
La guerra dei dazi è tanto stupida quanto lo è la guerra fatta con le armi, anche se i risultati appaiono nel breve periodo meno gravi di quanto sono. Putin ha aggredito in armi l’Ucraina, Trump con i dazi il mondo intero, senza escludere paesi che si ritenevano alleati economici e militari. Putin ha molti nemici, ma Trump non ha amici, insomma.
L’Unione Europea sta valutando e in parte già attuando contromisure commerciali contro gli Stati Uniti, in risposta ai dazi imposti da Washington su prodotti europei. Queste contromisure includono azioni che per ora risparmiano le grandi aziende tecnologiche americane, le cosiddette Big Tech (GAFAM, Google, Apple, Facebook/Meta, Amazon e Microsoft).
Perché l’UE non reagisce con dazi tradizionali diretti sui servizi delle imprese GAFAM? La sua voce sembra fioca, ma è piuttosto una strategia pensata per proteggere imprese e consumatori europei.
Le Big Tech forniscono un volume significativo di servizi digitali all’Europa, di cui il continente è molto dipendente. In pratica non c’è concorrenza e tutti noi, imprese e consumatori, beneficiamo dei loro servizi. Non operando nel settore di prodotti fisici, ma in quello dei servizi digitali, non è semplice colpirle con dazi tradizionali.
I dazi USA colpiscono soprattutto beni fisici (come per esempio auto, acciaio, alluminio), verso i quali l’UE ha risposto imponendo dazi su merci materiali per circa 26 miliardi di euro. Per le imprese digitali, la risposta UE è più mirata, colpisce i servizi digitali con misure normative come il Digital Markets Act (DMA) e il Digital Services Act (DSA), che impongono obblighi e multe alle Big Tech.
La Commissione Europea ha rinunciato a proseguire con la proposta di una tassa digitale europea specifica (la cosiddetta digital tax comunitaria) preferendo nuove imposte su altri settori (come tabacco, rifiuti elettronici, grandi imprese).
D’altro canto l’UE applica alle Big Tech sanzioni e multe, come quelle imposte ad Apple (500 milioni di euro) e Meta (200 milioni) per violazioni del DMA, a cui si aggiungono indagini su altre come Alphabet/Google.
È previsto inoltre il cosiddetto Strumento Anti-Coercizione (ACI) che consente misure drastiche come revoca di brevetti, restrizioni finanziarie o esclusioni da appalti pubblici (ad esempio il caso in esame dell’esclusione di Starlink da contratti governativi).
Ma perché tanta prudenza nei confronti delle Big Tech?
L’UE non risponde ai dazi USA con dazi diretti sulle imprese GAFAM, ma interviene con controlli normativi, perché vuole proteggere la propria economia – imprese e consumatori che usano i servizi digitali forniti dalle Big Tech – cercando oltretutto di non innescare un’escalation indiscriminata di dazi con elevati costi reciproci.
Questo non può nascondere il fatto che la UE e i singoli paesi abbiano lasciato che negli USA si sviluppasse il settore digitale rimanendo per decenni a guardare o poco più. Ora ci tocca affrontare una guerra molto stupida.
Gian Luigi Corinto, docente di Geografia e Marketing agroalimentare nell’Università di Macerata, collaboratore Aduc