Messina & politica: Iman Sadeq, e se provassimo a ripensare l’appartenenza per il bene del popolo?

La protagonista della storia si chiama Iman Sadeq, nata in Italia con origini italo-marocchine previa appartenenza di ambedue i genitori. Iman con grande fierezza, gode della doppia cittadinanza. Studia giurisprudenza, traguardo oramai giunto quasi alle conclusioni: in programma altri percorsi universitari e master, al fine di ampliare, approfondire e sviluppare la conoscenza e il conoscere. 

Ci svela: “La mia strada è sempre in salita, mi considero fortunata per aver avuto un contesto familiare, che mi ha permesso di aprire la mia mente e riflettere su me stessa, come essere umano prima di tutto. I miei genitori, con mille sacrifici, mi hanno sempre spronata ad abbatterli per conquistare i miei sogni, e giorno dopo giorno, passo dopo passo, ricambio loro con altrettante soddisfazioni. Mi hanno cresciuta con dei valori, che, oggigiorno, non hanno più valore. E per tal motivo mi sento in dovere, prima di tutto come donna, poi come cittadina, di dover affrontare la società ogni giorno, in una veste nuova per tornare a dar valore alla persona umana nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze”.

Ecco una storia originale che merita di essere resa nota e imitata. L’obiettivo è quello di diffondere la conoscenza del patrimonio culturale e umano delle persone che vivono e lavorano in città, in modo da favorire e accrescere il senso di apparteneza alla comunità, favorire l’integrazione e stimolare il confronto fra diverse culture.

E se la smettessimo di essere rigidi con coloro che a noi sembrano diversi? Se la smettessimo di raccontarci questa favola: che noi siamo i buoni, etici, accoglienti liberi pensatori ? Non è vero. Sono gli altri che ci leggono dentro, sono i cosiddetti diversi che rivelano al mondo ciò che siamo. Perché leggendoci, ci rivelano. Frase grossa. Ma una più piccola non sarebbe adeguata. Ci rivelano e ci aiutano ad avere un miglior rapporto con noi stessi. è questa la ragione (la ragione vera) per cui ogni storia personale è la Cartina tornasole della società nella quale viviamo.

Iman è una ragazza, ma anche volontaria, consulente, interprete, mediatrice, opinionista, realizzatrice di progetti, candidata politica e, sembrerebbe crear un po’ di scalpore se non scandalo, anche coordinatrice e rappresentante del Centro Culturale Islamico di Messina.
Altro tassello che le dà fastidio è, che spesso e volentieri, “successi” come questi, conquistati da una ragazza dalla doppia nazionalità, debbano essere pubblicati! Dovrebbe essere una normalità quotidiana… invece in un paese come l’Italia, ci si sorprende ancora dell’immigrato, scappato dal suo paese non per rubare lavoro, bensì per formarsi, laurearsi e incidere il proprio nome con fatti straordinariamente esemplari.

Iman la tua è una storia molto particolare: attraverso i tuoi occhi ci spieghi come si guarisce dal razzismo e si sconfigge la paura?

Risvegliando le conoscenze, accompagnando le masse, anche nei loro atteggiamenti spontanei, spesso di odio, spesso discriminatori, a decifrare le cause profonde che determinano i mali che affliggono i cittadini. Bisogna sapersi calare nella dimensione materiale e immateriale della società. Bisogna, altresì, allontanare l’accostamento immigrato uguale criminale, spacciatore, ladro assassino, ruba lavoro, sporco e portatore di virus. Altrimenti la paura continuerà a effettuare il suo circolo vizioso nel rischio di permeabilità di influenze e pulsioni del contesto circostante. Solo così eviteremo di essere vittime della propaganda degli anni 1930.

Eppure abbiamo la sensazione che i fanatismi e l’intolleranza stiano aumentando, che l’insicurezza e le nevrosi dilaghino, che i giovani vivano in uno stato di noia e d’indifferenza, privi di lavoro, d’impegno e di cultura: che idea ti sei fatta?

