RADIO ZANCA: DE LUCA SUL CASSONETTO …”E IO PAGO!”

A cavallo di un cassonetto, De Luca canta vittoria al grido (un po’ “eccessivo”) di “Viva Maria”, spacciandosi per grande artefice della differenziata a Messina. Fedele al suo stile politico, si prende il merito di cose predisposte da altri, mascherando con piglio napoleonico i suoi fallimenti in materia di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Messina e mettendone il costo sulle spalle dei messinesi.

Lascia intendere di aver superato Palermo e Catania nella raccolta differenziata. Peccato che a operare il sorpasso è stato non lui, ma il suo incubo: Renato Accorinti, nell’anno 2016 (si vedano le tabelle ISPRA allegate). Con una società in liquidazione, appesantita da passati imponenti debiti imponenti, recuperando e completando i finanziamenti regionali, Accorinti ha investito per il porta a porta, acquisendo 34 mezzi (oggi usati da De Luca) e avvia un servizio regolare e diffuso. Tra il 2013 e il 2018 la differenziata triplica a Messina passando dal 6% al 18%.

Arriva De Luca. In campagna elettorale promette che la TARI scenderà significativamente per i messinesi. Trova una società nuova di zecca, capace di realizzare investimenti, con un management di altissimo profilo, un piano industriale già disegnato e un piano strategico che prevede investimenti, internalizzazioni di funzioni, e (sostenibilmente) la differenziata al 30% entro il 2019. Cosa fa? Caccia il Direttore Generale (senza sostituirlo: MessinaServizi è forse l’unica “grande azienda” italiana a non avere un DG da due anni e mezzo), affida tutto a un suo “fedelissimo”, già titolare di altro incarico pubblico retribuito, promettendo l’impennata della differenziata: +45% di differenziata in 6 mesi. Trascorsi 12 mesi, c’era un risibile +0,9%, che aveva rallentato la crescita precedente (+1,1% nel 2014, + 1,8% nel 2015, + 1,8% nel 2016, + 3,0% nel 2017, + 3,7% nel 2018). A tutt’oggi è del 25% sotto l’obiettivo di due anni fa.

Aveva promesso una TARI più leggera: oggi i messinesi pagano 10 milioni e mezzo in più che nel 2018, e sono stati tagliati circa 2,5 milioni di sgravi alle famiglie meno abbienti.  Dove sono andati a finire questi soldi? All’azienda Tech di Floridia (SR), che nel 2020 risulta “infiltrata” dalla mafia e sottoposta ad amministrazione giudiziaria dal Tribunale. Adesso la stessa azienda prende migliaia di euro (in più) al giorno per fare quello che dovrebbe fare Messinaservizi: …raccogliere i rifiuti dalla strada.

Come mai viene esternalizzato il servizio primario dell’azienda (raccogliere i rifiuti)? Il Presidente dice di non voler sottrarre personale dalla raccolta differenziata; in realtà rivela incapacità di previsione o un disegno deliberato: è stata questa gestione politico-amministrativa ad aver “distratto” i lavoratori, affidando loro cura del verde, randagismo e deblattizzazione.  In pratica, la partecipata dovrebbe raccogliere e smaltire i rifiuti, il Comune le affida altri servizi, e poi, non essendoci (secondo il management) personale sufficiente, si rivolge a un privato per il servizio principale.

Ma è possibile che un’azienda con oltre 500 unità di personale non possa gestire la raccolta di 230.000 abitanti senza esternalizzare parte dei servizi? Basta guardare altre esperienze. A Verona l’azienda AMIA, con poco più di 600 dipendenti, serve un bacino di utenza di 330.000 abitanti (Verona, più comuni limitrofi), con una raccolta differenziata al 53% (dati ISPRA 2019); a Messina oltre 500 dipendenti non sono in grado di gestire 100.000 abitanti in meno. È chiaro: il pesce puzza dalla testa; il risultato dipende dalla qualità manageriale, non dall’inabilità dei lavoratori. È il fallimento della gestione De Luca. Sarà un caso che approssimandosi le elezioni si vociferi di nuove assunzioni?

E la colpa dei cumuli in centro? È dei commercianti incivili! Comodo fare gli show e i blitz chiamando “colleghi” i vigili e aizzandoli alla sanzione. Questo non significa governare la città: un servizio complesso e delicato non può essere “calato” dall’alto senza un coinvolgimento attivo delle utenze. Soprattutto nei centri storici, dove gli edifici e le luci dei negozi non hanno spazi adeguati e sufficienti, il sistema dei mastelli e dei carrellati è stato abbandonato dalle grandi città, rivelandosi inefficiente e ingestibile. Ma a Messina si sa, tutto funziona al contrario e la colpa è dei cittadini e commercianti, ai quali viene imposta una inedita tassa …sull’uso pubblico del suolo privato: un incremento della TARI di 13 milioni per tenersi in casa o in negozio carrellati e mastelli!

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