MESSINA, LA TRAGEDIA TRA CEMENTO E INCURIA

Questa riflessione giornalistica nasce dalla consapevolezza che per iniziare a cambiare le cose occorre partire dall’individuo e dalla sua realtà. Partendo dal presupposto che ci sia un essere umano sia sotto il degrado che dentro il Palazzo. Chi amministra una città o la giustizia dovrebbe ricordare che si può e si deve imparare ad amare non solo famigliari e amici, ma anche coloro che ci appaiono come estranei. L’amore e la speranza conferiscono autentiche occasioni per cambiare e migliore indipendentemente dai luoghi e dalle circostanze.

Le fotografie o le parole sono il desiderio di superare i limiti del “noi” e del “loro”, il tentativo di avvicinarsi al prossimo riconoscendo nella sua diversità un punto di vicinanza; il bisogno di amore, speranza e civiltà.

Utilizzando una fotocamera abbiamo realizzato una visione particolare di Messina, in questo caso Mortelle, città e luogo che amiamo molto. Ormai viviamo in un territorio scartato e la gente è veloce, non perde tempo, non si accorge di quello che ha. La gente si sposta, cammina in fretta, a volte non guarda, spesso non vede. Timorosi di incontrare sguardi teniamo gli occhi bassi. Da cosa fuggiamo? Da quello che potremmo vedere oltre gli occhi?

Quelli di IMG Press si sono fermati nella città disseminata di grovigli umani, sguardi smarriti che interpellano le nostre coscienze troppo indifferenti.  Si potrebbe scrivere un manuale su questo territorio negato ai cittadini, un pezzo di civiltà piena d’incognite, ma se recuperata diventerebbe una sfida affascinante. Pensate che significa solo ridare lustro e dignità a un luogo che rappresenta per i messinesi la speranza di una rinascita: alla chiusura dei lavori il sindaco Basile potrebbe andare in pensione felice. Magari per salire sulla terrazza di un centro benessere e godersi, senza più patemi, lo spettacolo dello Stretto, dall’alto. Che davvero non ha paragoni.

È il mito di Mortelle, Torre Faro, Granatari, Ganzirri che ogni generazione e ogni tempo reinterpretano, tengono vivo, rendono attuale, duraturo. E rigenerante.