Spirituale, obbediente, insensibile alle tentazioni dell’uso dell’auto e, soprattutto, sempre più convinto del valore del suo capo supremo, Cateno De Luca. Non è il profilo di un antico monaco medioevale, ma l’identikit ideale del cittadino messinese che emerge dalla gestione del territorio (e della vita) da parte della Giunta di Federico Basile.
Ma in verità, chi comanda la città, la vita del sindaco e degli assessori, nonché le abitudini dei cittadini, ci pare dichiarato: il buon Cateno. Un esercito di mille e più giovanotti piazzati in tutte le società che gestiscono il territorio: dalla raccolta dei rifiuti, ai servizi sociali; dall’acqua alle feste rionali. E, inutile dirlo, Cateno il potere lo manifesta in un modo umiliante che si rivolga al sindaco di Messina o uno degli assessori, oppure agli stessi amministratori delle partecipate. Ma davvero sono felici di essere umiliati?

Nella vita di De Luca, la dimensione dell’ego smisurato detiene il primato su altri aspetti, pur importanti ed essenziali che siano, come a esempio l’umiltà o il servizio per tutelare il bene comune: servire il popolo o servendo il popolo era un celebre slogan politico che oggi non va più di moda. Nel vocabolario della lingua italiana i sinonimi di egocentrico includono egoista, egotista, solipsista e individualista. Altri termini correlati sono accentratore, esclusivista, vanaglorioso e presuntuoso. Epperò, a quanto pare, questo suo modo di essere affascina gli ultras. I suoi fedelissimi sembrano usciti da uno di quei raduni di sette religiose (gruppi con struttura piramidale, volti subordinare e manipolare gli adepti allo scopo di ottenere dei vantaggi). Per aiutarvi nella lettura vi diciamo che le sette presentano delle caratteristiche: sono fondate da un guru che ha il comando totale su tutti gli adepti. Anche gli ultras di Cateno hanno un sentimento e una manifestazione di profondo ossequio e rispetto o di “religiosa devozione” verso di lui.

L’adorazione implica l’espressione di devozione assoluta, timore, amore e sottomissione. Al punto che non importa se per tanti altri il loro capo non sia uno stinco di santo. Ma soprattutto che gestisca Messina con tanto di divieti e controlli. E Basile, giusto uno a caso, che risponde a quanti obiettano che, per esempio, in centro città i divieti spuntano in continuazione, talvolta per mesi, e magari poi i fantomatici lavori di riqualificazione, di pulizia straordinaria della condotta fognaria, gli stessi interventi di razionalizzazione, efficientamento e riduzione delle perdite delle reti idriche quant’altro, si fanno in tre giorni? Oddio, volete vedere che tutto questo bailamme nasconda, sotto sotto, la “caccia al tesoro” rappresentata dalla rimozione forzata delle macchine? Il far sentire ai sudditi chi comanda? La desertificazione programmata del centro, con chissà quali progetti? Messinesi, davvero pensate che, con De Luca & Basile, qualcosa, rispetto al recente passato, stia cambiando?

Ma comprendiamo che con “la grande moria delle vacche”, per dirla come Totò e Peppino De Filippo, chi se la sente di promettere scuole più sicure, lavoro per i giovani orfani di padrini, una casa decorosa, insomma una vita normale? Molto più semplice, per chi comanda, l’inferno di divieti, che stanno convincendo tutti a vendere la macchina – anche agli anziani incapaci di andare in bici e a cui la macchina serve per andare in farmacia o portare le buste della spesa. Qualcuno dovrebbe ricordare al sindaco Basile e al suo mentore De Luca, che gli anziani non sanno usare il nuovo schiavismo dei pony express.
E così, al pari dell’obbedienza il cittadino dovrà convivere con la povertà, seppur oggi, vissuta in modo differente rispetto al passato. Varia a seconda delle culture e delle condizioni socio-economiche. In una società dei consumi, è la raccomandazione che si coglie tra le righe dei divieti, il devoto suddito dovrà imparare a vivere con profondo distacco nei confronti dei beni materiali, solidale con la Giunta Basile, nei loro sforzi di sviluppo e aperto alla condivisione delle tante negazioni: una su tutti la libertà di circolazione.

Per questo ci permettiamo di raccomandare clemenza nei confronti di chi non la pensa come voi. Sarebbe fin troppo facile, come fanno altri, circolando per le strade, per i viali dei cimiteri e della villa Dante, girare la testa da un’altra parte. Far finta che tutto funzioni, se non fossimo disillusi da centinaia di dichiarazioni simili di impegni, cambio di passo, riqualificazione urbana, rinascita della città, che ogni amministrazione e ogni politico prometteva di prendere. Poi, chiusa la campagna elettorale, l’emergenza e presi i voti e non solo quelli, non cambiava mai niente, e intanto Messina, la sua provincia, precipitava sempre più nella disoccupazione, nel degrado, nella disperazione.
E così anche adesso, mentre si vive un momento di crisi economica, ognuno ha la sua ricetta: quella di De Luca & Basile è pane e munnizza, pane e carro attrezzi. Lo troviamo profondamente ingiusto! Ma comprendiamo che se non controlli, il mostruoso inquinamento che provocano le navi, da crociera e non, bisogna bilanciare. De Luca & Basile vi capiamo: se l’Europa non è in grado di bilanciare l’inquinamento della Cina, dell’India almeno noi, per le navi che inquinano, dobbiamo fare qualcosa. Non è forse vero che in tv e suoi giornali c’è chi sostiene che i carri armati, i bombardamenti sono una priorità della democrazia e dell’economia, anche se inquinano? Ma non si può chiedere che una provincia, ai confini del Regno, sappia tutte queste analisi geopolitiche e cambi obiettivi e santo patrono, tempestivamente. Ci perdoni De Luca, osservando Messina non vediamo vie d’uscita: a meno che qualcuno non apra lo scarico!
