LA QUESTIONE GIOVANILE MERITA UNA STRATEGIA

QUESTIONE GIOVANILE: le cronache degli ultimi giorni registrano l’attivismo dell’Amministrazione Comunale focalizzato sulla cosiddetta “movida”. Si sono susseguiti blitz e iniziative di repressione contro  illegalità o irregolarità che, a diverso titolo, hanno riguardato i gestori e i fruitori, soprattutto giovani e giovanissimi, delle notti messinesi.

 

La Giunta Comunale ha, quindi, convocato le rappresentanze sindacali di commercianti e esercenti per avviare una campagna contro l’alcolismo.

Siamo alle solite. Di fronte ad una questione reale, il Sindaco De Luca invece che provare a mettere in campo una strategia seria e coordinata insegue la ribalta, tra social e giornali online. Ma è di tutta evidenza che, a De Luca e ai suoi, non interessa affrontare realmente le questioni, ma alzare continuamente polveroni per coprire il vuoto della propria esperienza amministrativa.

La questione giovanile è tremendamente seria e complicata e va affrontata nel suo complesso. Va premesso che, per individuare strumenti e azioni che possano supportare il percorso di crescita dei giovani, non serve un approccio di tipo moralistico o paternalistico o peggio unicamente repressivo e securitario. Occorre saper guardare alle giovani generazioni come risorsa decisiva per la crescita sociale e culturale del territorio.

Da qualche mese abbiamo attivato, come Articolo Uno, uno specifico “Osservatorio sulle Politiche Giovanili” avviando un approfondimento di merito sulle buone pratiche diffuse nei grandi e piccoli centri del territorio nazionale. Le amministrazioni che, sia al nord che al sud, sanno attivare percorsi virtuosi lo fanno nella prospettiva di “investire” sulle energie e sulla creatività giovanile, liberando spazi per l’aggregazione e il coworking e offrendo occasioni di crescita culturale. Costruire serie politiche giovanili significa pensare alle opportunità formative – non solo scuola e università -, all’orientamento e all’ingresso nel mondo del lavoro ed a una articolata politica della casa, cosi da sostenere i giovani nel percorso verso l’autonomia, a partire dalle migliaia di ragazze e ragazzi che vivono nelle periferie degradate.

Allo stesso modo le questioni relative all’uso e all’abuso di alcool e droghe vanno affrontante avendo chiara una prospettiva di senso. È evidente che gestori e fruitori devono attenersi alle normative previste, ma il rispetto delle regole è solo la superfice di un disagio profondo che attraversa le giovani generazioni. Quel disagio, in cui ci stanno anche i drammatici dati sull’emigrazione giovanile e sull’invecchiamento della popolazione messinese, va compreso e interpretato. Non serve una campagna isolata, realizzata magari assieme a qualche locale, occorre un’assunzione di responsabilità di tutta la comunità messinese. Se un quattordicenne sente sistematicamente il bisogno di sballarsi o un ventenne cerca uno stato di alterazione permanente è un problema che riguarda ciascuno di noi. Sono i nostri figli e i nostri nipoti. Poichè nessun “ambiente” è purtroppo immune, occorre immaginare strategie condivise non solo con i gestori dei locali ma anche con le scuole e l’università, con le associazioni, le parrocchie e le società sportive.

Occorre mettere, davvero, al centro la questione giovanile, senza atteggiamenti assolutori o persecutori e senza le contraddizioni di chi fa i blitz e poi scende in moto le scale del Comune, ma con serietà e rigore. Il percorso verso una città che possa farsi comunità educante è lungo e complicato, ma ci sono risorse ed esperienze per avviarlo.

Domenico Siracusano

Segretario Provinciale Articolo UNO