MASCHIOCRAZIA. PERCHÉ IL POTERE HA UN GENERE SOLO (E COME CAMBIARE)

Dopo il successo del saggio Per soli uomini, vincitore del Premio Carosello 2023, Griglié e Romeo tornano con una indagine sul potere e il genere per capire se un mondo obsoleto, disegnato solo per un maschio “standard” si può davvero cambiare. Un mondo che non risponde alla vera diversità demografica, ma in cui anche molte donne una volta arrivate in posizioni di potere, tendono ad assumere e rafforzare gli stessi comportamenti patriarcali che le hanno ostacolate. 

Dal 2006 al 2022, la rappresentanza media delle donne nei parlamenti globali è aumentata dal 14,9% al 22,9%, mentre il numero medio di ministre è quasi raddoppiato. Questi cambiamenti evidenziano un’evoluzione significativa, con l’Italia che, nel giro di meno di un anno, ha visto due giovani donne assumere la leadership dei due partiti più influenti e la prima donna a rivestire il ruolo di Presidente del Consiglio, diventando un laboratorio di interesse internazionale.

 

Tuttavia, il potere femminile, sia nella sfera politica che in quella economica e sociale, rimane ancora lontano dall’essere consolidato in una rete influente e capillare. Lo ha dimostrato pochi giorni fa la presentazione del nuovo board dell’AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco – con una foto che mostra i dieci membri del consiglio di amministrazione, tutti uomini. Un’immagine che sembra un riflesso moderno della copertina di MASCHIOCRAZIA. PERCHÉ IL POTERE HA UN GENERE SOLO (E COME CAMBIARE), il nuovo libro di Emanuela Griglié e Guido Romeo – con prefazione di Marta Cartabia – in uscita l’8 maggio 2024 per Codice Edizioni. La cover del libro è un invito: “Cherchez la femme“. Letteralmente. Viene mostrata Katharine Graham, unica e prima donna eletta, nel 1974, nel consiglio di amministrazione dell’Associated Press (23 membri, nella foto, durante una riunione a New York). Un’istantanea del potere. Che è già visivamente molto uniforme.

 

Dati alla mano, Maschiocrazia mostra che i progressi verso l’uguaglianza di genere non possono essere semplicemente etichettati come propaganda. Sebbene esistano esempi positivi, la presenza di donne nei ruoli di comando rimane sporadica e non sufficiente a cambiare radicalmente i modelli di leadership dominanti. Il problema è che siamo tutti – sì, anche le donne e i ragazzi più o meno fluidi della GenZ – molto più maschilisti e conservatori di quanto siamo disposti ad ammettere. Persino nella Germania che Angela Merkel ha governato ininterrottamente per vent’anni, soltanto il 41 per cento dei cittadini afferma di sentirsi a proprio agio con una donna capo del governo. Il cambiamento è dunque un’illusione? No, i dati indicano che qualcosa si muove e nel verso giusto: l’inclusione di più donne nei governi è stata associata a una diminuzione della corruzione, e in Europa sono emerse esperienze incoraggianti di ‘governo al femminile’, soprattutto nelle grandi città come Parigi e Barcellona. Eppure, il semplice fatto di avere donne al potere non garantisce un cambiamento positivo, specialmente se non vengono sfidati i modelli di potere esistenti, basati sull’idea tradizionale di “uomo forte” al comando.

Attraverso dati, interviste, ricerche scientifiche e cronaca recente, Emanuela Griglié e Guido Romeo mostrano una fotografia lucida e provocatoria di una mutazione epocale che la società contemporanea sta affrontando, e svela un quadro più complesso della semplice discriminazione di genere.

Tra le donne intervistate, Roberta Metsola – Presidente del Parlamento Europeo, Kaja Kallas – Prima Ministra dell’Estonia, e Vera Gheno – linguista e attivista per il linguaggio inclusivo.