questi cantieri da qui al 2022? Oppure le leggi sugli appalti impediranno ai responsabili amministrativi e ai vertici dell’Autorità di portare a termine le procedure necessarie in tempi normali?

La schizofrenia del sistema del lavori pubblici – conclude il Presidente di Ance Messina – è definitivamente affermata dal dato emerso in una recente rilevazione effettuata in ambito regionale dalla nostra associazione. Avevano spacciato l’aggiudicazione con il metodo dell’Offerta Economicamente più Vantaggiosa come il giusto mix tra esigenze della pubblica amministrazione e qualità dei lavori. Ebbene, in Sicilia, dal 2016 al 2018, si sono raggiunti ribassi d’asta tra il 35 e il 40% sia con l’OEPV che con il criterio del prezzo più basso, a testimonianza della inutilità della legge vigente, un esempio banale della assoluta necessità di abrogarla subito. Perdere ulteriore tempo, sarebbe un delitto che farebbe scomparire le nostre imprese e costringerebbe tutta l’economia ad un grado di sottosviluppo cronico”.