L’INTERVENTO: LA RIDICULA ARMADA

Si possono fare tante osservazioni su quanto rappresenta la Global Sumud Flotilla (Sumud, parola araba che sta per resistenza) e certamente in tanti lo stanno facendo. “La grande operazione che vede coinvolte una cinquantina di imbarcazioni provenienti dai porti del Mediterraneo dirette a Gaza con un carico di aiuti umanitari, è in realtà un’operazione politica e propagandistica che fa l’interesse soltanto di chi la promuove”, scrive Riccardo Cascioli, direttore de Lanuovabussola. (La Flottiglia non fa il bene di Gaza, 5.9.25)

Una volta si partiva per Lepanto, oggi invece per fare la passerella. La chiamano “flottiglia della libertà”, ma in realtà sono un cabotaggio di vanità: la Ridicula Armada, ha scritto un amico su Fb. Al timone non c’è Nelson, ma il solito corteo di fricchettoni con pedigree da salotto televisivo. Gente che non distingue una cima da una cima, ma che in compenso sa distinguere benissimo la parte in commedia da recitare: quella della vittima dell’ebreo cattivo. Già si vedono le prime righe dei comunicati stampa: “Abbiamo portato aiuto e siamo stati brutalmente fermati.” Aiuto? Quale aiuto? Pane, medicine, acqua? Sciocchezze. Ciò che trasportano davvero è solo merce d’immagine: il loro martirio prefabbricato.

Sanno benissimo come andrà a finire. Non entreranno a Gaza, e se entreranno, lo faranno direttamente in cella. Non per caso, ma per la semplice ragione che flirtare con Hamas non è beneficenza, è complicità. Ma questo non importa: i nostri Ammiragli del Bene navigano verso la galera con lo stesso entusiasmo con cui altri si imbarcano per una crociera. E allora che vadano. Che si godano il mare mosso, le nausee, le latrine intasate. E, soprattutto, che si godano l’oblio: perché la loro gloria durerà meno di un temporale estivo. Gaza resterà dov’è, loro torneranno a casa, e l’unica cosa che avranno sfamato sarà la loro vanità. Non si può andare a provocare un Paese in guerra. La guerra è una cosa seria, anzi tragica, eppure c’è sempre qualcuno che cerca di trasformarla in farsa. Qualcuno ha ricordato quali siano le conseguenze per chi viola le acque territoriali soggetti alla giurisdizione dello Stato costiero, il quale può intervenire per far rispettare la propria sovranità e gli interessi nazionali, intervenendo anche per reati commessi a bordo di navi straniere se le conseguenze si ripercuotono all’esterno o minacciano la sicurezza e l’ordine pubblico dello Stato. Le conseguenze per chi viola le acque territoriali possono includere la detenzione, l’arresto, multe e il sequestro della nave, a seconda della natura e della gravità della violazione. OGNI stato ha il diritto di tutelare le proprie acque territoriali. Quanto sopra riportato vale moltiplicato per mille se lo stato in questione è in GUERRA. Qualcuno riesce a immaginare un paese in guerra che permette a sedicenti “pacifisti” di violare le sue acque territoriali per incontrarsi con il nemico?

Qualcuno riesce a immaginare un gruppo di sedicenti “pacifisti” che nel marzo del 1945 cercasse di passare attraverso le armate sovietiche per raggiungere il bunker della cancelleria e consegnare aiuti umanitari per la popolazione berlinese?

C’è stata qualche “flottiglia” che abbia cercato di sbarcare in Crimea per portare aiuti umanitari alle popolazioni ucraine? Ci sono “flottiglie” dirette in Sudan? O pacifisti in marcia per portare aiuti umanitari ai Curdi?  Qualcuno ha notizia di prodi pacifisti che cercano di entrare illegalmente in Cina per portare aiuto agli Uiguri, musulmani cinesi che il governo comunista non tratta troppo bene…? Per gli ipocriti e i finti “non violenti” amici di Hamas ciò che è inconcepibile in qualsiasi situazione, con qualsiasi stato diventa concepibile se ci sono di mezzo di mezzo Israele e Gaza. Troppo facile voler fare gli eroi salvo poi frignare e chiedere protezione diplomatica! Come sta facendo la segretaria del Pd Schlein. Attenzione, chiedo che il mio Governo non utilizzi un solo euro delle mie tasse, per ri-portare indietro questi quattro scappati di casa, che sostengono, incoscientemente i terroristi di Hamas e non portano nessun sostegno umanitario. Mi dispiace, ma credo che stiano mettendo a repentaglio le loro vite, inutilmente. Peraltro, sono stati sufficientemente avvisati!

