Processo Mps, poco trasparente la decisione di Consob di rinunciare al ricorso in Cassazione

L’intervento di Confconsumatori sulla sentenza della Corte di Cassazione nel processo in cui l’associazione ha difeso numerosi azionisti Mps

Parma – La Corte di Cassazione ha respinto come «inammissibile» il ricorso della Procura generale contro le assoluzioni in appello degli ex vertici di Mps e delle banche estere Nomura e Deutsche Bank sui cosiddetti “derivati” Santorini e Alexandria, confermando la sentenza di secondo grado e facendo così venir meno anche le richieste risarcitorie. Confconsumatori ha difeso numerosi azionisti di Mps e si era costituita parte civile nel processo, ottenendo nella sentenza di primo grado il risarcimento del danno. Ora si attende l’esito del giudizio sul secondo filone del processo, che vedrà la Corte d’appello di Milano esprimersi sulla conferma o l’annullamento della condanna in primo grado dei successivi vertici Mps. Ma Confconsumatori intende porre l’attenzione sul ruolo di Consob, che ha rinunciato al ricorso su questo primo filone del processo.

IL CASO – Il Tribunale di Milano aveva emesso in primo grado una sentenza di condanna e la Corte d’appello di Milano aveva riformato quella pronuncia: era quindi stato proposto ricorso per Cassazione da parte della Procura generale di Milano. Anche Consob, quale parte civile, aveva presentato ricorso contro la sentenza della Corte di Appello di Milano. E la decisione della Cassazione è stata di “inammissibilità del ricorso”. «Trattandosi di un giudizio di legittimità – dichiarano da Confconsumatori – il ricorso per Cassazione deve essere puntuale nel censurare la ritenuta violazione di norme di legge della sentenza impugnata, senza poter entrare nel merito dei fatti, quindi solo in punto di diritto: se il ricorso non ha queste caratteristiche, viene dichiarato inammissibile, quindi la Cassazione non entra e non può entrare nel merito delle questioni sollevate. In altri termini, se il ricorso è inammissibile per un vizio “di struttura”, anche se la prospettazione fosse fondata la Corte di Cassazione non la esamina: questo è avvenuto».

IL RUOLO DI CONSOB – Ma l’aspetto che suscita maggiori perplessità è un altro: «In apertura dell’udienza dinanzi alla Corte di Cassazione Consob ha rinunciato alla costituzione di parte civile, facendo venir meno il proprio ricorso. Lo stesso Procuratore generale è parso stupito, evidentemente perché se da un lato ha ritenuto che il ricorso presentato fosse inammissibile, probabilmente avrebbe potuto sostenere quello di Consob. Le ragioni della decisione della Consob non si conoscono – dichiarano ancora da Confconsumatori – ma se consideriamo che l’Autorità è stata sempre il grande accusatore, si potrebbe presumere che abbia ottenuto un risarcimento del danno dalle società imputate. In ogni caso appare strana e poco trasparente la decisione di Consob di rinunciare, dopo averlo promosso, al ricorso per Cassazione direttamente in udienza: la motivazione di questa decisione andrebbe approfondita».

IL SECONDO FILONE DEL PROCESSO – Per quanto riguarda il secondo filone del processo, la Corte d’Appello di Milano aveva rinviato la decisione al 27 ottobre 2023, verosimilmente perché attendeva l’esito della Cassazione sul primo filone per comprendere quale sarebbe stato l’orientamento del giudice di legittimità sulle questioni giuridiche che, come detto, non sono state invece valutate. «Conseguentemente – osservano da Confconsumatori – questa pronuncia della Cassazione ragionevolmente non può condizionare l’esito del giudizio sul secondo filone». Confconsumatori si è costituita parte civile come associazione e a tutela di molti propri iscritti, azionisti di Mps, anche in questo ulteriore processo.

In ogni caso, la vicenda complessiva suscita in Confconsumatori «riflessioni sull’efficacia e l’effettività dei vari sistemi di vigilanza del sistema bancario».