
L’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), l’Unione Medica Euromediterranea (UMEM), l’Agenzia Mondiale Britannica di Informazione Senza Confini (AISC_NEWS) e il Movimento Internazionale Uniti per Unire, guidati dal Prof. Foad Aodi , lanciano un nuovo allarme dopo l’ultima analisi della Commissione Europea sul rapporto povertà/salute/vita media.
“La salute e la vita dei cittadini sono sempre più condizionate dalle disuguaglianze sociali ed economiche e indiscutibilmente legati alla qualità e alla possibilità di accesso alle cure” afferma Aodi. “I dati europei confermano ciò che denunciamo da anni: ma la nostra ricerca mostra che il fenomeno supera i confini continentali e richiede risposte immediate”.
Un’Europa divisa sulla salute
Secondo l’analisi AMSI-UMEM-UNITI PER UNIRE , che integra e amplia il confronto con i dati internazionali, in Italia il divario Nord-Sud pesa in modo evidente: l’aspettativa di vita in alcune regioni meridionali risulta di quasi 3 anni inferiore rispetto ad aree del Nord, mentre la mortalità evitabile nel Mezzogiorno è significativamente più alta. Inoltre, la rinuncia alle cure per ragioni economiche tocca oltre il 20% delle famiglie a basso reddito nel sud e arriva al 10% al centro-nord.
In media il quadro italiano, per guardare prima ai problemi di casa nostra, è di per sé allarmante. In Italia, ad oggi, la spesa privata incide per il 22% ma non tutti se la possono permettere, e se il pubblico è in affanno e le liste di attesa sono infinite, c’è chi tra carenza del pubblico e impossibilità di accedere al privato rinuncia come detto del tutto alle cure (in media tra nord e sud 1 italiano su 10), aumentando la possibilità di mortalità precoce.
“Non bastano le statistiche aggregate – sottolinea Aodi – bisogna guardare alle differenze interne: le disuguaglianze territoriali decidono quanta vita avrà un cittadino”.
La forbice tra Paesi forti e Paesi fragili
Il gruppo AMSI-UMEM porta lo sguardo oltre l’Europa. “In Africa subsahariana – spiega Aodi – la vita media si abbassa irrimediabilmente intorno ai 60 anni, con Paesi che non superano i 54. In Asia meridionale oltre il 40% della popolazione rurale non ha accesso a cure primarie. In vaste aree del mondo la scarsità di infrastrutture e personale aggrava il divario già creato dalla povertà. Il diritto alla salute resta, per troppi, un privilegio. La mancanza di accesso alle cure e ai farmaci, per le condizioni economiche difficili, complici anche sistemi sanitari deboli, abbassa inevitabilmente la qualità della vita e quindi l’età media”, commenta Aodi, “aprendo la strada a malattie, infezioni e al rischio di pandemie”.
Carenza di professionisti sanitari uguale abbassamento della qualità delle cure
“La povertà si somma a un problema strutturale che non può essere ignorato: la carenza di professionisti sanitari” continua Aodi. Dalla ricerca AMSI-UMEM emergono numeri preoccupanti: solo in Italia un gap stimato di circa 70.000 infermieri rispetto agli standard europei, oltre 20.000 medici italiani stabilmente all’estero e circa 6000 professionisti che ogni anno lasciano il Paese in cerca di condizioni migliori. A livello mondiale l’OMS segnala un fabbisogno insoddisfatto di 10 milioni di professionisti sanitari entro il 2030, di cui 5,8 milioni sono infermieri.
Nei pronto soccorso italiani un infermiere può seguire 12-15 pazienti a turno, nelle RSA fino a 30. Questo abbassa inevitabilmente la qualità delle cure, laddove la sofferenza fisica e psicologica di un professionista sanitario incide sulla mortalità e sui rischi di errori. “Difendere gli operatori sanitari significa difendere i pazienti — afferma Aodi — perché ogni giorno di carenza infermieristica aumenta il rischio di mortalità”.
Le proposte di Aodi: verso una sanità globale forte ed equilibrata al servizio dei più deboli e meno abbienti
“L’equazione è chiara: povertà e carenza di personale significano meno cure e vita più breve” ribadisce Aodi. “Chiediamo che la salute venga messa al centro delle agende politiche nazionali e internazionali”.
Tra le priorità indicate dal gruppo AMSI-UMEM-UNITI PER UNIRE: la creazione di un Osservatorio internazionale permanente sulle disuguaglianze sanitarie coordinato con l’OMS; programmi di formazione e scambio transnazionale per medici e infermieri; un deciso investimento sulla sanità territoriale; e nuove iniziative di cooperazione euromediterranea con progetti di telemedicina, missioni mediche e gemellaggi ospedalieri.
“Servono risorse vere — conclude Aodi — per aumentare stipendi, sicurezza, serenità psico-fisica e formazione. La salute dei cittadini dipende per gran parte dal benessere dei professionisti”.ì
25 anni di impegno per una sanità internazionale inclusiva
Da oltre 25 anni AMSI promuove in Italia e nel mondo una visione di sanità multietnica, interculturale e globale, collaborando con istituzioni, università e società scientifiche. Con UMEM e Uniti per Unire ha costruito reti professionali che mettono al centro la salute come diritto universale, oltre ogni barriera geografica, economica e culturale.
RAPPORTO POVERTA’/SALUTE/VITA MEDIA. Riepilogo dati AMSI-UMEM-UNITI PER UNIRE (aggiornati al 28 sett 2025)
- UE: fino a 7 anni di vita in meno per i cittadini poveri
- Italia: divario Nord-Sud di quasi 3 anni nell’aspettativa di vita
- Rinuncia alle cure: oltre il 20% delle famiglie a basso reddito nel Sud, circa il 10% al Centro-Nord, abbassando l’aspettativa di vita
- Spesa sanitaria privata Italia: 22% del totale
- Africa subsahariana: vita media 60 anni (Paesi più fragili 54 anni)
- Asia meridionale: oltre il 40% della popolazione rurale senza accesso a cure primarie
- America Latina: differenze interne fino a 10-15 anni di vita tra ricchi e poveri
- Mondo personale sanitario: fabbisogno insoddisfatto di 10 milioni di operatori entro il 2030 (5,8 milioni infermieri)
- Carichi di lavoro Italia: pronto soccorso 12-15 pazienti per infermiere, RSA fino a 30 pazienti