La Global sumud flotilla é una iniziativa che coinvolge associazioni di 44 Paesi, con l’appoggio di diversi governi, che si unisce ad altre clamorose proteste filo-palestinesi (o pro-Pal come si dice oggi): il 3 settembre è stata bloccata una tappa del Giro ciclistico di Spagna, comunque già disturbato nelle tappe precedenti; a Pisa ieri centinaia di manifestanti con bandiere palestinesi hanno bloccato la stazione ferroviaria; anche in occasione del Festival del Cinema di Venezia, attualmente in corso, è stata organizzata una manifestazione pubblica ed è stata di fatto impedita la partecipazione degli attori Gerard Butler e Gal Gadot, accusati di sostenere l’azione di Israele a Gaza. I promotori sanno infatti benissimo che le possibilità di arrivare a Gaza sono prossime allo zero, visto che la marina israeliana è decisa a fermare gli attivisti in arrivo, cosa peraltro già accaduta con altre due precedenti missioni. E anche se, per qualche motivo, superassero il blocco, esse portano 45 tonnellate di cibo (in tutto ne sono state raccolte 300. In pratica, il cibo che potrebbe arrivare a Gaza dopo 2-3 settimane di navigazione equivale a poco più del 2% del fabbisogno di un solo giorno. E il tutto raccolto con 2 milioni di euro di donazioni; senza contare il costo delle imbarcazioni, che varia dai 30 ai 50mila euro per unità. Insomma, dal punto di vista umanitario il rapporto costo-benefici è disastroso. Infatti, qualcuno ha fatto il resoconto dell’impresa del noleggio delle 44 navi (minimo 20 milioni di euro)

Costo carburante per 44 navi: circa 6 milioni di euro; Costo equipaggio per 44 navi: 770 mila euro Costo logistica e forniture per 44 navi: 2,2 milioni di euro. COSTO TOTALE A SETTIMANA: 28,97 MILIONI DI EURO. E poi c’è il carico ipotetico trasportato di 8.000 tonnellate totali di aiuti non deperibili. Per concludere: un’operazione i cui costi di sola gestione ammontano a quasi 30 milioni di euro, per sopperire ai bisogni di scarse due settimane, è solo un’operazione mediatica di cui si avvantaggeranno davanti al loro pubblico i personaggi famosi che ci hanno tenuto tanto a partecipare. Secondo le informazioni dei giornali, ecco alcuni nomi delle varie star che stanno navigando: Greta Thunberg, Ada Colau, Liam Cunningham, Susan Sarandon, Mark Ruffalo, Zwelivelile Mandela, Fiorella Mannoia, Alessandro Gassmann, Elisa, Isabella Ferrari, Nina Zilli, Zerocalcare, Alessandro Barbero, Cele Fierro, Luis Tosar, Carlos Bardem, Victoria Luengo. A proposito dei nomi pare che a un giornalista gli è stato impedito di partecipare alla grande baracconata, all’operazione da circo, lo rivela Andrea Lombardi che ogni mattina offre un “Caffè amaro” su Fb. Eh, no non può partecipare chiunque, così a caso, i partecipanti hanno affrontato un rigido percorso di formazione, come si vede della tizia che sta ballando sul ponte di una nave. In buona sostanza, chi ha organizzato deve essere certo dell’affinità ideologica e politica dei partecipanti. Evidentemente gli organizzatori, sostiene Lombardi, non si fidano, perché non vogliono che escano informazioni non controllate, non filtrate da loro, c’è il rischio che si svelerebbe il reale senso della missione. A proposito una domandina: CHI HA SBORSATO 30 MILIONI DI EURO PER QUESTA PAGLIACCIATA?

Quindi i benefici per gli organizzatori e partecipanti sono politici e di visibilità. Infatti, “non c’è neanche il motivo di attirare l’attenzione su una tragedia dimenticata; sarebbe diverso se la flottiglia si dirigesse verso il Sudan, dove c’è la peggiore catastrofe umanitaria del mondo e viene ignorata da tutti. Su Gaza già ci sono i riflettori puntati, su tutti i giornali e le tv del mondo la situazione è costantemente monitorata, le proteste contro Israele sono continue. Non è dunque la pubblicità quella che manca a Gaza; al contrario la flottiglia sta spostando l’attenzione da Gaza alle imbarcazioni in navigazione nel Mediterraneo, dai palestinesi che vivono sotto i bombardamenti con poco cibo e senza medicinali ai pro-Pal a vele spiegate contro la marina israeliana. Come dicevamo all’inizio è la classica operazione alla Greenpeace in cui le cause difese sono pretesti per attirare visibilità e fondi”. A questo proposito Il Giornale racconta quanto inquina la barca della Flotilla che ospita Greta Thumberg l’attivista ecologista, per andare a Gaza brucia circa 5 mila litri di gasolio. Bella coerenza.

L’altro beneficio perseguito è politico, e non per niente sulle navi si sono imbarcati o si imbarcheranno diversi uomini politici, anche italiani. Il successo massimo per costoro sarebbe un atto di forza della marina israeliana, un incidente in mare, che provocasse un caso diplomatico internazionale, così da isolare ulteriormente il governo israeliano. E comunque, anche in questo caso, grande visibilità per i personaggi e i politici che vi partecipano e che certamente non serve alla popolazione di Gaza.

DOMENICO BONVEGNA

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