RADIO ZANCA: GALATI MARINA, MESSINA (IN)SICUREZZA

La storia del degrado di Messina incomincia da Galati Marina, frazione costiera della Prima circoscrizione nella periferia sud, simbolo di degrado e di abbandono, dove ogni casa salvata dal mare è una conquista.

La storia

L’erosione costiera che interessa Galati Marina non è solo un’evoluzione naturale del litorale, bensì ha avuto un’evoluzione rapida a causa di alcuni interventi fatti dall’uomo (Lungomare di S. Margherita e approdo di Tremestieri). Gli abitanti del posto narrano che dal 2006- anno in cui fu concluso il lungomare e lo stesso approdo – puntualmente, ogni anno (forse c’è stata una pausa solo nel 2017) le mareggiate (Ottobre-Novembre) causano ingenti danni e il mare guadagna spazio, riducendo così la lunghezza della spiaggia, che da 100mt in atto è praticamente sparita.

Lo sguardo di due sorelle Giulia e Loredana Ingegneri che fanno parte del Comitato “Salviamo Galati Marina” sono i nostri occhi sulla sofferenza di una comunità che attende da anni risposte chiare dai palazzi della Politica. Il loro è un racconto segnato da un senso costante di ribellione, sono donne dal temperamento forte e pieno di spigolosità inaspettate e di dolcezze tra le righe, sono sguardi di chi ha attraversato l’esperienza del dolore come aspetto ineludibile dell’essere al mondo e comunque della condizione umana. Un “occhio” – il loro – nient’affatto distaccato, mai rivolto solo all’esterno, piuttosto abituato da sempre a scrutare le pieghe delle proprie ferite.

 

L’accusa.

Ci dicono che i soldi per Galati Marina ci sono  – Patto per il Sud 2014-2020 – e il progetto di riqualificazione pure, tuttavia l’iter è fermo da anni: alla Regione non si sa per quale motivo non si proceda. L’intero paese ha subito un danno all’economia e alla salute. Nulla si è mosso fino a oggi e le amministrazioni che hanno governato la città e la Sicilia, restano in silenzio. Numerose le passerelle da parte dei candidati nelle varie campagne elettorali, luce dei riflettori durata poco, e silenzio stampa da parte delle istituzioni anche durante le mareggiate dell’ultimo periodo“.

Se i Presidenti della Regione in questi anni sono stati prudenti, i sindaci di Messina e gli assessori competenti, sono stati più prudenti dei Governatori. Così gli abitanti di Galati hanno imparato a loro spese che attorno al salvataggio del litorale c’è una zona d’ombra.

Giulia e Loredana: “Non ci spieghiamo i ritardi del Commissario regionale per l’emergenza Maurizio Croce e degli altri enti coinvolti nella costruzione dell’opera, che nella sua terza e ultima fase prevede la realizzazione dei pennelli, a completamento dei progetti previsti per Galati Marina con cui si è già realizzata una barriera radente, dapprima antistante il condominio Raciti e adesso fino alla foce del torrente. Mentre la burocrazia e la politica perdono tempo prezioso, il mare incessantemente lavora per spianarsi la strada, rendendo la barriera esistente un’opera non più sufficientemente protettiva per le case e le attività che ormai si ritrovano sul water front“.

Beh, qui siamo alla pochade. Se è così davvero, non ci stupiamo del fatto che il territorio sia andato a carte quarantotto. Nemmeno il più pessimista ambientalista avrebbe immaginato una situazione di incomunicabilità tra istituzioni e cittadini simile a questa.

Giulia e Loredana incalzano: “Infatti le forti mareggiate sono tornate a seminare preoccupazione e agitazione tra le persone del luogo, che hanno visto il mare e la sabbia, nonostante la barriera, invadere nuovamente le proprietà. Numerose sono state le richieste di aiuto lanciati dai singoli cittadini, a cui è seguito un assordante silenzio da parte delle istituzioni. Appello rivolto anche al Sindaco Cateno De Luca, che in precedenza, aveva annunciato con orgoglio, la seconda fase del progetto, dal quale a oggi non riceviamo più notizie.

Roba da grandi manovre: ci vorrebbe qualche pompiere e qualche sommozzatore, per infilarsi nei “buchi” aperti dall’erosione costiera che interessa Galati Marina. Ma lo vogliamo dare un 8 alla politica con la p minuscola? Questi amministratori sono meglio di Houdini: spariscono davvero bene quando c’è da prendere una decisione per il bene della città.

Mentre l’Amministrazione comunale balbetta, tergiversa, elude la questione per rimandare ripetutamente la decisione, il mare ha inghiottito parte della storia umana di Galati Marina: fotografie sgualcite e sbiadite dall’acqua, pagine scritte nei diari del cuore, ma anche cibo, medicinali, un campo di calcio. Oggetti e speranze che il mare ha portato via. Al punto che sarebbe il caso che qualcuno proponesse al sindaco De Luca un piccolo museo a Galati Marina.

Giulia e Loredana e il Comitato incalzano le Istituzioni preposte: “Si è andati avanti con la politica delle somme urgenze, con le quali vengono spesi migliaia di euro di soldi pubblici per interventi di dubbia incisività, invece è come se fosse stato istituito un fondo per i politici sulla pelle di noi cittadini. A fronte di questa annosa situazione, di queste assenze e mancate risposte, abbiamo deciso di costituirci in un comitato libero e spontaneo denominato “Salviamo Galati Marina”, proprio perché fino all’ultima mareggiata l’istanza del singolo cittadino è rimasta inascoltata, adesso siamo determinati ad agire come forza collettiva. Galati non può più aspettare. Martedì 12 Febbraio u.s. siamo stati ricevuti all’ARS, in IV commissione, occasione in cui il commissario, Maurizio Croce, ci ha garantito che il tutto procederà nel più breve tempo possibile. Entro 15 gg si dovrebbe procedere per Conferenza dei servizi, quindi 60gg per dare l’avvio alla gara d’appalto. Fine lavori primavera 2021. Sarà vero? Nel frattempo il prossimo autunno come vivremo? Con il mare alle porte? La prossima estate le attività commerciali continueranno a non lavorare per cui chiuderanno battenti entro breve tempo. Per i residenti e le attività commerciali si dovrebbero chiedere agevolazioni fiscali, risarcimenti e creazioni di opere compensative per il paese“.

Il buon gusto è assente dalla dichiarazione, ma in fondo si tratta solo di mettersi d’accordo: quanti morti occorrono per occuparsi seriamente, una volta per tutte, di Galati Marina? Due, tre, dieci, venti? E i feriti gravi? Si può dire, allora, che la nostra è una città svergognata? Tutt’altro: la vergogna non è scomparsa, anzi. E’ diffusissima, è una specie di ossessione collettiva. Non è però la vergogna morale che inquieta. E’ un’altra forma di vergogna, quella sociale: è la vergogna di essere nessuno al cospetto degli amministratori. Di non emergere, di non apparire, di non avere diritto di parola. Da Galati Marina a Palazzo Zanca, a Palermo, a Roma.

Ecco la storia di un territorio oggi deluso dai suoi consiglieri. E nessuno che si dichiari sorpreso se poi si ricomincia a parlare del mare che corrode le pietre, che sgretola marmi e travertini, che riduce in polvere case e fregi, rosoni e cornici. Qui si continua a fare appello alla professionalità di tutti, ma abbiamo amministratori professionisti solo nelle tavole rotonde, nelle chiacchiere: l’erosione costiera che interessa il territorio di Galati Marina a loro non interessa.