Per i giovani italiani il mercato del lavoro resta un labirinto soffocante e senza vie d’uscita. La “carne da macello” più facilmente sacrificabile in tempi di guerra è quella giovanile. In forze fisicamente, ancora lontane dall’aver messo su famiglia, o comunque non in maniera stabile, nonché più agilmente indottrinabili, i giovani sono sempre stati quei soldati ideali ricercati da ogni nazione per inseguire i propri intenti politici o bellici. celebre è l’immagine dei “ragazzi del ‘99. Durante la prima guerra mondiale son stati privati del naturale svolgimento della loro giovinezza Se è vero che la la crisi economica (per quanto disperata possa essere) non è una guerra, è però vero che i suoi effetti sulla gioventù assomigliano molto all’ambito materiale di un conflitto. Fin tanto che monta una crisi, infatti, noi giovani abbiamo smesso di essere una risorsa, divenendo spesso un ingombro, un problema, un vero rompicapo, che mette a dura prova le politiche dei governi ma anche
i commentatori della modernità, i quali faticano spesso a trovare le giuste parole per inquadrare le origini del problema. Problemi accostati ormai all’immigrazione. Si é sentito più opportuno Legare tale fenomeno alla sicurezza e al non lavoro; piuttosto che ritrovare le delicate soluzioni a problemi seri, si è deciso di accorpare l’immigrato al ruba-lavoro, o al delinquente o al impostore della propria cultura. Quando, invece, le precedenti generazioni italiane e straniere hanno ricreato una comunità nella quale si riconoscevano in un solo e unico principio: magnificare le ricchezze del nostro territorio!

Nazione e religione sono l’origine di tutti i mali?
Spesso, in maniera empatica e critica, sono considerati cause dei mali della società. La religione, oggigiorno, fa troppa politica e si occupa troppo poco di fede. Si immischiato e stigmatizza la politica nazionale. Il punto vero è che la religione, spesso si è lasciata trascinare nell’arena della competizione politica, addirittura personale, che nulla ha a che fare con lo sguardo sulla politica che nasce dalla fede e quindi dalla Dottrina sociale, che raccoglie il magistero e l’esperienza di anni di storia. Si è vista una fede, che ha rinunciato a uno sguardo più grande a difesa della dignità umana, per identificare la fede in alcune scelte per risolvere i problemi sociali.

Che aria si respira a Messina
Ho una relazione piuttosto complicata con Messina, è uno di quegli amori non corrisposti, che ti strazia il cuore; perché è una Messina frenata dalle dinamiche del mercato del lavoro, dalla cultura per nulla meritocratica, dalla scarsa attitudine nei confronti dei giovani, dalla irrisolvibile corruzione. Questo sta creando una continua dispersione del grande patrimonio umano giovanile. Di solito si scappa dalla
guerra, non da un’isola bella come la Sicilia. L’opportunità di invertire la rotta esiste, bisogna solo trovare gli strumenti adeguati e idonei per creare condizioni più efficaci.

Che cosa hai scoperto dell’Italia che non avresti mai pensato?
Il dialogo, la fraternità, la gentilezza, questo quanto ho scoperto e quanto mi ha insegnato la mia cara Italia, l’odio non le si addice affatto.

Quali sono i tuoi valori fondamentali?
In primis la libertà, segue poi, il coraggio, la lealtà, la condivisione, l’istruzione, l’uguaglianza, la gratitudine. I miei punti di riferimento, la “scala” della mia crescita personale e sviluppo intellettuale. Per me i valori sono come le impronte digitali, sono diversi per ognuno, ma le lasciamo ovunque andiamo. É pur vero che viviamo in un periodo storico dove sembra che i valori etici e gli ideali si stiano cancellando, per lascia spazio al prevalere della logica di interesse e del profitto personale, del denaro e del materialismo si impongono prepotentemente nella scala dei valori. La maggior parte di noi non ha mai veramente pensato a quali siano i valori di base della propria vita, poiché la maggior parte di essi, pensano, che derivino da condizionamenti sociali, quando tali valori derivano dagli insegnamenti della nostra famiglia o sono ispirati dai nostri amici. Ah la famiglia! La famiglia è il mio valore in assoluto, colei che mi ha dato tutto e alla quale devo tutto.

