PRONTO SOCCORSO IN SICILIA: TERMOMETRO DI UN SISTEMA AL COLLASSO

PALERMO – La realtà dei Pronto Soccorso appalesa il cortocircuito del sistema sanitario. «Le annose criticità dei Servizi Assistenziali di EmergenzaUrgenza devono essere esaminate e affrontate nel quadro complessivo di cedimento del SSR – sottolinea il coordinatore regionale della Rete Civica della Salute Pieremilio Vasta – in quanto nei Pronto Soccorso regionali spiaggiano caoticamente le mancate risposte lungo i percorsi di tutela della salute e di bisogno di sanità.

 

Sono diventati spesso la scorciatoia cui si corre spesso con angoscia, a volte con ingenuità, altre invece con astuzia. O peggio quando si è irresponsabilmente portati da assistenza scadente della medicina di famiglia. Le percentuali di prevalenza dei codici bianchi e verdi ne sono la prova. La mancanza di reale continuità assistenziale nella presa in cura dei bisogni sanitari e la disconnessione tra assistenza primaria, specialistica, ospedaliera e riabilitativa determinano forti squilibri che infine si scaricano sui PS».

 

La Sottocommissione Speciale sui Pronto Soccorso della Regione Siciliana – coordinata dal deputato Antonio De Luca – ha incontrato i rappresentanti della società civile per affrontare le problematiche rilevate dalle segnalazioni degli utenti e dei medici di famiglia. Hanno partecipato ai lavori i deputati regionali Margherita La Rocca Ruvolo, Giuseppe Zitelli, Giovanni Burtone, Carlo Gilistro, il presidente della Conferenza dei Comitati Consultivi della Aziende sanitarie della Regione Siciliana Pier Francesco Rizza e il coordinatore regionale delle Rete Civica della Salute Pieremilio Vasta.

Dalle segnalazioni degli utenti, condivise dalla RCS, emerge «una grave carenza di comunicazione tra parenti e personale sanitario. Per ore e a volte per giorni, le persone sostano fuori, col sole o la pioggia, in attesa di ricevere notizie. Non mancano purtroppo episodi di risse. I corridoi dei PS brulicano di barelle inadeguate alla sosta prolungata dei pazienti. Scomodi, talvolta a digiuno e senza i farmaci di routine. Per giorni minori, adulti e anziani indossano gli indumenti d’ingresso. Le astenterie non sono reparti con assistenza infermieristica come la degenza. Alle dimissioni – secondo le segnalazioni pervenute – non segue una comunicazione agevole con i medici di famiglia».

 

«Dopo decenni di blocco assunzioni e numeri chiusi nella formazione dei medici, oggi assistiamo inermi al disastro – sottolinea Pieremilio Vasta – occorre un impegno severo e sagace per la riorganizzazione dei servizi sul territorio. È necessaria un’assoluta attenzione verso il benessere degli operatori sanitari e la rifunzionalizzazione delle risorse umane, nuove ed esistenti, in linea con gli obiettivi del PNRR, potenziando e promuovendo la medicina di prossimità e di iniziativa».

 

Secondo la RCS solo la riorganizzazione territoriale dunque, se attuata davvero, può contribuire a porre un freno all’affollamento dei Pronto Soccorso. Si dovrebbe puntare all’oculata realizzazione delle Case e degli Ospedali di Comunità, cerniere a monte e a valle dei PS e dei ricoveri ospedalieri necessari. «Il rischio è costruire involucri senza cambiamento organizzativo e qualitativo dell’assistenza socio-sanitaria.  Oltre ai fondi per la realizzazione delle strutture – conclude Vasta –  serviranno infermieri, medici, specialisti per farli funzionare, e bisogna sensibilizzare al meglio gli utenti con una completa e corretta informazione per orientarli alla medicina di prossimità».

 

Tra le proposte a medio termine c’è l’organizzazione di un confronto costruttivo sulle criticità che riguardano i PS di II° livello e la medicina del territorio con il coinvolgimento di un medico di famiglia, un responsabile del 118 e un paziente. C’è anche la standardizzazione della comunicazione tramite un’APP che favorisca lo scambio tra operatori sanitari e pazienti in carico nei Pronto Soccorso, se vigili o parenti. Si propone anche il rilancio del Progetto Nazionale Agenas sul grado di Umanizzazione delle strutture sanitarie e l’attuazione dei piani di miglioramento del benessere organizzativo e della relazione con la persona. Infine si auspica la valutazione partecipata della performance dei PS, secondo le Linee Guida della Funzione Pubblica 4/2019.