Hai avuto pure esperienze politiche: la riqualificazione del territorio, la tutela dei deboli, la lotta alla criminalità, tutti temi scottanti, ma quanto davvero sentiti dalle Istituzioni?

I cittadini oramai, non hanno più fiducia nella politica e nelle istituzioni perché negli ultimi anni, sono convinti di aver ricevuto solo incertezze e precariato. Motivo per il quale non sentono più la necessità di dovergli appartenere e di non viverla attivamente. Beh, nella maggior parte, talune Istituzioni, guadagnata la poltrona, non mantengono le promesse pre elezioni, né la mancanza di un senso di condivisione e ne tantomeno il bombardamento continuo di messaggi contraddittori che si autoelidono. Tutto ciò non permette loro di mostrarsi più sensibili ai difetti della società, come lo si eradimostrata durante la campagna elettorale. É una continua gatta da pelare.

Perché è così difficile fare politica a Messina?
Perché l’ampiezza del fenomeno politico esige una seria progettualità da parte delle istituzioni comunali, partendo dalla necessità di conoscere le dimensioni reali, le motivazioni profonde e, quindi, elaborare un modello futile a favorire un possibile rilancio e soprattutto mantenendo una relazione concreta con chi sta “sotto”. È sbagliato fare investimenti, così a pioggia, quando manca in per sé, un ragionamento complessivo che considera i cittadini come un vasto giacimento di risorse immediatamente disponibili, onde evitare il fallimento delle imprese e la disperazione delle famiglie, nonché la diaspora dei giovani messinesi nel mondo.

Che accade a una società in cui si verificano offese profonde alla legalità e alla sensibilità dei cittadini?
Prende spazio una espansione della povertà intellettuale, una dilatazione delle disuguaglianze, la degradazione delle condizioni di vita sociale, infine, l’omologazione culturale. Queste alienazioni generano una società cannibalizzata dalla cultura dell’egoismo e del presentiamo con un un’anima dormiente priva di spirito critico. Si tenderà a socializzare il pessimismo.

Se dovessi diventare sindaco di Messina chi chiameresti in Giunta?
Non cito nomi precisi, però in linea generale le poltrone della mia Giunta dovrebbero esser occupate da assessori che si mostrino capaci di rendere Messina più invitante e aperta a chiunque, e, altresì, capaci di valorizzarne il suo potenziale. Una Giunta che consideri ogni cittadino un patrimonio e un asset, perché le esperienze professionali e multiculturali maturati da ciascuno può costituire la chiave per aprire una mentalità, talvolta arretrata e chiusa, rendendo la città più al passo coi tempi e favorevole alle nuove tecnologie. Sta qui la chiave di svolta! Pertanto, la mia Giunta dovrebbe lottare per garantire più consapevolezza,formazione e informazione. Una lotta contro i giganti e non contro
mulini a vento, come si è fatto sino a oggi. Sì sono Don Chisciotte, pronta lottare per i giusti ideali di cui la mia città ha estremamente bisogno.

Una promessa che andrebbe mantenuta ai cittadini?
Avere la propensione di immaginare soluzioni propositive per donare una cultura al servizio delle società in grado di decifrare la complessità delle diverse articolazioni dell’attuale sovrastruttura sempre più spinta verso l’individualismo a discapito del senso di comunità. Abbandonare la prassi che continua a logorare i rapporti sociali.

Che cosa non andrebbe mai metabolizzato?
Condurre la politica da spiaggia! Tutti quegli attacchi gratuiti, che danno vita al malcostume e alla sfacciataggine, solo per prendere il pubblico di pancia e guadagnare facilmente voti.